La notizia più ridicola di gennaio 2013 arriva in questi giorni: Corona latitante! Insieme ai capi della malavita e agli irriducibili della lotta armata, il fotografo si dà alla macchia. Come non immaginare l’impacciata polizia, vacillante nell’appartamento vuoto? “Ora manette e manganelli li usiamo tra noi, commissà?” Sarebbe più intrigante se tra i poliziotti ci fosse qualche suo fan che davvero non ha resistito a proteggere il beniamino. E se per tutta la durata del processo Corona avesse preso contatti con il narcotraffico colombiano e ora fosse là, a drogarsi più che mai e fare foto alle foreste? E se invece l’avesse aiutato la rete neofascista italiana – dopotutto perfino Taricone era amico loro! Magari Trezeguet l’ha rapito e ora è legato in uno scantinato, costretto a rispondere alle fantasie erotiche di tutti quelli che ha fotografato. Potrebbe essersi già fatto un’operazione di cambio volto – tipo il film quello là – ed essere ora seduto al vostro fianco a sfogliare Gente. Oppure si è nascosto nello scantinato della casa al mare del questore di Milano, proprio dove nessuno penserà mai di cercarlo. Forse era a prender le cicche e fare la passeggiatina con il cane mentre l’han cercato in casa e poi, non trovandolo, non han più guardato lì: lui è rientrato mezz’ora dopo. Le ipotesi abbondano. Si potrebbe costruire un romanzo favoloso da vendere anche sul mercato estero, tipo agli inglesi, avvezzi a queste storielle ridicole. Oppure esagerare. Corona che organizza una rete di collaborazione tra i gruppi armati e autonomisti di tutta Europa, infiammando in un solo colpo la lotta in Catalogna, Irlanda, Paesi Baschi e pure in Terraferma Veneta Fedele alla Serenissima – così anche i pasquaroli veronesi son contenti e sborsano il cash per il libro. Se sembra un quadro troppo storico-virile e si vuole raggiungere un diverso pubblico si può tentare una storia d’amore e nobiltà, tipo romanzo pacco dell’800: er Fabrizio Coronone nascosto negli ampi possedimenti della decrepita e rifatta duchessa d’Alba – nome completo: Maria del Rosario Cayetana Alfonsa Victoria Eugenia Francisca Fitz-James Stuart y de Silva Falcò y Gurtubay, ci informa l’immancabile Wikipedia. Due cuori, un po’ di silicone e una macchina fotografica – oltre a talmente tanta terra, abbondanza e ricchezza da far tornare voglia di assaltare i castelli con forconi e torce. Si vorrebbe un saggio pop-filosofico di quelli che comprano gli invasati? Un “la Filosofia di Corona”? Il fotografo come incarnazione del nichilismo europeo e massima ripresa dell’ideale romantico dell’Uno, da Stirner a Nietzsche? C’è da dire che tutti coloro che si sono cimentati nel romanzo storico e poi ce ne hanno offerto i frutti (che noi abbiamo letto avidamente) dimostrano che la storia in sé – direi “la realtà”, se mai ce ne fosse una oggettiva – è già più intricata, ironica, incredibile e selvaggia del fantastico e fantascientifico. Dunque non serve fantasticare su Corona: quando si scoprirà come è andata e dove si era cacciato sarà già estremamente succulento. Sarà uno di quei racconti che ammaliano i nipoti già adolescenti o che, calcando i particolari osé, fanno scompisciare i parenti stranieri della morosa, increduli per tanta italianità in una sola storia. Intanto questo pezzo è da considerare un promemoria: tra 10 anni riprendere la vicenda di Corona e scriverne un romanzo di successo. Vendere copie. Fare soldi e acquistare titolo nobiliare. Sposare la duchessa d’Alba, che sarà ancora viva e sempre più rifatta, e iniziare il sogno personale di latifondista nei territori iberici.
Fabris Couronne, inviato da cellulare da Quatrième Ojère
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