A/I Orange Book (1.0): Un how-to sulla replicazione e distribuzione di una rete resistente di server autogestiti | ||
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Alcuni di noi già nel 2003 cominciarono, all'interno del collettivo Autistici/Inventati, a immaginarsi l'ondata repressiva prossima ventura, e a riflettere sulle modalità che avrebbe assunto.
Ci parve allora che la crescente importanza dei mezzi di comunicazione digitali, specie all'interno di contesti politici radicali, avrebbe presto attirato l'attenzione delle forze repressive. Eravamo ottimisti: da allora abbiamo visto la sempre crescente paranoia globale dare nuova spinta alle ideologie orwelliane e panopticiste del controllo totale, che ormai mirano non solo ai comunque ristretti ambiti del dissenso, ma alla società intera.
Ci chiedemmo quali potevano essere i "punti deboli" dei servizi che gestivamo, e quali potevano essere i compromessi da compiere tra le nostre necessità politiche, le energie a disposizione, e il tipo di risposta da preparare di fronte alle minacce prossime venture. Identificammo dunque questi principali problemi:
La collocazione di server presso provider commerciali non permetteva più di garantire l'integrità e la riservatezza dei dati che vi fossero memorizzati - d'altronde l'alternativa (la collocazione in case o in altri spazi sociali) ci avrebbe prima o poi costretto alla difesa fisica di un luogo o di un oggetto, una posizione non sostenibile e che comunque alla fine non produce un risultato diverso. Dato che i costi impedivano altre soluzioni (come ad esempio cablare con banda sufficiente il proprio bunker personale), bisognava dare per scontata l'insicurezza fisica delle macchine.
Il parziale successo del nostro progetto fino ad allora (almeno relativamente alla diffusione) ci aveva messo nella posizione imbarazzante di accentrare su di un'unica macchina un numero eccessivo di risorse personali, come le caselle di posta ad esempio (questo è un problema solo se appunto valutato alla luce del parziale fallimento del nostro progetto sui temi della protezione individuale dei propri dati riservati, ad esempio con gpg, e più in generale della formazione a una cultura dell'autodifesa delle proprie libertà fondamentali). Lo stesso elevato numero di utenti sconsigliava l'adozione di tecniche di crittografia dei dischi, che ci avrebbero messo nella scomoda posizione di detenere un'unica chiave per l'accesso ai dati di migliaia e migliaia di persone diverse. Era perciò evidente la necessità di una decentralizzazione, anche come meccanismo per ridurre il numero medio di utenti su una singola macchina.
L'evoluzione dello scenario legale, nazionale ed internazionale, specie rispetto ai casi di sequestro di materiale informatico, sembrava dunque mettere sempre più a rischio la possibilità di garantire l'integrità dei dati di chicchessia. Rimaneva solo da cercare di garantire alle persone la possibilità di comunicare, comunque ed in ogni caso.
Questa riflessione ha prodotto molti risultati, uno dei quali è questo documento: la descrizione tecnica di un'infrastruttura per la comunicazione anonima utilizzando un numero di server dislocati in tutto il mondo, in una situazione in cui si dia per scontata l'insicurezza fisica delle macchine, e ciascuno dei "nodi" di questa Rete possa essere considerato sostituibile.