Durante gli anni '80 del secolo scorso il prezzo del vino
era salito notevolmente, a causa di una moria dei vigneti in tutta Europa,
attaccati da un insetto parassita, la fillossera. Attorno al 1880, un
medico della provincia di Como, Batista Grassi, propose di sostituire
il vino con l'agarico muscario, facilmente reperibile a bassi costi.
Egli saggiò su di sé e su un gruppo di volontari differenti dosaggi di
fungo secco e ne dedusse ch'esso è un innocuo e valido sostituto del
vino, esortò i colleghi a insegnare alla popolazione il valore di questo
inebriante e fece sì che il fungo fosse reperibile presso la farmacia
del suo paese, Rovellasca. Nel saggio scritto da Grassi, che qui
riproponiamo in forma integrale, parrebbe anche essere testimoniato un
caso (il primo descritto dall'Autore) di utilizzo di Amanita muscaria
per scopi "ludici" verificatosi nel 1880 nella provincia di Milano,
apparentemente indotto dalla credenza popolare che questo fungo "fa
cantare". L'articolo di Grassi fu originalmente pubblicato nella
Gazzetta degli Ospitali di Milano, vol. 1, pp. 961-972, 1880.
Non v'ha goffo campagnuolo che non conosca l'Agarico Moscario; il quale
è un bellissimo fungo, simile all'Uovolo (Cocch dei Lombardi), ma
volgarmente se ne differenzia per ciò che il suo cappello è tempestato
di molti punti bianchi, come i granelli di zucchero che sono sparsi sulle
paste dolci che comunemente diciamo Veneziane. A questo fungo nel
vocabolario botanico spetta pure la denominazione di Amanita Muscaria,
in lingua italiana quella di Tignosa Dorata, di Uovolo Malefico Minore
e di Rosso e Bianco Rigato. In Lombardia si dice Cocch Velenous, Cocch
Bastard, Cocch Matt, Cucù Rosso, Pollin Ross, ecc. 1 Francesi lo dicono
Fausse Orange, i Tedeschi Fliegenschwamm e gli Inglesi Mushroom.
È fungo terrestre e solitario, che cresce tanto nelle selve ombrose e
umide di quercie e all'uggia dei pini e dei bidolli, quanto a solio, in
luoghi aprichi, di mezzo agli scoperti. Vegeta dal finir dell'estate
fino al tardo autunno.
Secondo il Vittadini (Descrizione deifunghi mangerecci più comuni
dell'Italia ecc., Milano, 1835, pag. 36) "è sommamente scarso presso di
noi, ma riscontraci sparso qua e là negli aridi boschi della Grovana in
vicinanza di Limbiate nell'alto Milanese, nelle selve ombrose del Rotone
presso Pavia, ove occupa uno spazio limitatissimo, non che in quelle di
Carbonara nell'Umelina; trovasi anche nei dintorni di Bergamo e, se si
presta fede ai quadri pubblicati dal Governo Austriaco, anche nel resto
delle provincie lombarde".
Io ho verificato ch'esso è affatto comune nelle boscaglie dei monti
adiacenti al Lago di Como ed al Lago Maggiore, nei dintorni di Fino
Mornasco, di Codorago e di Appiano nella provincia di Como e, per ultimo,
quasi ovunque in Grovana.
Un'estensione geografica maggiore di quella che è stata determinata dal
Vittadini risulta per fortuna anco dai casi di veneficio per funghi,
raccolti dall'egregio prof. Corradi, in uno studio critico di cui faremo
cenno più avanti.
Il Mantegazza (Quadri della Natura Umana, pag. 590, vol. 2', Milano,
1871) scriveva: "Presso di noi l'agarico moscato è un veleno o per caso o
dietro particolari manipolazioni gastronomiche un cibo innocente; mentre
in Siberia e nel Kamtschatha forma la delizia narcotico dei Tongusi,
degli Jakuti, degli Jukagigi e degli Ostiachi, sotto il nome di
Muchomor. Fra ghiacci e nevi eterne (continua enfaticamente
l'igienista) questo fungo dà ai poveri abitanti di quei paesi delizie
paradisiache, che sotto i caldi cieli del tropico l'uomo trova nella
coca, nell'oppio o nell'haschish (Si dice che gli antichi Scandinavi lo
mangiassero per darsi forza e coraggio)".
"Tra di noi (egli aggiunge più oltre) non si è studiata l'amanita come
sostanza inebbriante, ma come veleno o come alimento, e le contraddizioni
che si trovano nei diversi autori dimostrano la necessità che si ristudi
più profondamente questa quistione".
Nel fatto, alcuni insegnano che in Russia l'amanita è velenosa in certe
provincie, innocente al contrario in altre; parecchi scrittori vorrebbero
che in alcuni luoghi della Francia non fosse velenosa. Il Krombholz
(cit. dal Corradi, Ann. Univ. 1978, pag. 87) è d'avviso che l'agarico
moscario del Kamtschatka sia specie affatto diversa dal nostrano e per
la fama e per gli effetti; ciò che attendendo ad altro autore del pari
citato dal Corradi (il Murray) non potrebbesi facilmente concedere.
Nulla sappiamo (scrive il Boeck, Avvelenamenti da príncipi vegetali,
1877, nella Patologia e Terapia Medica dello Ziemssen) intorno alla quantità
necessaria per un avvelenamento: certo è però che piccoli frusti possono
generare sintomi violenti.
Quasi tutto ciò che è stato scritto intorno alla velenosità dell'agarico
moscario venne diligentemente esaminato in un commentano dell'eruditissimo
Corradi (cit.). Esso c'insegna che è uno dei funghi più pericolosi che si
conoscano; che però il Vittadini (cit.) aveva notato che ad un cane quattro
oncie di fungo fresco e fatto in minuti pezzi non produssero il menomo
indizio di patimento; e che ne ripetè la dose il dì vegnente e con sua
somma meraviglia ebbe lo stesso risultamento. Le altre osservazioni fatte
nell'Europa meridionale sono per lo più avvelenamenti di cui se ne
lamentarono molti, gravi od anche mortali (di proposito io qui tralascio di
parlare della moscarina che è una delle sostanze velenose proprie dei
funghi); di solito l'azione si dirige specialmente sul sistema nervoso; non
mancano però i sintomi irritativi (gastro-enterici); e l'azione nervosa è di
forma narcotico-acre con predominio della narcotico, la quale può
sovrastare tanto da annullare quasi ogni altra apparenza.
Resta dunque ancora di studiare pur da noi l'agarico moscario come alimento
nervoso (addotto la nomenclatura proposta dal nostro Mantegazza). E tale
studio sembraci singolarmente importante or che il principe degli alimenti
nervosi minaccia di rincarare enormemente, essendo le vigne minate dalla
Peronospora e dalla Fillossera. Io penso che aprano la via le osservazioni
che qui sotto riferisco; le quali, perché fatte in campagna, fuori dei
centri scientifici e con spese private, sono incomplete sotto parecchi
rapporti, ma però, s'io non m'inganno, son già molto significative e
promettenti.
OSSERVAZIONE N. 1 - A.M. di Misinto (prov. di Milano) contadino, d'anni
40, molto robusto; a mezzodì d'un giorno di questo ottobre, dopo la
minestra mangia circa 200 grammi di agarico moscario recente fritto con
burro. Dopo mezz'ora egli prova lieve senso di vertigine che presto
l'obbliga a mettersi a giacere. Se ne sta forse per un paio d'ore
sdraiato al suolo; le immagini più svariate si succedono davanti ai
suoi occhi, ma sono sempre vaghe ed allegre; a 3 ore vede un carro
forse a cento passi di distanza e sembrandogli già che gli venga addosso,
si alza e grida al carrettiere di fermarsi; poco più tardi canta, grida
e schiamazza e fa movimenti muscolari disordinati e violenti. Come in
tutte le osservazioni che seguono, anche in questo caso, il paziente,
quando fortemente vuole, può tenere in sesto il suo cervello per qualche
istante e la coscienza è sempre vigile. Verso le 5 ore il suo gridìo
è diventato veramente assordante; l'ubbriaco dice di star bene, ma i
parenti timorosi gli propinano un emetico; il paziente vomita, ma
sempre pieno di gioia, framettendo risa e schiamazzi; verso le 9
s'addormenta e dorme saporitamente fino al mattino seguente; nel quale
esso mi racconta questa storia gesticolando e parlando con enfasi e
conchiude assicurandomi di aver goduto il giorno antecedente quello che
non aveva mai goduto in vita sua; ogni pensiero triste gli era passato
ed era veramente felice.
Egli m'insegnò inoltre che i contadini sanno che questo fungo fa cantare
e ch'egli ha osservato fenomeni eguali ai propri in un'altra famiglia
del comune di Ceriano Laghetto (prov. di Milano).
Io posso soggiungere che anche nel Comune di Rovellasca (prov. di Como)
corre voce che i funghi in discorso facciano cantare; anzi molti
raccontano una vecchia storia di due sposi che cantarono una notte
intiera.
Ugual fenomeno presentò una famiglia di Cadorago (prov. di Como) come mi
assicura l'amico Dott. L. Clerici.
OSSERVAZIONE N. 2 - G.B. medico, d'anni 26, di costituzione poco robusta,
il giorno 23 del corrente ottobre, alle 8 ant. mangia due grammi
d'agarico moscario fresco (masticando molto) alle 9 due altri, tre altri
alle 1 0; all'1 pom. tre ancora; per tutta la giornata sente a non
dubitarne un senso di benessere insolito; l'umore è diventato gaio;
limpido il pensiero, eccitato, esilarato; le sensazioni molto lucide e
voluttuosamente calme; lavora energeticamente; parla molto e molto
volentieri.
OSSERVAZIONE N. 3 - Il giorno 25 lo stesso individuo alle ore 8 antim.,
col polso che batteva 70 volte al minuto primo mangia, senza
masticazione, un grammo d'agarico moscario secco; ugualmente un altro
alle 9 ed un terzo alle 10. Alle 8 e 1/2 fa un abbondante colazione
carnea. Alle 11 cominciano i fenomeni del giorno 23 che durano fino
alle 5 e 1/2 pom. Alle 3 ingoia ancora 3 grammi d'agarico moscario
secco ed alle 4 pranza con appetito. Alle 5 e 1/2 comincia a ridere,
cantare e schiamazzare; gli sembra che i muscoli gli siano diventati
d'acciaio e tale che si prova ad estirpare grosse piante; per sradicare
un melgaccio s'atteggia quasi dovesse fare uno sforzo erculco.
Alle 6 e 1/2 visita un ammalato e per mezz'ora si mantiene molto serio;
alle 7 riprende a ridere e a vociare. Alle 8 il polso batteva 80 volte
al minuto primo; la temperatura era normale; la pupilla piuttosto
dilatata; il respiro normale; provava senso di calore al viso che non
era straordinariamente rosso. Alle 9 quasi d'un tratto ogni sintomo
taceva.
Il giorno seguente gli restava ancora un po' d'allegria che manifestava
proprio fuor di tempo.
In questo stesso giorno esaminando le proprie feccie lo colpiva la
presenza di frustoli rossi come sangue, che erano d'agarico passato
inalterato.
OSSERVAZIONE N. 4 - C.C., signorina di Milano, d'anni 24 di gentile
complessione; che ha sofferto disturbi isterici; e che è solita ber vino;
il giorno 29 ottobre, nonostante fosse mestruante, alle 8 ant. volle
prendere coll'abituale caffè nero due grammi di agarico moscario secco
(in pillole); un'ora più tardi fece la solita colazione di caffè e latte
e pane; alle 9 e 1/2 cominciarono i fenomeni che qui accenniamo nel
loro ordine cronologico.
Comincia a provare senso di balordaggine; poi tremori per tutto il corpo;
stanchezza; vertigine; impossibilità di fermare le mani; voglia di
piangere; un po' di nausea. Alle 10 nel venire dalla sua casa alla mia,
che è molto vicina, cade a terra.
Nel tempo medesimo di tutti questi fenomeni, qualunque oggetto le
apparisce molto rimpicciolito; così, a cagion d'esempio, un grosso
pomidoro le pare poco più di una noce; e le sembra che non potrebbe
capire in un giardino di circa trenta metri quadrati di superficie.
Essa dice che tempo fa in una sol volta prese dieci centigr. di morfina
ed ebbe sintomi perfettamente uguali.
Alle 11 tutto è passato; essa ha senso di benessere. Alle 3 pom. mangia con
appetito; alle 5 il buono stato è molto cresciuto, e fa allegrezza.
In questo e ne' giorni seguenti, le funzioni del ventriloco e degli
intestini si comprimono a perfezione, nè ebbimo a lamentare la menoma
doglia di capo. Ciò verificammo anche negli altri casi.
OSSERVAZIONE N. 5 - C.G., signorina di Milano, d'abito gracile, ma sana,
d'anni 28, colle medesime condizioni del N. 4 prende la stessa dose d'agarico secco; dopo un'ora fa essa pure colazione con pane e caffè e latte. Poco più tardi presenta questi fenomeni: lievi capogiri, diplopia; voglia di correre; sten-to a parlare; rossore del volto; perdita della sua abituale vergogna; dice e ripete ch'essa si trova brilla come quando ha bevuto un po' troppo e che la sua ubbriachezza è tutta negli occhi. Così fino alle 11 e 1/4 ant. A quest'ora prende altri due grammi del fungo secco accompagnandolo con acqua; pochi minuti dopo comincia a gridare ed a saltare con gesti veramente ridevoli e del tutto a lei insoliti. Le viene fatto osservare che si tiene troppo scollacciata ed essa che, a mente sana si sarebbe affrettata a coprirsi, or per contrario si scopre di più; anzi deplora che noi facciamo caso sovra simili inezie. Al chiacchierare frammette sonore risate. Gira in piazza e grida a squarciagola; va in luoghi pericolosi senza accorgersene; vede una casseruola appesa in cucina e vuole inerpicarvici come i clowns sulle corde. Ha la faccia d'un'ubbriaca; pezzata di rosso cogli occhi piccoli e mobilissimi. Sgridata risponde a tono e sta quieta per qualche istante; poi mi fa osservare ripetutamente ch'essa è ubbriaca; ma d'un'ubbriachezza buona. All'1 e 1/4 quasi d'un tratto si acquieta e in pochi minuti s'addormenta; ma già prima delle 2 si ridesta con un senso di debolezza; mi dice che ha il nervoso; torna a schiamazzare ed a saltare e si lascia sfuggire dalla bocca le più strampalate bessaggini; con libertà si siede vicino a me; poi di lì a poco s'alza in piedi, adagio adagio mi vien dietro alle spalle, mi salta addosso per trascinarmi a terra e poi cade senza alcun riguardo; mi prega di chiamare mio papà perchè gli vuol fare un bacio; alle 2 e 3/4 torna a sonnecchiare; alle 3 ripiglia il vocìo e mi ripete le dimostrazioni di simpatia; alle 3 e 1/2 pranza frugalmente ma con appetito, benchè sonnolenta; però di tanto in tanto manda qualche strillo più o meno acuto; alle 4 la rossezza è sparita quasi interamente, come ogni altro sintomo; non così però l'allegria e la parlantina che durano ancora alle 7.
Tutto insieme è contenta della sua giornata; dice di aver goduto
molto ed è propensa a ripetere il giuoco. Al mattino seguente però
è vergognata dei suoi peccati d'ieri.
OSSERVAZIONE N. 6 - R.M., signorina di Rovellasca, d'anni 20, robusta
di costituzione; nel periodo menstruale, collo stomaco ancor digerente
una colazione leggiera; alle 12 e 1/2 antim. mangia tre grammi d'agarico
secco finamente triturato e misto a tre cucchiai di zabaglione
debolissimo; alle 11 e 1/4 ha lieve nausea e tendenza alle lagrime;
alle 2 ha senso di calore al viso; non può trovar posa; dice di essere
allegra; seria seria passeggia su e giù per il cortile o per il
giardino; qualche volta balla. Mi ripete spesso: sono contenta,
però sento qualche cosa ai ginocchi. Alle 2 prova senso smodato di
fame e di sete e mangia molto. Alle 2 e 1/2 è ancora pallida in volto;
la sua espressione però è animata e sta seria ancora; d'un tratto
ridendo mi fa osservare che le balla la faccia. Vuol star sola; corre a nascondersi. Con le mani in tasca e con un certo tono imperativo guarda qua e là; dichiara che sta bene come un pesce nell'acqua. E poco dopo esclama: che Tramway! che Tramway! vado a Milano a piedi io! E poco più tardi: io ho nei denti il nervoso!
Alle 2 e 3/4 le pulsazioni sono 96 al minuto primo. Continua a girare;
con molta cura ricompone le trecce de' suoi capegli, e diventa veramente
nobile d'atteggiamento. Parla delle sue condizioni finanziarie con
particolari in cui non ha in costume d'entrare e s'inoltra senza
pudenza nella via delle confessioni.
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Alle 3 e 1/4 sonnecchia per un momento, poi si desta;
e nota ai ginocchi senso di dolore, di formicolìo e stanchezza; torna a
passeggiare; poi si siede e dice di aver la schiena calda e aggiunge
seriamente: non sono vicina a una fornace! schiamazza e ride; corre a
dondolarsi sull'altalena; poi con una scala a piuoli va in un fienile e
di là getta nel cortile grossi fasci di legna. Mi assicura che sente nei
muscoli una forza insolita ma che non è molto allegra. Digrigna i denti
in maniera che abbrividisce; vuol delle noci; ne stritola i gusci con
una smania grandissima; coi denti vorrebbe fare in pezzi un soldo. Di
tanto in tanto si siede, poi di nuovo s'alza e passeggia ancora con un
portamento altero. Non sa fare somme semplicissime. Manifesta in
parecchi modi una delicatezza d'amor proprio ombrosissima. Vede uno
spillo e vuol mangiarlo perchè lo ritiene un confetto. Guardando un
vaso d'orina dice: so cos'è ma mi viene la tentazione di berla!
Sbadiglia frequentemente. Vorrebbe stritolare i sassi coi denti;
rode le ossa come un cane. Alle 4 sonnecchia; poco dopo si ridesta
con qualche capogiro. Passa una serata allegra; mi ringrazia del
manicaretto che le ho apprestato e si augura che io voglia
ripeterglielo.
Alle 9 del mattino seguente le pulsazioni sono 90 per minuto primo; come
le amiche serba ricordanza di tutto ciò che ha fatto e detto.
L'allegria dura ancora fino a tutto il secondo giorno dopo
l'ubbriachezza.
OSSERVAZIONE N. 7 - V.C., signorina di Milano, d'anni 26, nelle stesse
condizioni dei N. 4 e 5, alle 8 mangia essa pure senza masticazione due
grammi del fungo secco; osserva come le sue amiche ch'esso ha un sapore
molto gradevole e molto delicato; alle 9 nota lievi vertigini ed un po'
di caldo al viso, quasi avesse bevuto un bicchier di Marsala; alle 10 e
3/4 mangia due altri grammi di agarico secco e non ha che un senso di
benessere in tutte le sue funzioni fino all'l. Allora prende un altro
grammo del fungo secco ma non manifesta alcun sintomo nuovo fino alle 3;
alla qual'ora le prende lieve capogiro ed un eccitainento insolito.
Alle 3 e 1/2 pomer. pranza con appetito; intanto però le sembra che le
piante passino via dal balcone adagio adagio come un Tramway; non ha
nè voglia di schiamazzare nè di ridere; ma presta per un'ora sdraiata
sovra una poltrona, com'essa dice, quasi magnetizzata; poi mi avverte
che ha passato un'ora d'estasi; era in una dolce melanconia; non
saprebbe dire se, le doleva la testa o no.
Quest'ebbrezza è una varietà frequente anche in chi beve vino;
c'è in fondo una compiacenza ch'esclude la tristezza vera; è una
giovialità vestita a bruno, come direbbe De Amicis.
OSSERVAZIONE N. 8 - M.C., contadina, d'anni 60, molto robusta; a mezzodì
mesce alla minestra molto calda 3 grammi d'agarico e la mangia. Poco
prima del tocco le prende lieve vertigine; appresso non manifesta alcun
fenomeno notevole, però dice di sentirsi meglio degli altri giorni.
OSSERVAZIONE N. 9 - I.G., signorina, di Rovellasca, d'anni 16,
molto robusta e sana, il polso battendo 80 volte al minuto primo,
prende la stessa dose di fungo secco alla stessa maniera delle signorine
N. 4 e 5. Alle 9 fa parimenti colazione; alle 9 e 1/4 ha senso di caldo
alla faccia e vertigini; questi fenomeni rimangono immutati o quasi
fino alle 11 e 1/4; alla qual'ora essa prende due altri grammi di
agarico secco. Pochi istanti dopo guarda i diti delle mani e le
paiono gonfi; poco più tardi comincia a saltare e schiamazzare e
cantare. Una signorina le viene appena vicino ed essa crede che
le urti e la faccia cadere. All'1 e 1/4 la rossezza ed il senso di
calore le sono cresciuti; è sempre in preda a vertigini; ripetutamente
vuol fare una carezza ad un'amica ed invece riesce a darle uno
schiaffo; non può fermarsi un istante; chiacchera senza requie di
mille cose diverse; ride smodatamente; ha molto appetito e mangia due
uova e molto pane alle 2; alle 2 e 1/4 le impallidiscono le fiamme al
viso; ma la voglia di gridare, di ballare, di cantare, di chiacchierare
e di ridere non diminuiscono punto; non si stanca di ripetere le
stesse note cento volte; parla molto spesso francese; alle 2 e mezza
le viene incontro un fanciulletto suo amico e vuole, con nostra
meraviglia, ch'esso la baci in volto; il polso batte forte e 100
volte al minuto primo; la pupilla è lievemente miotica. Mi osserva
che le vengono in mente cose di tutti i colori, ma che può dirle o no
a suo piacere, e che le cose brutte oggi le son diventate
indifferenti. Le domando se sta bene e mi risponde d'un fiato: sono
felice, beata, malinconica, tranquilla, allegra. Parla sempre; ama
ripetere ad alta voce queste parole: uno, due, tre, la mamma è savia.
Alle 4 quasi d'un tratto la sua lingua resta ferma; ogni fenomeno
cessa e torna in istato normale con umore allegro. Durante
l'ebbrezza dell'I.G., come in tutte le altre signorine la
percezione dei colori resta affatto fisiologica.
Il giorno seguente vorrebbe ripetere la dilettevole esperienza.
CONCLUSIONE
lº. Il nostro agarico moscario produce un'ebbrezza eguale a quella
del mouchumur nei paesi nordici; si può presumere che anche le dosi non
debbano essere diverse; si dice infatti che colà un fungo di ordinaria
dimensione (o due piccoli) bastino per un'ubbriachezza piacevole; a
condizione però che vengano trangugiati senza far loro subire la
masticazione.
Or bene, secondo i miei calcoli, un fungo di ordinaria dimensione pesa
150 grammi, ed i grammo di funghi secchi equivale a circa 22 grammi di
funghi freschi: si può dunque ammettere che le dosi da me amministrate
in tutte le esperienze variavano da 10 a 130 grammi di fungo fresco in
un giorno; nel caso del contadino (che ne mangiò indipendentemente da me)
erano 200 grammi.
2º. Noi facciamo voti acciochè gli igienisti insegnino al popolo il
grande valore di questo alimento nervoso;
3º. Converrà che i medici sperimentino l'azione del fungo in
discorso per parecchie forme morbose e soprattutto nelle psicopatie
d'indole depressiva;
4º. Quando i fenomeni d'avvelenamento per agarico muscario si
limitano a quelli per noi descritti, il medico razionale di solito
preferirà attenersi a una cura negativa: in ogni caso dovrà procedere
molto cautamente nella amministrazione tanto degli alcoolici che degli
oppiati.
Rovellasca (Prov. di Como) 30 ottobre 1880.
APPENDICE
OSSERVAZIONE N. 10 - C.G., di Rovellasca, d'anni 38, muratore; di
costituzione robusta; da sei mesi per gravi disgrazie famigliari
s'è dato in preda a profonda malinconia ed ha non di rado inclinazione
al suicidio.
Il 2 novembre, all'1 pom. ingoiò un boccone d'un grammo d'agarico
moscario secco; e tre ore più tardi, un altro, ed un terzo eguale
alle 9 antim. del giorno seguente; già due ore dopo la prima presa
comincia a provare un benessere insolito; diventa di buon umore;
torna con affetto alle antiche cure famigliari e mi assicura che
le cattive idee gli sono passate. Alla sera del 3 novembre il
miglioramento è aumentato; il paziente stesso mi dichiara di essere
diventato un altro uomo, o meglio l'uomo di una volta. Il polso batte
fortificato.
Alle 10 ant. del 4 prende un mezzo grammo dei fungo; un
altro grammo all'istess'ora del 6 ed un altro infine sempre all'istess'ora
dell'8. Il buon stato continua senza interruzione e tale
è ancora oggi (12 novembre).
OSSERVAZIONE N. 11 - G.M. d'anni 22 di Rovellasca straordinariamente
robusto, audace domatore di cavalli, indifferente ad ogni disagio, il
3 novembre nello spazio di 8 ore (in 5 prese) ingolla sette grammi del
fungo secco e con mia meraviglia, non ne risente affetto alcuno. Il
5 in una volta sola ne prende cinque grammi; 3 ore più tardi (poco dopo
il pranzo) senza preavvisi vomita, ma non manifesta alcun altro
fenomeno. Anche il vomito manca il giorno 7, in cui l'uomo ripete
la prova pur con cinque grammi in una volta. Il 9 ritenta con sette
grammi, ancora in una volta, e non ha che il vomito.
OSSERVAZIONE N. 12 - G.G. di Rovellasca, d'anni 22, giovinastro, ferreo
di costituzione, che si vanta di non aver mai pianto; il 5 novembre
nello spazio di 4 ore, mangia sette grammi del fungo secco; anche in
questo caso non compaiono sintomi di sorta, all'infuori d'un abbondante
lacrimazione.
OSSERVAZIONE N. 13 - Un cane delle nostre razze, di media grossezza,
mangia dieci grammi del fungo; dopo 5 ore comincia a far movimenti
straordinari, abbaia senza requie, e gli viene anche un po' di schiuma
alla bocca. Un contadino impaurito l'uccise.
N.B. - I funghi che servirono alle mie esperienze, vennero raccolti nella
Grovana, durante la seconda metà d'ottobre e la prima di novembre.
Presso la Farmacia Silva di Rovellasca (Linea Milano-Como) si può comperare
Agarico Moscato secco d'ugual provenienza.
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