Nonostante il rifiorire degli interessi nei confronti degli "allucinogeni" o "enteogeni"
che stiamo osservando anche in Italia in questo ultimo decennio di fine millennio
e che si rispecchia nell'attività editoriale con pubblicazioni di saggi e di riviste specializzate
- da quelle di carattere divulgativo a quelle maggiormente coinvolte nella ricerca scientifica
- restano carenti le pagine e le ricerche dedicate all'Amanita muscaria e alla sua congenere A. pantherina.
Eppure, per la storia millenaria del loro uso umano come vegetali inebrianti e visionari, questi funghi possono
essere considerati come i funghi "allucinogeni" per eccellenza.
L'Amanita muscaria o agarico muscario continua a essere circondato dalle spesse nebbie del tabù degli allucinogeni,
un tabù che ha una lunga storia e che spiega, fra l'altro, quell'ingannevole teschio che ancora oggi marchia
questa specie nei manuali per i raccoglitori di funghi.
L'agarico muscario non può essere così velenoso come è generalmente
ritenuto; non è un banale rapporto di intossicazione-avvelenamento
che lega e soprattutto che ha legato l'uomo a questo fungo.
Fra questi due esseri viventi è esistito un rapporto ben più esistenziale
e "funzionale" - v'è addirittura chi dice evolutivo" - di quanto si è
lasciato intendere.
Tutto ciò va detto senza sottovalutare i concreti pericoli in seguito
all'uso sconsiderato di questo fungo, così come, più in generale, di
tutti i vegetali e le sostanze psicoattive, alcol e caffè compresi.
In questo breve saggio sull'Amanita muscaria sono stati raccolti scritti
di differenti autori. I testi di G.H. Langsdorf del 1809 e di J. Enderli
del 1903, che descrivono l'uso del fungo presso le popolazioni siberiane,
e quelli di A. Bianchi e j. Ott, che trattano degli effetti delle due
Amanite, sono inediti per l'Italia.
Il capitolo "L'Amanita muscaria in Italia", pubblicato nel 1980, è stato
scritto da Pierluigi Cornacchia. Egli è stato il primo ricercatore
italiano nel campo dell'etnomicologia dei funghi psicoattivi. Purtroppo,
le sue ricerche furono bruscamente interrotte da una morte prematura.
Durante gli anni '70 egli aveva studiato approfonditamente il lavoro
monumentale di R.G. Wasson - il padre dell'etnomicologia moderna - e
stava per scoprire, come si è verificato in seguito, la significativa
presenza dei funghetti (Psilocybe semilanceata) nell'Italia settentrionale,
così come era già sulle tracce di quel medico di Rovellasca, Batista
Grassi, che attorno al 1880 eseguì ricerche sugli effetti dell'agarico
muscario, riportate in quel suo sorprendente saggio "il nostro agarico
muscario sperimentato come alimento nervoso" di cui offriamo la versione
integrale a seguito dell'articolo di Cornacchia.
A conclusione del libro abbiamo inserito un breve inedito di
Silvio Pagani, per ricordare che....... in autostrada con la
nebbia non si scherza.
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