Legale riguarda le forme, le osservanze prescritte dalla legge, sotto minaccia [...] di pena. Legittimo dicesi di cose essenzialmente giuste; conformi alle leggi naturali: e se altro senso può darsi a questa voce, gli è senso non proprio [...] Si possono avere ragioni legittime di querela, ma, per negligenza di forme, renderle destitute di legalità. Ne’ governi tristi il legittimo s’oppone al lecito, il legale ammazza il legittimo.
Niccolò Tommaseo, Nuovo dizionario dei sinonimi della lingua italiana
DRM sta per Digital Restrictions Management (Gestione delle Restrizioni Digitali), si tratta di un lucchetto inserito nelle canzoni, nei film e nei libri allo scopo di limitare l’esecuzione di video e musica su un solo computer. La condivisione non è prevista e anzi diventa impossibile. Il pubblico (noi) perde contemporaneamente la libertà e la possibilità di condividere. Per i prodotti culturali, questo non è sopportabile.
Il sistema del DRM viene creato dalle grosse industrie dell’intrattenimento, le quali preferiscono chiamarlo «Digital Right Management» ossia Gestione dei Diritti Digitali, ma trattandosi di un sistema di violazione dei diritti, noi lo vediamo e lo chiamiamo restrizione. Il DRM fa parte di un sistema di controllo piú vasto chiamato «Trusted Computing», dove il computer invece che obbedire a voi, obbedisce all’azienda che l’ha costruito, e sul quale circola software proprietario che impedisce all’utilizzatore le basiche libertà di studio, di condivisione e di miglioramento.
Rompere il lucchetto DRM sarebbe un atto di disobbedienza civile, ma visto che le catene non sono imposte dalla legge, ma solo da aziende guidate dai loro interessi privati, si tratta meramente di un gesto legittimo nei confronti della comunità.
Il caso Betamax
Il caso Betamax riguarda uno strumento che avrebbe potuto essere usato per commettere un reato: si tratta del videoregistratore a nastro magnetico Betamax, detto anche Beta.
Nel 1975 la Sony fece uscire un videoregistratore chiamato Betamax e realizzato per cassette a nastro magnetico della durata di un ora, ma di qualità visiva molto alta e di prezzo contenuto. Sfortunatamente questa tecnologia non diventò uno standard, al contrario del piú scadente formato VHS lanciato sul mercato dalla JVC un anno dopo, nel 1976, proprio mentre Betamax si trovava impantanato in tribunale.
Il Betamax introduceva al grande pubblico la possibilità di registrare ad alta risoluzione, in diretta o in «time shift», le trasmissioni dei canali televisivi.
Le case di produzione cinematografica, in particolare Universal Studios e Disney, concepirono duqnue l’entrata in scena di un registratore di immagini di alta qualità come una minaccia al proprio profitto e ne chiesero l’esclusione dal mercato, citando in tribunale l’azienda produttrice del Betamax.
Il processo nel quale si confrontarono Sony e Universal Studios cominciò a Los Angeles nel 1976 e si concluse con la sentenza del «1984». La corte suprema degli Stati Uniti decretò che un costruttore non è da ritenersi responsabile per aver creato una tecnologia che qualcuno potrebbe usare per infrangere il copyright, a patto che questa sia predisposta anche per altri utilizzi.
In altre parole: se una tecnologia ha svariati impieghi, non si può negarne l’utilizzo solo perché qualcuno (o molti o la maggior parte) ne fanno un uso che infrange la legge (in questo caso il copyright).
Cinque anni di blocco del prodotto ebbero il loro effetto, il Betamax non si diffuse nelle case, come avvenne invece con il VHS. Il suo impiego fu limitato all’ambito professionale delle registrazioni televisive, come sostituto del ben piú caro U-matic.
È curioso ricordare che Disney e Universal Studios proposero all’epoca, un «semplice ed economico circuito» da aggiungere al videoregistratore Betamax, come requisito per permetterne l’entrata in commercio. Questo circuito avrebbe risposto a un segnale contenuto nella trasmissione televisiva inibendo la registrazione.
Lo proposero invano.
La giurisprudenza anglosassone si basa sul precedente, dunque senza la storica sentenza del caso Betamax che ha dato ragione al produttore della tecnologia, probabilmente non avremmo potuto avere accesso ad altre successive invenzioni come macchine fotocopiatrici, personal computer, masterizzatori, scanner, Apple iPod… tutte tecnologie che potrebbero essere usate per violare il copyright.
Sono passati molti anni e i DRM di oggi affrontano il problema (di Disney) piú a monte: i media vengono distribuiti con una protezione già al loro interno, e ai dispositivi che li devono leggere viene imposto standard (nel caso dei libri lo standard è realizzato da Adobe). Si realizza cosí una forma di controllo sui media molto variegata e capillare.
Quel circuito pensato per limitare l’uso del Betamax è l’antenato del DRM.
GlepAlza il martello... tienilo fermo... cosí... (CROC). Un altro libro liberato. Per saperne di piú: unit.macaomilano.org www.defectivebydesign.org/apple apprenticealf.wordpress.com/ archive.org/details/vcm-2006-11-10-drm