Gli empatogeni ("generatori di empatia"), o entactogeni ("generatori
di contatto interiore"), sono sostanze psicoattive appartenenti al gruppo chimico delle
fenilalchilammine, alcaloidi costituiti da un anello benzenico semplice, che superano
ormai il numero di 170 (senza tener conto degli omologhi).
Alexander Shulgi, il chimico californiano che a partire dagli anni '40 ha
sintetizzato e scoperte le proprietà psicoattive della maggior parte di questi composti, divide
le fenilalchilammine nei due gruppi delle feniletilammine -il cui prototipo chimico e
psicofarmacologico è la mescalina- e delle fenilisopropilammine -il cui prototipo
può essere considerata la TA (3,4,5-trimetossiamfetamina).
La mescalina (3,4,5-trimetossifenetilammina) è il potente enteogeno (allucinogeno)
presente nel peyote, il sacro cactus Huichol del Messico, ma nel gruppo delle fenilalchilammine,
si tratta di una eccezione. Infatti gli effetti della maggior parte di questi composti si
dfferenziano da quelli degli enteogeni "classici" (LSD, peyote, psilocibina, iboga, etc.),
e nel 1986 sono stati da questi distinti nella classe psicofarmacologica degli entactogeni o empatogeni
(Nichols, 1986).
Queste sostanze sono caratterizzate da una principale azione sul "centro del cuore",
che comporta "un'aumentata lucidità e capacità di concentrazione, una notevole sensibilità
verso gli aspetti estetici dell'ambiente e verso le proprie e altrui emozioni e una magiore
capacità di comunicare"(Landriscina, 1995). Riguardo l'MDMA ("ecstasy"), lo stesso Franco
Landriscina riscontra analogie fra i suoi effetti e quello che John Lily descriveva come
stato di coscienza +12", caratterizzato da "beatitudine, ricezione della grazia divina,
accresciuta consapevolezza corporea e amore cosmico", stato di coscineza che Lily, al pari
di Gurdjieff, colloca nel "centro delle emozioni" nel petto. Secondo il più recente
modello della coscienza di Ken Wilber, gli effetti dell'MDMA si collocano al livello del
cosidetto "Sè centaurico", uno stadio di sviluppo della coscienza "che segna la piena
realizzazione delle potenzialità egoiche (spontaneità, desiderio creativo, autonomia e
autorealizzazione) e che costituisce al tempo stesso la transizione verso i regni
sottili e transpersonali" ideata da Timothy Leary, gli effetti dell'MDMA corrisponderebbero al quinto
circuito, ovvero al "circuito olistico neurosomatico", e la stessa MDMA sarebbe da considerare
come una "droga neurosomatica" (Landrscina, 1995).
Shulgin, aseguito delle sue numerose autosperimentazioni, ha elaborato una scala di valori
degli effetti di un composto psicoattivo, con particolare riferimento agli empatogeni:
- ± è il livello-soglia degli effetti di una droga. Se un
dosaggio più alto produce una risposta più grande, allora il ± era valido.
Se un dosaggio più alto non produce alcunchè, ciò significa che il ± era
un falso positivo.
- +(+1)
La droga è certamente attiva. La cronologia può essere determinata con una certa
precisione, ma la natura degli effetti della droga non appare ancora chiaramente.
- ++(+2)
Sia la cronologia che la natura degli effetti della droga
si manifestano in maniera inconfondibile. Ma allo sperimentatore v'è ancora qualche scelta
fra l'accettare l'avventura e il continuare a fare le ordinarie faccende quotidiane
(nel caso di uno sperimentatore provato). E' possibile lasciare sviluppare gli effetti,
oppure reprimerli e renderli secondari rispetto ad altre attività.
- +++(+3) Non solo la cronologia e la natura degli effetti della
droga appaiono ben chiari, ma non è più possibile ignorare la loro azione.
Il solggetto è totalmente immerso nell'esperienza, nel bene o nel male.
- ++++(+4) E' un raro e prezioso stato trascendentale, che è stato chiamato
"esperienza picco", "esperienza religiosa", "trasformazione divina", "Stato di Samadhi",
e con numerosi altri termini nelle diverse culture. Non è associato con i precedenti livelli,
che misurano l'intensità di una droga. E' uno stato di beatitudine, di "partecipazione
mistica", una connessione fra entrambi gli universi interiore ed esterno, che può risultare
a seguito dell'ingestione di una droga psichedelica, ma che non è necessariamente ripetibile
con successive ingestioni della medesima sostanza. Se venisse un giorno scoperta una droga
(o una tecnica o un procedimento) che proucese con una certa costanza una esperienza +4 in
tutti gli esseri umani, è concepibile che ciò segnerebbe l'evoluzione ultima, e forse,
la fine dell'esperimento umano" (Shulgin 1991:964).
L'esperienza con un empatogeno è generalmente "facile", poichè non passa
necessariamente - al contrario degli psichedelici classici - attraverso il dramma della
destrutturazione dell'Io, e gli incidenti di carattere psicotico, con dosi normali della
sostanza, sono piuttosto rari. D'altro canto, questa medesima "facilità" di gestione
dell'esperienza empatogenica ne facilita un certo abuso, ed è in questi casi che, seguendo
un copione che si ripete da decenni con i differenti composti psicoattivi, iniziano i
veri guai: problemi fisici e psicici personali, profanazione e volgarizzazione dell'esperienza,
demonizzazione sociale, proibizione, incomprensione.
Riportiamo di seguito brevi schede sui più comuni empatogeni, ricavate fondamentalmente
dal fondamentale testo di Alexander & Ann Shulgin, PihKal. A Chemical Love Story,
1991, Berkley, Transform Press.
Shulgin non è solamente il "padre" dell'MDMA, ma è acnhe lo scopritore della maggior parte
degli empatogeni attualmente noti. Per ogni nuova molecola creata nel suo laboratorio,
Shulgin ne ha saggiato per primo gli effetti su di se, determinandone il dosaggio mediante
successive autosperimentazioni, e sperimentando la dose effettiva con sua moglie (come
prima coppia umana che si incontra con la nuova molecola), e quindi con il suo gruppo di
ricerca. Si tratta di un lavoro pioneristico sviluppato nel corso di quarant'anni, e che
caratterizza questo ricercatore come uno dei più grandi ed intrepidi psiconauti dell'era moderna.
Il termine PhiKal sta per "Phenethylamines I Have Know and Loved" "Fenetilammine che
ho conosciuto e amato").
|