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Brevetti software: l'Europa cedera' alle multinazionali? Articolo di Graham Lea (12 Ottobre 2000) Testo originale: http://www.theregister.co.uk/content/4/13942.html Traduzione: LOA hacklab MI
In una affollata conferenza, sostenuta dal parlamentare europeo Gilles Savary e organizzata questa settimana dall'Eurolinux Alliance al Parlamento Europeo a Bruxelles, si e' posta l'attenzione sulle nuove mosse per legalizzare i brevetti software in Europa. In Europa esistono due enti totalmente indipendenti con responsabilita' sulle questioni legali connesse ai brevetti: l'Unione Europea, istituita col trattato di Roma e attualmente composta da 15 membri, e l'Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO), istituito con la Convenzione di Monaco, composto da 19 membri. Nonostante attualmente i brevetti software siano chiaramente illegali in Europa, l'EPO ha riconosciuto piu' di 10.000 brevetti che hanno a che fare col software. Per esempio, un brevetto ha possibilita' di essere concesso dall'EPO se coinvolge un database relazionale, mentre lo stesso esatto processo che usasse un database di documenti non riceverebbe il brevetto perche' sarebbe giudicato "non tecnico". I brevetti software sono anche vietati dalla direttiva europea sul software del 1991, ma sfortunatamente non possono essere facilmente messi in discussione all'EPO, non solo per la spesa che dovrebbero intraprendere le piccole organizzazioni che maggiormente sarebbero danneggiate dai brevetti concessi abusivamente, ma anche perche' la commissione di appello dell'EPO ha sede nello stesso palazzo dell'EPO a Monaco... Negli USA (e in Giappone) i brevetti software e quelli sui processi industriali vengono rilasciati a un ritmo allarmante, anche se possono contrastare con il trattato GATT del 1947 e l'accordo TRIPS.
Legalizzazione retroattiva? La grande Unione Europea, con tre Direttorati della Commissione Europea coinvolti nel problema dei brevetti e i due co-legislatori (il Parlamento Europeo e il Consiglio dei Ministri) che sovrintendono, ha minacciato di emettere una direttiva sui brevetti software, ma e' stata troppo lenta e ora si e' rassegnata ad aspettare la fine della conferenza dell'EPO. L'Unione ha nel Commissario Erkki Liikanen un difensore della societa' dell'informazione, egli ha affermato in un'email che e' stata letta alla conferenza di Bruxelles (si', sa rispondere alle email): "Sono assolutamente contrario alla soluzione americana dei brevetti in questo campo", e ha spronato il Commissario per il mercato interno Frits Bolkenstein a organizzare una riunione a proposito dei piani dell'EPO. L'EPO e' un fedele alleato delle multinazionali, che vedono la proprieta' intellettuale come una fonte di reddito. Con piu' del 60% degli europei occupati in piccole e medie imprese (che producono anche il 60% del PIL europeo) le multinazionali stanno sperando di soffocare la creativita' registrando brevetti sui processi fondamentali dei programmi per computer. La loro intenzione e' di ottenere risarcimenti e pagamenti per licenze e di imporre condizioni restrittive (per esempio limitazioni geografiche). Nel frattempo, stipulando "licenze incrociate" con altre multinazionali detentrici di brevetti, possono proteggere la loro posizione. L'assurdita' finale e' che e' impossibile determinare se un programma infrange qualche brevetto software, perche' e' impossibile creare un meccanismo che renda possibile in pratica questo controllo. Dopo che sono stati emessi brevetti senza senso, come quello per l'X-OR, o quello per l'ordinazione di prodotti con un solo click, non c'e' speranza di riformare o razionalizzare i brevetti software che gia' esistono: devono essere dichiarati nulli.
Il giochi di potere sui brevetti Un appello preliminare fra i membri dell'EPO ha dato i seguenti risultati: "i buoni" sono Inghilterra, Germania e Francia, che hanno cambiato la loro precedente posizione dopo aver considerato le prove crescenti dei danni che deriverebbero alle loro economie se i brevetti software fossero approvati. Questi paesi sono sostenuti da Danimarca, Italia, Portogallo, Spagna e Svezia nel richiedere piu' tempo per studiare meglio il problema. "I cattivi" che vogliono subito i brevetti software sono Austria, Belgio, Cipro, Svizzera, Irlanda, Liechtenstein, Principato di Monaco, Grecia e Olanda (la Finlandia non ha votato e il nuovo membro, la Turchia, sembra essere orientata per il voto a favore). Per cambiare l'EPC e' richiesta una maggioranza del 75% e ogni paese ha un voto, a prescindere dalla sua dimensione. Sarebbe interessante sapere quanto lobbying c'e' voluto per acquisire il voto del Liechtenstein, o perche' la Francia non e' riuscita a convincere il Principato di Monaco... La questione comunque ha aumentato d'importanza: da una piccola questione riguardante le multinazionali, gli avvocati specializzati e i funzionari degli uffici brevetti, e' diventato un tema politico con conseguenze fondamentali per l'occupazione e lo sviluppo di software. Sebbene Eurolinux vada ringraziato per aver attirato l'attenzione su questo problema, si tratta di qualcosa che va molto oltre le preoccupazioni, per esempio, dei 6.000 membri (e sono molti) del Linux Group di Copenhagen. I brevetti software, una volta resi esecutivi, hanno un effetto profondo sullo sviluppo del software e sul suo uso da parte delle piccole organizzazioni che non possono permettersi una schiera di legali. I brevetti software vanno anche contro gli obiettivi dell'Unione Europea stabiliti alla conferenza di Feira dello scorso Giugno, che ha dichiarato di sostenere le iniziative europee di open software e la promozione del software open source nelle pubbliche amministrazioni. Si sta anche iniziando a considerare i brevetti software come la risposta alle "minacce" del movimento open source, il che e' particolarmente curioso, visto che buona parte del software di base usato oggi - BIND e SENDMAIL per esempio - proviene proprio da questo ambiente. E non e' una questione strettamente europea: e' di fondamentale importanza per gli sviluppatori e gli utenti di tutto il mondo, che sono preoccupati del fatto che la propria liberta' sta per essere usurpata dalle multinazionali e dai loro avvocati. Essi non meritano di fare profitti col lavoro di chi ha donato alla comunita' il proprio tempo e la propria abilita' nello sviluppare software.
I brevetti sono un mezzo regolamentato di sfuggire alla legge della
concorrenza, nel senso che danno una deroga temporanea alle regole della
concorrenza, e sono stati creati per tutelare gli inventori di oggetti
fisici. Ma dire che "distribuire ricette di cucina in un supermercato per
generare piu' vendite" e' un processo brevettabile perche' un computer
puo' essere usato per stampare la lista degli ingredienti e' follia
pura. Il software e' meglio tutelato dalle leggi sul copyright; se saranno
resi legali i brevetti sara' solo una questione di tempo prima che Bill
Gates ottenga un brevetto sul codice binario. |
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