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Hacker cinesi all'assalto
delle carte di credito

"Era un avvertimento, non hanno rubato nulla"
Non sembra ci siano collegamenti con gli altri attacchi
da La Repubblica del 11.02.00


WASHINGTON - Dopo il black out dei siti, le carte di credito. Mentre si fa sempre più pressante la caccia agli hacker che da lunedì a mercoledì hanno mandato in tilt i server delle maggiori società Internet del mondo, oggi una società californiana ha annunciato che in quegli stessi giorni un gruppo di pirati telematici ha forzato il suo sistema di sicurezza. E guadagnato l'accesso al database nel quale venivano custoditi oltre 15.000 numeri di carta di credito dei clienti. L'intrusione è partita dalla Cina (o comunque da lì sono passati gli hacker per sferrare il colpo) e sembra al momento non aver provocato danni materiali.

Ma l'immagine di RealNames, la vittima dell'attacco, ne è uscita fortemente compromessa. La società vende un software che permette ai navigatori di trovare un sito di cui non si conosce l'indirizzo scrivendo semplicemente sul browser il nome del prodotto che si cerca o della compagnia. E si stava preparando per la quotazione in borsa. "Avrei preferito correre nudo su e giù per Wall Street che trovarmi di fronte a una situazione come questa", ha commentato l'amministratore delegato Keith Teare.

Ma tra gli arrembaggi a Yahoo!, Cnn, Amazon, eBay e quello a RealNames non dovrebbero esserci legami. Diversa la tecnica di pirateria usata (nel primo caso si è impedito ai cybernauti di entrare nel sito, nel secondo gli hacker sono penetrati nel sistema), diversa la provenienza dell'offensiva. Identico però il risultato: mettere in difficoltà e crere imbarazzi alle aziende.

Secondo le prime affermazioni dei tecnici di RealNames comunque, i corsari della Rete hanno "visto" i numeri di carta di credito del database ma non li hanno rubati. Circostanza questa, confermata dal fatto che nessuno degli utenti ha denunciato transazioni di estranei sui propri conti correnti. "È stato probabilmente un colpo a casaccio, un avvertimento per dire: 'Hey, siamo qua", ha commentato Teare.

La societa di San Carlos, California, ha subito ammesso l'incidente e si è scusata con i suoi clienti inviando a ciascuno di loro un messaggio via e-mail. Poi si è solennemente impegnata a perfezionare i suoi sistemi di sicurezza. Cospargendosi il capo di cenere: "Penso che sarebbe disonesto dire che no, non possiamo fare niente di più", ha detto l'amministratore delegato. "Si può sempre fare di più".


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