Il lavoro a tempo di Expo




Expo 2015 è una grande scusa per cementificare e speculare, creando debito e impoverendo ulteriormente le casse della città pubblica. Non solo: è anche matrice di stato d'eccezione nel governo del territorio così come nella legislazione lavorativa.

In particolare, Expo Spa con il supporto della triplice confederale Cgil-Cisl-Uil e l'avvallo del governo Renzi ha approvato leggi e contratti speciali della durata di 20 mesi che prevedono deroghe ai contratti collettivi nazionali in materia di diritti e libertà lavorative (in primis, il diritto di sciopero).

Poche migliaia di volontari, una manciata di stagisti ed un pugno di precari sottopagati dovranno reggere l'insostenibilità dei sei mesi dell'Esposizione universale, fungendo drammaticamente da laboratorio nazionale delle nuove politiche occupazionali di Renzi e Poletti (per certi versi, in tendenza peggiorativa rispetto al Job's Act).

Expo 2015, infatti, è il primo banco di prova per la diffusione del lavoro volontario e gratuito come nuova tipologia lavorativa, anche in seguito al piano Garanzia Giovani e alla riforma del Servizio Civile. Far saltare questo banco è dunque fondamentale e strategico per ripristinare i diritti fondamentale del lavoro e della vita.


Proponenti: Rete Attitudine No Expo


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