Ecco, c'è questa terra di nessuno nel senso di oblio totale, di disinnesco del cervello e del cuore da ogni pensiero che sia critico, perché il pensiero critico certo non è produttivo, allora preferisci piuttosto la latenza: credo che in proposito si abbiano in mente un mare di centri sociali, o pensiamo a delle figure emblematiche di questa tarda modernità, i traveller, gli squatter, i raver, scelgono i linguaggi della scissione, della secessione. E non è la secessione gioiosa dell'io che il mio amico Bifo ogni tanto descrive con allegria, mentre Franco Bolelli ci fa delle liturgie sopra: qualche caso ci sarà anche di secessione gioiosa dell'io e io lo auguro a tutti quanti, ma per la maggior parte è una secessione dell'io che ci indica come anche le nuove aree di controcultura, chiamiamola così, che si sono formate nel periodo tra gli anni '80 e gli anni '90, in questo moloc ormai di un sistema dato per scontato, ritengono che l'unica utopia che possono inseguire è quella della secessione e di creare altri mondi, o di attraversare altri mondi. Quest'atteggiamento mi fa allora un po' venire in mente la prima esperienza hippy dei primi anni '60 in America: anche lì c'è stata prima una grande mobilitazione per diritti civili, contro la guerra in Vietnam, poi di nuovo un blocco d'ordine, allora a questo punto queste fughe tra l'individuale e il collettivo, molto di secessioni e di isole che tu crei ma al di fuori da tutto.
Questo è un altro nodo aperto molto importante, perché se è vero che sempre nelle storie dei movimenti l'area della militanza proponeva le sue tesi, i suoi programmi, i suoi obiettivi in modo che ci stava ci stava e chi non ci stava potevano essere i crumiri, i borghesi, coloro che non capivano niente e così via, però è pure vero che questo avveniva all'interno di una società in cui, ripeto, c'erano anche altri territori di discussione, di dibattito, di presa di coscienza. Insomma, si pensi a cosa sono i DS attualmente e si pensi a cos'era il PCI negli anni '60 e '70: il PCI era un luogo di formazione critica, poi era ideologico e quello che si vuole, però sicuramente era un luogo di elaborazione critica. Oggi i DS non sono luoghi che frequento, però credo che non solo non ci sia nessuna elaborazione critica, ma sia un posto da spartirsi quattro poltrone e fare un po' di burocrazia così come se si va a lavorare alla Publitalia, anzi questa la ritengo più professionalizzante dei DS perché certamente ha un grado maggiore di competenze per le cose di cui si occupa. Allora, oggi anche le poche aree militanti non comunicano e non riescono a comunicare, per esempio, col mondo giovanile. E' chiaro che le istanze più grosse di cambiamento, di critica, di ribellione, del porsi interrogativi ti vengono di più di quando sei giovane, questo è sempre stato storicamente così: è pesante il fatto che oggi non ci siano dei canali significativi che ti creano un dibattito e una discussione con gruppi giovanili più ampi. Negli ultimi anni io ho seguito anche le occupazioni delle scuole, perché seguo abbastanza questi terreni, a mio modo un impegno l'ho sempre portato avanti e con un discorso di coerenza: cioè, sono una che segue i concerti, posso andare nei centri sociali, poi i miei studenti sono a lezione, e io sono sempre io, l'unica cosa è che fino a che non si laureano do del lei, li chiamo per nome, perché dico subito che per me c'è un primato della persona e quindi non mi interessa lo studente ma mi interessa la persona, però do del lei per il fatto che mi darebbero del lei e quindi mi sembra giusto così; poi dopo con alcuni se si creano dei rapporti più vicini e siamo amici, allora ci diamo del tu. Però, una cosa di cui certamente tutti mi possono dare atto è che io parlo con voi qua, ma se mi vedete a lezione non faccio discorsi diversi e ai concerti nemmeno. E' un discorso anche di coerenza, di cui non gliene frega niente a nessuna ma ne frega a me: io sul piano identitario ritengo di essere una, nessuna e centomila, ma sul piano dei modelli di riferimento, delle cornici di lettura quelle sono, poi le posso arricchire, però parto da alcune e non è che sbarco sul mondo quel mattino lì e a seconda di come mi sveglio mi invento una storia. Quindi, secondo me una cosa che manca assolutamente è una comunicazione che sia più generalista, mentre è diverso quello che io vedo, anche nelle occupazioni ad esempio. Sono occupazioni molto trascinate, 4 o 5 che fanno i volantini, 3 perché sono vicini a Sinistra Giovanile e 4 perché sono vicini a un centro sociale, c'è un po' di mobilitazione ma tutto il resto scorre molto via, non lascia proprio niente. Ossia, si ripete un po' quello che è avvenuto col movimento studentesco del '68, con l'aggravio che però oggi appunto non ci sono altre agenzie di formazione politico-culturale.
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