Sono semplicemente delusa da una pratica politica che di fatto ha inverato in pieno la profezia dell'autonomia del politico, e quindi con nessun rispetto verso la soggettività delle persone; e soprattutto, io che mi occupo anche di giovani per lavoro, la soggettività di persone che potevano crescere, che avevano un cammino, che stavano creando una lacerazione profonda in quelli che allora erano tessuti sociali codificati. Ecco, questo lavoro di formazione, di sostegno a un percorso di crescita, di modalità di una pratica critica, che però fosse anche sostengo a delle persone in formazione, questa è stata una grave carenza; e poi forse ha agevolato esodi precoci, chiusure, quando non situazioni di tipo traumatico.
Altro tema importante: io, praticamente fino a quando avevo trent'anni, non ho mai accettato la lettura del '68 e del primo ciclo di lotte, che grosso modo possiamo situare tra il '69 e il '73-'74, nella chiave pasoliniana di giovani borghesi con pulsioni esistenzialistiche che giocavano a fare la rivoluzione. Successivamente, attraverso percorsi di riflessione su di me e percorsi di riflessione su persone intorno, posso dire che certamente (ormai c'è anche un'ampia letteratura su questo) si è saldato un movimento di lotta politica e sociale a delle esigenze di cambiamento profondo, sociale e culturale, sia nella sfera relazionale sia nella sfera della vita di tutti i giorni, della vita quotidiana e dei modelli di valore e degli stili di vita. Quindi, io credo oggi che per molti di noi, soprattutto tra il '68 e il '70, cioè in quel periodo lì, l'istanza della rivolta contro i padri, della ribellione esistenziale, e di una ribellione contro la famiglia non solo detta come istituzione, cioè come istituzione di un sistema autoritario, ci fosse assolutamente. Sicuramente per me questa componente ha giocato, non è un caso poi il gruppo a cui approdai: è vero che all'inizio fu una scelta di adesione rispetto a quella che era l'adesione dei leader del gruppo a cui facevo riferimento, ma anche perché all'interno di Lotta Continua alcune componenti di spirito libertario e movimentista davano più spazio. Anche se poi il contraltare di questa situazione era invece un leaderismo sfrenato, con narcisismi straripanti dei vari leader e leaderini, con questo rapporto con le donne veramente machista in un modo esplicito e strumentale; in forma più evidente di quello che poi non era molto diverso in Avanguardia Operaia, solo che in AO era più mediato da un'articolazione e da una struttura organizzativa che lo rendeva meno visibile, almeno finché eri fuori, perché tale percorso ha avuto questi meccanismi qua, in quanto sembrava più l'organizzazione del partito, quindi con la segreteria, con la cellula e via dicendo. Allora, rispetto al rapporto con i movimenti degli anni '60 e '70 secondo me è difficile dire cos'è rimasto oggi, perché come prima battuta mi sentirei di affermare che sembra si sia verificata una mutazione antropologica. Oggi leggevo un libro di Philip Dick, che è un autore che io amo moltissimo, e posso dire che sembra proprio una mutazione antropomorfa. Nel senso che i movimenti degli anni '60 e '70, proprio perché forse si innestavano su delle esigenze e dei processi di cambiamento anche legati a condizioni materiali, avevano una forza e una carica che si radicava su più focolai di protagonismo, di attività, di nuovi laboratori di socialità nella società civile. Per esempio, parlo del mondo cattolico, con il Concilio Ecumenico Vaticano II, il prima e il dopo, tutto quello che è successo; o si pensi a tutto il tema sulle istituzioni totali, cioè tutto il discorso sulla riforma, sul tema degli ospedali psichiatrici ecc.; il tema sulle condizione femminile, che stava cambiando; il tema del rivisitare i rapporti famigliari alla luce di una maggiore libertà, non a caso vennero dopo poi i referendum sull'aborto e sul divorzio. Sicché anche le "rivoluzioni" studentesche, che sembravano un po' quelle di alieni che improvvisamente irrompevano sulle strade ordinate della città, in realtà avevano un retroterra internazionale ampio, perché c'era stata la mobilitazione sul Vietnam, c'era stata Berkeley, c'era stato Rudi Deutschke in Germania, c'era stato il Maggio francese: e tutti questi movimenti avevano un carattere di massa che oggi il movimento di Seattle non ha. Quando sentiamo che sono 20.000 a Göteborg, o che forse arriveranno in 100.000 o 200.000 per Genova, se ci pensiamo bene ci accorgiamo che sono numeri abbastanza ridotti pensando che sono manifestazioni addirittura internazionali. Allora c'erano le fabbriche, questo punto che ho citato prima non è che lo dimentichi, poi il punto della crisi dell'impiegato, mi ricordo la nascita dei CUB, il Comitato Unitario di Base alla Pirelli era fatto soprattutto da tecnici e quadri. Oggi questa situazione non c'è.
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