Se questo è il quadro, con questa colonizzazione della soggettività e un profondo incidere sui suoi processi di costituzione, come si potrebbe guardare a delle ipotesi di rovesciamento, ossia di possibile fuoriuscita da questa accettata dimensione capitalistica che oggi è sicuramente vincente?
Non lo so, perché secondo me si dovrebbe ripartire dai luoghi di vita associata del quotidiano, in quanto certo non possiamo fare i testimoni di Geova numero 2 e andare alle case! Però, è molto difficile, perché oggi, sul piano degli obiettivi, l'interlocutore che tu ti trovi di fronte è il famoso equivalente universale del processo di mercificazione, cioè il denaro. Oggi tu devi contrastare come interlocutore quello che da mezzo si è trasformato in obiettivo, che è il denaro, e che investe anche fasce del proletariato e del sottoproletariato. Dicevo prima di quelli che ti dicono "pochi, maledetti e subito", "meglio in nero oggi ma ne ho un po' di più che non avere garanzie". Quando si dice che siamo all'interno di una società del consumo si indica proprio il fatto che oggi sembra che la soggettività e il protagonismo sociale si esprima solo attraverso atti di consumo; e questi atti di consumo vengono visti in funzione del denaro che si possiede o si può possedere. E allora questo, proprio perché il denaro è un equivalente universale astratto, rende anche più difficile all'interno delle aree di vita sociale collettiva trovare degli obiettivi e dei punti che creino unione. Basterebbe pensare alla questione ambientalista, alle mobilitazioni collettive che sono avvenute negli ultimi anni: abbiamo alcune mobilitazioni che, con buona pace di Bonomi e della sua liturgia del leggere i comitati civici e i comitati di quartiere, molti sono stati apertamente xenofobi, si pensi a tutta l'esperienza dei comitati di quartiere in varie città, lui aveva studiato quelle di Milano, altro che le comunità solidali! Quindi, abbiamo avuto una grande presenza di protagonismo dei cittadini o in chiave xenofoba e razzista o comunque di chiusura verso gli altri, oppure su questioni ambientaliste o ecologiche o di ecologia sociale, dove però il problema era "voglio migliorare la mia zona e non voglio avere nessun elemento che mi disturbi". Allora, tutti vogliono che i rifiuti siano smaltiti ma nessuno vuole avere la discarica, nessuno accetta che ci sia vicino a casa sua una comunità per le persone sieropositive o malate di Aids. E quindi noi abbiamo trovato in questi anni un protagonismo sociale, per esempio legato alle zone urbane, che è stato un protagonismo più all'insegna della chiusura, più sul modello leghista, che non all'insegna di apertura, o di una progettualità che tenesse conto anche delle differenze e delle aree di disagio, mentre al massimo l'unica progettualità in positivo era "vogliamo i giardini". Per cui non la vedo facile.
Quali sono stati i tuoi numi tutelari, ossia le principali figure, autori e persone che ti sono stati di riferimento nell'ambito del tuo percorso e quelli che ritieni oggi più importanti nella lettura del presente?
Marx, ma soprattutto Rosa Luxemburg. Diane Di Prima della Beat Generation, Gregory Corso più ancora di Kerouac e di Allen Ginsberg. Nietzsche. Joan Baez e Bob Dylan che mi hanno fatto scoprire la guerra in Vietnam quando non sapevo nemmeno dove fosse. Adesso vado per ordine, perché ce ne sono tanti. Rimbaud. I Velvet Underground. Sto seguendo le fasi della vita. Bob Marley. In questo momento mi viene molto meglio la musica perché sto lavorando su questo. Se devo poi pensare a persone del movimento mi viene in mente Primo Moroni, Romano Alquati, Sergio Bologna, Marco Revelli, poi ce ne sono altri, ad esempio i portuali di Genova della compagnia, quello che allora era il Collettivo Operai Portuali. Sto senz'altro dimenticando molta gente. Poi ci sono tutte le persone che ho conosciuto nelle fabbriche, dei quadri meravigliosi, dovrei dire centinaia di nomi. Io poi ho vissuto tra Alessandria, Torino, Milano e Genova, quindi sono veramente tanti. Queste persone qua mi sono venute in mente perché ne abbiamo parlato oggi, però ne dimentico sicuramente moltissimi. La Comunità di San Benedetto, don Gallo.
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