Secondo me una grossa battaglia, per esempio, che le donne hanno perso è il fatto che si sono emancipate sul mercato, ma hanno profondamente pagato questo sul piano della loro sudditanza e della loro strumentalizzazione sui rapporti. Ancora oggi una donna è considerata come merce di un corpo gradevole, che quando smette di essere gradevole, e quindi per esempio oltrepassa un certo numero di anni, immediatamente viene messa da parte perché non più considerata produttiva, per amore, per sentimenti o per sesso, mentre per l'uomo anzi più passano gli anni, più avendo accumulato soldi e potere, questo crea un fascino e riesce a crearsi altri rapporti: questo è un esempio banalissimo ma lo vediamo dall'impiegato agli amori di Cesare Romiti. E' proprio il principio della razionalità strumentale. Quando io facevo Filosofia mi ero molto innamorata di un principio di Kant, che mi pare fosse il secondo imperativo kantiano, lo dico sempre ai miei studenti: l'uomo non deve mai essere strumento dell'altro uomo. E nello strumento c'è lo sfruttamento economico, di lavoro, ma anche l'uso strumentale dell'altro per fini tuoi. Ecco, mi pare che questo sia proprio contraddetto oggi pesantemente, nel senso che domina una razionalità strumentale, anche ingenua. Un ultimo esempio: ho visto un programma televisivo in cui c'erano elle interviste agli operai della Fiat di Melfi prima delle elezioni, era Suscià, una di quelle inchieste dove c'era Santoro. Questi operai, iscritti alla FIOM, dichiaravano o discutevano, alcuni lo dicevano apertamente, del fatto che potevano votare Berlusconi. Allora, il problema non è morale, detto tra di noi io non credo che ci fosse stata questa differenza epocale tra il votare un polo e il votarne un altro. Ma è interessante il processo di costituzione della soggettività e la rappresentazione, vale a dire: sei in una condizione di difficoltà, con rapporti di lavoro a termine e quindi usi un sindacato che pensi essere il sindacato più forte; poi però in politica voti per "Silvio facci sognare". Il tutto all'interno di un percorso di piccolo raggio di razionalità strumentale, in cui ogni volta vedi quello che ti conviene di più, ma non tarando mai la tua collocazione in quel momento e quanto in quel momento potrebbero essere utili altre alleanze o altri impegni. Ciò anche da quando il sindacato ha smesso di essere un punto di riferimento per i lavoratori nelle loro richieste di difesa materiale degli interessi. Ormai si sa che ci sono moltissimi giovani, in questa esperienza del bresciano ad esempio, che non ne vogliono neanche sentir parlare di sindacato, privilegiano nettamente un discorso di contrattazione individuale. Parimenti a questa secessione dei giovani dal sindacato, corrisponde un sindacato che sempre meno ha voglia di fare gli interessi materiali dei lavoratori. E quindi a questo punto si hanno due comportamenti che sembrano divaricarsi, mentre in realtà sono esattamente paralleli e si saldano nel fatto che oggi le tue condizioni di lavoro sono fatti tuoi, e se sei sfigato finisci male, se vai a lavorare tre mesi e quello ti licenzia, va beh, il mondo è così, arrivederci e grazie. Al sindacato ti iscrivi solo al massimo per farti la dichiarazione del modello delle tasse o se tuo nonno va in pensione per andare a chiedere di seguire la pratica. Secondo me, è proprio il predominio di questa razionalità strumentale nei processi di costituzione dell'io; e quindi anche con suoi utilizzi molto meno nobili di quelle che sono le analisi francofortesi o postfrancofortesi. Sono all'interno di piccole traiettorie, e non credo che la soluzione sia quella che il mio amico Marco Revelli vede nel no profit o nel privato sociale. Possiamo parlare di affreschi e di utopia e di illusioni perché, per carità, di illusioni anche si vive, e di affreschi utopici ne abbiamo proprio bisogno, perché aver sotterrato la bandiera dell'utopia è stato un tragico errore secondo me. Però, non puoi dire che rispetto a questo la soluzione sono delle piccole isole di economia informale, perché tra quelle piccole isole di economia informale quelle che reggono sul mercato sono poche, e per quanto riguarda quelle che si inseriscono nel privato sociale credo che tutti abbiano ben presente i saggi di supersfruttamento che in esso ci sono con le cooperative, diciamo la verità.
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