>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e culturale e figure di riferimento
(pag. 1)

> Limiti e ricchezze dei Quaderni Rossi
(pag. 2)

> Inchiesta e conricerca
(pag. 3)

> La questione della soggettività
(pag. 4)

> Soggettività e progetto
(pag. 4)

> Differenze e fratture
(pag. 5)

> I "numi tutelari"
(pag. 6)

> Percorsi successivi
(pag. 6)

> Formazione politica e percorsi professionali
(pag. 7)

> Specificità torinesi
(pag. 8)

> Cesare Del Piano
(pag. 9)

> Ipotesi sull'operaismo
(pag. 9)
INTERVISTA A VITTORIO RIESER - 3 OTTOBRE 2001


Nello specifico della situazione italiana, ma anche più in generale nella tradizione comunista (forse con qualche diversità proprio per la dimensione maoista), il procedere dei percorsi dà sempre luogo a dei gruppi (siano essi piccoli o grandi), in cui poi il rapporto dialettico e di crescita nella critica e nel confronto tra posizioni non convergenti dà luogo a fratture. Ad esempio, in Italia ciò è stato un grande handicap per le possibilità di sviluppo di un progetto politico: se si guarda alla storia dagli anni '50 in poi le dimensioni di certi tipi di proposta di trasformazione o rivoluzionaria sono sempre attraversati da storie di frantumazione in gruppi che però, mentre si frammentano, sicuramente motivati da differenze teoriche e di percorsi, in realtà abbandonano quello che è uno dei problemi grossi, ossia il come si accumula una forza per avere un progetto che sia in grado di contare. Forse Mao ha, almeno in parte, avuto la capacità di rompere e poi riutilizzare in una sintesi diversa. Mentre il progetto dei capitalisti riesce comunque a utilizzare le proprie differenze per poi arrivare ad una sintesi che lo porta in avanti in termini di progetto, come mai, secondo te, da parte di chi cerca di costruire delle alternative a questo sistema non c'è mai stata la capacità di utilizzare le differenze nella visione di una sintesi progettuale?


C'è comunque il fatto che la situazione è disuguale perché il capitalismo ha il potere, che deve conservare e gestire, e questo è un poderoso fattore di sintesi: ovviamente quando tu sei fuori e lotti contro non hai questo elemento. Dopo di che ci sono dei fattori poltico-culturali: nel Partito Comunista ha pesato una logica staliniana ma prima ancora leninista, cioè una logica di rottura e di settarismo, non nel senso solo spicciolo ma proprio teorico. Mentre nei paesi a dominanza socialdemocratica i gruppi di estrema sinistra spesso avevano caratteristiche leniniste o addirittura staliniste, in Italia, essendoci un grosso partito comunista, pochi gruppetti hanno avuto caratteristiche staliniste o anche solo leniniste ortodosse. Lì, però, secondo me c'era il fatto che i gruppetti erano comunque dominati da intellettuali di sinistra, nei quali la logica della rottura era basata non tanto su uno schema teorico rigido e settario, quanto sull'amore per le proprie idee, quindi sul litigio. Il radicamento di classe che comunque era limitato più la tendenza degli intellettuali a litigare, a essere pronti a sacrificare l'organizzazione per difendere una propria idea, faceva sì che non ci fosse un senso di responsabilità verso la classe, perché non si aveva un rapporto così forte da essere richiamati a questo. In più c'era il fatto che si era in una dimensione di ricerca. Il tema che ha percorso la storia dei Quaderni Rossi ma anche dopo era: quali possono essere le vie di una rivoluzione nei paesi di capitalismo avanzato. Quindi, si era in una dimensione di ricerca, non si aveva qualche cosa di consolidato da difendere e su cui dire "a partire da questo ci confrontiamo": invece, ogni ipotesi diversa di ricerca portava a costruire la piccola organizzazione che la seguiva. Per quanto riguarda la storia del Partito Comunista Cinese ciò può essere vero per la prima fase, ma quando poi Mao riesce a vincere la dialettica interna non è più di tipo staliniano. Prima gli avversari vengono in certi casi consegnati alla polizia di Chiang Kai-shek o cose di questo tipo. Dopo di che il problema si ripresenta dopo la presa del potere e Mao ha questa intuizione geniale che poi si manifesta nella rivoluzione culturale, ossia il fatto che le contraddizioni interne al partito vanno affrontate a livello di massa, traducendole fino al livello della guerra civile, perché poi la rivoluzione culturale fu per certi versi una guerra civile. Da un lato era un'intuizione geniale, però alla fine è stata sconfitta. Quindi, sul come affrontare questo tema in condizioni di dittatura del proletariato probabilmente non c'è risposta possibile. Mao ci provò, e questo significava quindi una lotta insieme molto più dura però con una logica non burocratica: non era un processo, magari di eliminazione fisica sì ma non ad opera dello Stato, quindi emergevano momenti di lotta armata all'interno proprio nella società. Ciò è certamente diverso da qualsiasi altra cosa, purtroppo poi non ha però funzionato neanche questo.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.