I limiti. Intanto, in questa stessa impostazione c'era un primo limite: proprio in polemica contro le visioni tutte arretrate del capitalismo, noi tendevamo a prendere per buone le formulazioni più avanzate dal lato capitalistico borghese, ritenendole reali e non contando sul loro aspetto e sulla loro dimensione ideologica. Che fossero ideologiche nel senso dell'essere fatte per ingabbiare la classe operaia era chiaro, ma le abbiamo spesso prese per espressioni di un programma concreto quando invece non lo erano. Io ero un chiosatore di Carli, Mario Tronti era un chiosatore di Moro, e l'uno come l'altro prendevamo questi come ideologia che però rivelava una tendenza, ma tra l'ideologia e la tendenza reale c'era un vasto spazio in cui poi giocavano mille contraddizioni interne. Quindi, per noi il capitalismo italiano era quello che Aldo Moro, Pasquale Saraceno, Guido Carli indicavano, mentre la cosa era un po' più complicata. Poi c'era una contraddizione che probabilmente non poteva essere risolta: la forza culturale e teorica dei Quaderni Rossi nasceva proprio dal fatto di non essere un semplice gruppo di intellettuali ma di essere fortemente legato a una pratica politica; nel momento in cui c'è stata la rottura con il sindacato si doveva autorganizzare come gruppo politico, ma c'era una sproporzione enorme tra la tematica che noi affrontavamo e l'esiguità della nostra pratica politica. Quindi, da allora in poi ci si è mossi affrontando grandi temi e attingendo a una pratica politica nostra che era limitata: serviva quel tanto ad evitare che facessimo gli intellettuali di sinistra nel senso deteriore, ma provocava anche dei grossi abbagli. I nostri riferimenti operai poi divennero più importanti nel caso di Porto Marghera, però lì il rapporto con i Quaderni Rossi fu molto breve, perché poi ci fu la rottura del '63. A Torino, dopo la rottura con il sindacato, avevamo sì contatti operai: c'era, per esempio, un operaio molto bravo che veniva scherzosamente definito il nostro "operaio collettivo". Poi cercavamo di avere altri elementi, ma non era facile.
Inchiesta e conricerca: quali sono, secondo te, le differenze e le analogie, le ricchezze e i limiti dell'una e dell'altra?
Ci furono delle dispute tremende fin dall'inizio su questo. In un seminario a Meina (a cui tra l'altro Panzieri non venne perché era fuori dall'Italia) ci fu uno scontro tra quelle che venivano chiamate l'inchiesta dall'alto e l'inchiesta dal basso, che era sostenuta da Romano e da altri. In realtà, secondo me anche quella era una disputa abbastanza astratta, tra due metodi sociologici. La conricerca è il metodo fondamentale, ma vuol dire disporre di una forza organizzata, va bene se la fai con degli operai che stai organizzando o che sono organizzati e quindi si lega strettamente a una pratica di lotta; noi non eravamo in condizioni di fare questo, tanto meno quando poi eravamo da soli, ma anche il sindacato era in una fase in cui alla Fiat non era in grado di organizzare la lotta. Fra l'altro, noi giustamente (e questa è stata una scelta comune) abbiamo fatto l'inchiesta non solo con i pochi operai legati alla FIOM, ma attraverso canali vari si trattava di raggiungere operai ordinari: con quelli non potevi fare conricerca perché non avevi un progetto comune. Eravamo in una situazione in cui poi di fatto venne adottato un metodo di ricerca tradizionale, il che non significa che quello sia il metodo migliore. E' per questo che dico che la disputa era astratta, perché quando hai la possibilità di fare conricerca è chiaro che è questo il metodo migliore, però se sei all'esterno di una situazione e l'inchiesta è il primo strumento di presa di conoscenza di quella realtà ovviamente devi ricorrere a metodi tradizionali, non nel senso di fare questionari quantitativi (quando puoi farli vanno bene anche quelli), ma devi usare con il dovuto senso critico dei metodi tradizionali di ricerca. Allora, anche grazie a Panzieri, eravamo frequentati e potevamo attingere a sociologi e studiosi importanti, da Pizzorno a Momigliano a Gallino, che venivano ai nostri seminari. Devo dire che un elemento risolutore fu Gallino, il quale di fronte alle nostre dispute elaborò un'esemplare analisi marxista della situazione di classe e di tutto il resto, e in qualche modo ci fece fare un salto in avanti. Adesso Gallino è un po' ritornato a questo, il suo percorso è stato vario, le ultime cose sono di nuovo di quel tipo.
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