Non credi però che anche questo discorso sul reddito rischi di essere un passo insufficiente se poi bisogni, desideri, comportamenti ecc. restano questi, imposti dal capitalismo e accettati dalla classe, ossia se non si costruisce una soggettività altra da quella esistente?
Questo sì, ma è un passo che non è poi così minore. Intanto lo vedo come quasi inevitabile, per quanto difficilissimo, perché per esempio è sempre più difficile vedere la traduzione pratica di una cosa del genere, non sarà certo un salario erogato dallo Stato, non credo proprio, saranno delle nuove forme di mutualizzazione del rischio e di ridistribuzione proprio dentro questo universo frastagliato fatto di disoccupati, di pendolari, di lavoratori atipici ecc. Però, al di là di questo è un passo credo necessario, oltre che quasi inevitabile, perché io penso che la soggettività oggi se non recupera un minimo non dico di agio, ma un minimo di sicurezza, è fottuta: è molto duro lottare quando si è poveri sul serio, non hai il tempo. Io la povertà un po' perlomeno l'ho indagata, mi ricordo bene quando parlavo con delle donne, famiglie monoparentali, giovani, tra l'altro persone splendide, e cercavo di capire come la pensavano politicamente, e loro mi dicevano: "Quando arrivo a casa la sera l'unica cosa che riesco a fare è guardare la televisione, Canale 5, mica mi metto a leggere Rosso o Posse". Nel senso che la povertà, o comunque la non sicurezza, è una cosa che ti tira scemo, ti stanca, ti toglie le energie. Quindi, la precondizione per un discorso sulla soggettività altra è che ci sia in qualche modo un minimo non dico di contratto o di compromesso sociale, perché mi sembra che oggi sarebbe veramente come parlare del sesso degli angeli, ma di articolazione tra flessibilità e precarietà e sicurezza sociale. Io proprio non riesco a vedere come si possa entrare nel merito della questione di una soggettività antagonistica se non contemporaneamente (uso questa espressione consapevolmente) parlare di un minimo di garanzie di reddito, o se non questo di garanzie di mutualizzazione. Lì devo dire che sono abbastanza d'accordo con le ultime pagine di Zygmunt Bauman su "La solitudine nella globalizzazione", dove appunto dice che è chiaro che ciò non è la soluzione, il problema che poni resta, ma secondo me non resta tale e quale, acquista una maggiore possibilità di essere sviluppato.
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