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INTERVISTA A CHRISTIAN MARAZZI - 5 LUGLIO 2000

Ci sono poi degli esercizi di analisi e di riflessione teorica, per esempio a me adesso piacerebbe andare a rivedere questa cosa, sembrava ormai chiuso il capitolo sul capitale fisso, ammortamento, lavoro vivo, i bravi economisti, i più bravi di allora hanno detto "vedete, qui non è possibile": e guarda caso ritorna fuori proprio perché oggi il conflitto e la tensione tra old e new economy è un conflitto di valutazione, i prezzi dei titoli delle imprese si dice che sono stratosferici, non hanno niente a che fare, per realizzare i profitti che si riflettono dentro quegli indici del Nasdaq dovrebbero passare quarant'anni, ma proprio perché c'è un portare sul terreno della old economy qualcosa che ha a che fare anche con forme di ricchezza e anche quindi con le categorie del profitto che sono incommensurabili rispetto a quelle della old economy o comunque di un'economia che in qualche modo rimanda a un'economia fordista per certe sue caratteristiche, in questo caso per il capitale costante, fisico. Per esempio, una cosa che colpisce è che comunque tutti gli analisti dicono (e anche a ragione usando i criteri di valutazione che ci sono e non semplicemente facendo l'elogio o analisi entusiastiche della new economy) che questi indici della nuova economia sono sballati, e in effetti poi in parte sono crollati; però sarebbero dovuti crollare molto di più per ritornare a dei livelli normali, oggi sono ancora molto elevati, ci sono degli alti e bassi però restano ad un livello che è ancora perlomeno del 30% al di sopra di quello che erano un anno, un anno e mezzo fa. Gli investitori non sono solo i grandi ma sono soprattutto e sempre di più anche i piccoli, comunque sono sempre di più investitori che hanno dirottato i loro risparmi sulle Borse per ragioni di pensionamento: da parte di tutta questa moltitudine di gente, che si gioca poi la pensione come suol dirsi, proprio come te la giochi al casinò, c'è comunque una percezione della ricchezza che è irriducibile ai criteri di valutazione degli economisti. Per quanto riguarda queste imprese della new economy i loro titoli saranno sballati, però il fatto è che la gente ci crede un po', e ci crede di più degli economisti: ora, perché ci crede di più? Intanto perché è costretta a crederci, perché comunque conviene loro crederci perché se no magari ci perde molto; ma al di là di questo ci crede perché c'è probabilmente una percezione della ricchezza che queste possono effettivamente produrre come ricchezza sociale e non solo come ricchezza dell'impresa x o dell'impresa y, quindi dei suoi profitti: c'è una percezione di questa ricchezza che secondo me è più adeguata e più giusta rispetto alla percezione (nel senso del calcolo, della misurazione della ricchezza) degli economisti. Questo vuole anche dire che la new economy probabilmente è una anti-economy, perché comunque è molto più basata su una valutazione soggettiva, percettiva che non su una valutazione dall'esterno, con strumenti esterni.
Ritorniamo sempre a questo fatto, ciò che è il punto di vista esterno che entra dentro il corpo, l'impossibilità di distinguere tra centro e periferia, tra dentro e fuori, questa idea anche dell'impero applicata agli stessi criteri di misurazione, di azione e di misure di politica economica e finanziaria. Oggi uno dei problemi della crisi monetaria, per esempio, è proprio il fatto che non riesce più a stare fuori, a comandare dall'esterno; è l'interno che comanda la Banca Centrale, basti pensare all'evoluzione di Greenspan stesso, era un monetarista duro e puro e adesso è uno che, prima di prendere una decisione fa millecinquecento telefonate in giro per tutti gli Stati Uniti, cioè parla con la gente dall'interno, non è il presidente di una Banca Centrale che dice "adesso si fa all'x% il tasso di interesse". Qui non si capisce più niente se si sta relativamente fuori, se si è relativamente esterni, perché non abbiamo più nessuno strumento per stare fuori e guardare il mondo, l'unico modo è di guardarlo dall'interno e poi ancora. Quante volte si è detto "il petrolio, è partita l'inflazione", poi dopo un mese ti rendi conto che non è poi così vero, perché, per quanto importante, in un'economia che ha sempre più in altre forme le sue materie prime, che sono le materie immateriali appunto, immaterie prime, non dipende più come dipendeva in passato dai prezzi del barile di petrolio, vi dipende molto di meno. Però continuiamo ogni volta a stramazzare, "qui parte l'inflazione" e via tutti a scrivere su questo, ti aumentano i tassi d'interesse e poi l'unica cosa che ti risulta è che ti sono aumentati gli affitti o la benzina per il pendolare, ma poi tutti gli altri prezzi non aumentano. Dunque, è una specie di autolesionismo perché, usando le categorie fordiste, si contribuisce a fare aumentare i prezzi quando non c'è nessunissimo motivo e in tal modo l'unica roba che aumenta sono i tassi ipotecari, perché sono quelli che aumentano sempre e quindi la si prende in quel posto come inquilini o come proprietari indebitati. Ma è sempre questo problema del rifiutarsi di pretendere di dettare, anche dal punto di vista dell'azione politica, del conflitto ecc., delle modalità, delle scadenze ma dall'esterno.

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