Mi sembra che la qualità di questi movimenti (parliamo dei movimenti da Seattle a Genova, ma anche prima, degli ultimi dieci anni) sia intanto quella di mettere assieme molte diversità, cioè interessi di difesa di tipicità di prodotti, come Bovè, sindacati americani con ecologisti, il commercio equo e solidale, forme di nuova cooperazione. Io sono stato alla manifestazione del sabato a Genova, quella dei 300.000, si è vista una composizione che secondo me allude a una nuova formazione sociale: è estremamente complessa, riguarda l'agricoltura, il commercio, la piccola e media impresa, l'informazione, la produzione culturale. Cioè, la sua composizione ha quella caratteristica di complessità che Revelli dice appunto che dobbiamo riuscire a governare come complessità. Se io leggo i documenti di presentazione del forum di Genova vedo che sono tutti propositivi di qualcosa, non sono documenti unicamente contestativi dell'ordine mondiale e della globalizzazione. C'è stato un dibattito anche a San Rossore con Illich Goldsmith e altri promosso dalla regione Toscana che si è mossa molto bene in questa vicenda: era un dibattito sul "che fare" per dirla con Lenin, nel senso di quali modelli di attività produttive, di attività agricole, di attività industriali, di attività culturali, cioè intorno a cosa costruire società e futuro. Allora, questo è un salto straordinario rispetto al nostro operaismo in cui decidevamo solo come abbattere il presente con il "più soldi meno lavoro", come redistribuire il reddito: qui ci sono in gioco spezzoni di modelli di futuro, cioè di modelli di una nuova civilizzazione. Per dirla in modo un po' pomposo, dico che questi movimenti hanno in sé i germi di una nuova civilizzazione post-tutto, postfordista, postcapitalista, postcomunista. Insomma, i germi di una civilizzazione fondata molto sulla qualità della vita, sulla solidarietà, sulla valorizzazione dei patrimoni genetici, del territorio, delle culture, e da tanti pezzetti di questa grande civilizzazione che stanno emergendo. La forma della politica per governare questo processo? Be', mi si chiede troppo. So solo quelle due o tre cose che già ho detto: che i governi locali conteranno molto nel far crescere le sperimentazioni concrete di tali progetti, quindi costruire territori liberati dalla globalizzazione; conteranno molto le nuove forme di democrazia in cui questi patti tra attori diversi si daranno. E quindi io penso che verranno forme della politica completamente nuove in cui la discussione tra fini e mezzi della produzione si salda in questi nuovi aggregati sociali consapevoli, dentro cui sicuramente le reti dell'informazione potenziata, dell'informatica, le comunità virtuali avranno un grosso peso e un grosso ruolo, perché noi vediamo che anche questo movimento di Seattle è passato via Internet, quindi la comunicazione potenziata è molto importante. Non ne farei un ragionamento futurista alla Bifo, che ne "La nefasta utopia di Potere Operaio" mi sembra che dia una continuità improbabile tra Potere Operaio e il cyberpunk.
Voi, inteso come strato di persone che siete state su un livello alto dell'operaismo, avete avuto un livello di formazione costruito soprattutto su una forma di militanza politica e di capacità di elaborare un modo di essere e di soggettività, una teoria di interpretazione della realtà e di azione politica. Dalle interviste abbiamo colto che la dimensione politica della prima formazione è diventata poi anche quella che ha sedimentato un filo rosso nella vita delle persone, perché lascia un segno costitutivo nel Dna della vostra generazione. Ciò ha dato una qualità e un bagaglio probabilmente irripetibile di ricchezza, di capacità dell'uso della conoscenza e dell'elaborazione del sapere. Questo al di là poi di come i singoli abbiano speso tale bagaglio, perché le traiettorie delle varie persone sono molto differenti, c'è chi da quell'origine ha avuto un certo livello di impegno, di percorso, di modo di essere e chi ne ha avuto tutt'altro.
Anche diversi modi di vivere la politica, nel senso che io ritengo di continuare il mio impegno di allora in altre forme; altri hanno detto "chiudo dopo questa esperienza, faccio l'informatico o qualcos'altro".
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