Questo da un alto, dall'altra parte c'è l'ottusità sia di noi stessi sia degli altri, però a me ha sempre interessato di più la nostra ottusità, perché quella degli altri mi sembra ovvia, ma la nostra non mi sembra così ovvia: cioè, se uno si mette in una via di non ottusità, come mai rimane ottuso? Per dire la cosa più semplice, come mai i rivoluzionari sono così esattamente identici a tutti gli altri quando si tratta, per esempio, di avere a che fare con le dinamiche del potere? Ciò si vede già nelle dinamiche interne alla loro organizzazione, senza aspettare che diventino ministri o funzionari del KGB. Devo dire che questa è stata un'esperienza che mentre la facevo ha sempre rappresentato un dubbio fortissimo, e poi una questione capillare per me. Però, può anche darsi benissimo che ci sia l'imprinting iniziale, allora ritorniamo a Revelli, al professore del liceo, all'imprinting dell'adolescenza: lui era un cattolico e un marxista, che cosa sono queste due cose al di là della formulazione? Mi sembra che siano la trasformazione interne e la trasformazione esterna, questo è il problema: l'una senza l'altra mi sembrano impraticabili, impossibili oppure danno luogo a delle mostruosità, comunque a qualcosa per cui non si può chiedere il sacrificio della vita (perché in qualche forma lo è), cioè, in modo più semplice anche, di dedicare la vita a qualcosa che già da subito si può vedere che cos'è in realtà. Il che non vuol dire naturalmente che tutto deve essere perfetto, però vuol dire che deve esserci almeno un'intenzione, una modalità per affrontarlo. E su questo mi pare sinceramente che ci siano molti dubbi, ma non è un problema soltanto nostro, anzi da questo punto di vista siamo generosi, diciamo "sì, questo lo facciamo per l'umanità, è un esperimento": questo esperimento che per ora non abbia dato risultati generalizzabili mi sembra vero, non soltanto sul piano politico, intendo dire anche sul piano delle esperienze di trasformazione del profondo, posso dire sulle associazioni analitiche per esempio: quando si tratta di questioni di potere le dinamiche sono sempre le stesse, qualsiasi trasformazione però poi sono quelle. Allora vuol dire che questa trasformazione non c'è fino in fondo, o vuol dire che deve essere in qualche modo correlata con una trasformazione esterna e via dicendo. Ecco, da questo punto di vista mi interessano, magari non impegnandomi direttamente e concretamente, le sperimentazioni di varia forma e appartenenti a uno spettro veramente da arcobaleno. Quelle piccole o più o meno piccole, ma comunque le sperimentazioni dove queste due cose tendono ad andare insieme. Una prima antologia mal fatta, incasinata, raffazzonata, buttata giù di queste robe qua, però per dare un'idea, è il libro "Vivere altrimenti"; mi piacerebbe che ce ne fosse uno ben fatto, anche a proposito della ricerca su tutte queste cose. Ecco, per dirla in una formula, quello è il mio modo di immaginare come va avanti il processo precedente, secondo me va avanti in quel modo lì, cioè attraverso queste varie forme, che naturalmente spesso non hanno grande consapevolezza di sé o della loro affinità, questa potrebbe essere una cosa interessante.
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