In più parti hai già sviluppato delle analisi critiche rispetto a determinati passaggi: nel complesso quali sono stati, secondo te, i limiti e le ricchezze di questi percorsi, sia di quelli a cui hai preso parte sia più in generale degli ambiti politici e dei movimenti degli anni '60 e '70?
Certo, a giudicare da oggi mi sembra chiaro che, diciamola francamente, il bilancio politico sia fallimentare, catastrofico, io sostengo in fondo che c'è una sconfitta epocale. Da questo punto di vista però non mi sentirei di dire che questo vale per noi o soprattutto per noi, direi anzi che noi siamo stati sconfitti come l'ultima propaggine di una grande sconfitta che ha a che fare con tutto l'impianto della storia del movimento operaio. Questo però naturalmente non significa che dal momento che c'è stata una grande sconfitta allora è tutto uno schifo, questo è esattamente il contrario di quello che penso: io penso che ci sia questa grande sconfitta perché le prospettive generali, la strategia e via dicendo, come è sotto gli occhi di tutti, evidentemente non hanno dato luogo a quello che si pensava. Io sono sempre per la storiella ebraica, di quello che chiede al Rabbi se è venuto il Messia, il Rabbi non risponde andando a consultare qualche libro o qualche pensata, apre la finestra, guarda fuori e dice: "No, non è venuto nessun Messia". Ecco, secondo me questo vale per il movimento operaio, la sconfitta si vede così, questo è il punto. Questo da un lato, dall'altra parte quel po' di civiltà diciamo istituzionale che c'è non è tutto merito del movimento operaio, perché ci sono certamente anche meriti della borghesia liberale, democratica, dei movimenti religiosi, non v'è dubbio; ma non c'è altrettanto dubbio che gran parte delle poche e uniche cose decenti che ci sono nel mondo, anche cose terra terra, dall'istruzione per tutti alla libertà di organizzazione ai diritti, sono merito del movimento operaio, sarebbe un mondo inesistente senza questo. Quindi, questa è probabilmente una grande vittoria nei confronti della dignità dell'umanità. Certo, dal punto di vista dei fini che ha posto a se stesso no, e all'interno di ciò noi siamo il massimo di tutto questo, perché tutto sommato da un certo punto di vista eravamo il tentativo "riformatore" ma nel senso protestante, all'interno, cioè ritorniamo anche agli obiettivi di fondo e vediamo di rinnovarli; e da questo punto di vista è chiaro che siamo soltanto una e peraltro anche abbastanza minuscola propaggine di questa sconfitta. Dall'altra parte sicuramente mi sembra altrettanto vero che, per quel poco che siamo stati, lì la cosa interessante siano le domande e la dimensione delle domande che è stata messa in gioco, questo mi sembra interessante anche per il futuro, nel senso proprio di quell'accenno agli intrecci che facevo prima. Per noi appunto è stato un po' diverso perché era pensato tutto sommato prima, però penso che non a caso proprio nella fase dissolutiva (anche Lotta Continua si scioglie nel '76), c'è il rapporto tra femminismo, gruppo politico e via dicendo: c'è quell'intreccio, che in parte si era già visto alla fine degli anni '60, ma leggermente, perché per esempio il femminismo in Italia e anche in Europa non aveva nessuna forza nel '68, però all'inizio devo dire che c'era qualche traccia di confluenze, di culture diverse. Faccio sempre un esempio che è assurdo perché uno può dire che era un matto, ma non era soltanto un matto, si tratta di uno che interveniva alla Statale nel '68 e faceva yoga, si metteva lì seduto, diceva quattro cose e faceva yoga come intervento, cioè le cose più assurde, poi c'era il fatto che esistevano i situazionisti. Quindi, credo che ciò sia di nuovo l'idea che ci sia un rapporto fra l'oppressione, l'ingiustizia di classe (una volta non l'avrei mai detto ma oggi lo dico) e via dicendo, e naturalmente le contraddizioni di genere e le contraddizioni che riguardano le generazioni, poi immediatamente dopo e con l'ambito dell'ecologia: insomma, grosso modo diciamo semplicemente l'insieme della galassia Seattle, tanto per dire una stupidaggine ma per abbreviare il discorso. Dunque, la cosa importante mi sembra questa dimensione e questa articolazione possibile del sogno. Poi, invece, dal punto di vista politico ho già detto, una pura e semplice debacle generale, e per quell'aspetto credo che ci sia anche abbastanza poco da poter riproporre. La dimensione del sogno, la dimensione delle esigenze, la dimensione delle domande, questa mi sembra la cosa importante. Un approfondimento si può vedere orizzontalmente, le varie tematiche accostate; finché le tematiche rimangono accostate vedo che c'è poi l'obiezione di chi dice "sì, ma così sono soltanto una più una più una più una": questa è un'obiezione fatta sia dal punto di vista di quelli che rimangono più legati all'impostazione tradizionale di classe, sia dal punto di vista di quelli che invece apprezzano la qualità diversa della questione ecologica oppure della liberazione femminile. Certo, se rimane a questo livello qua è così, ma l'altra dimensione che, anche se solo in qualche modo, è accennata in quei periodi è che ci sia da pensare ma che si sia cominciato a porre anche lì il tema della profondità invece, che è il tema in cui queste diverse dimensioni possono trovare un'unificazione che non è soltanto quella dell'una più una più una più una. Solo che la profondità in sostanza significa la profondità appunto della soggettività, grosso modo detto in quell'antica formula, che rimane peraltro secondo me geniale, che il personale è politico. Quindi, che lì sia possibile uno scavo per vedere quanto queste dimensioni siano in realtà interconnesse e siano aspetti di una stessa cosa.
|