Questo mi sembrava centrale. Allora, per ritornare a noi, i gruppi come espressione del movimento studentesco non potevano in qualche modo portare nessuna seria organizzazione veramente proletaria (adesso schematizzo orrendamente), il che però non poteva neanche voler dire la posizione di Lotta Continua e Potere Operaio (adesso schematizzo la posizione degli altri quindi è ancora peggio), ossia "in fin dei conti le avanguardie ci sono già", sempre per il ragionamento di prima: secondo noi questo era un travisare, cioè un vedere certe tendenze di lotta come immediatamente coscienza, mentre a noi appariva, anche dal lavoro di fabbrica, che tutto ciò non fosse minimamente. In uno slogan, che era il nostro, la nostra idea era da una parte non mettersi alla testa di, che era l'idea "leninista" a partire dai gruppi studenteschi, che è poi quella dell'intellettuale rivoluzionario ritradotta lì: cioè, non conta niente l'appartenenza di classe, conta aver capito il Lenin del "Che fare?" un po' schematizzato, conta aver capito i rapporti tra la classe e lo Stato, quando uno ha capito è l'avanguardia e si tratta semplicemente di mettersi alla testa, quindi c'è il processo di formazione teorica e questo processo di formazione teorica arriva a. Dall'altra parte però ci sembrava che ci fossero quelli che teorizzavano che questa avanguardia c'era già e si trattava di metterci insieme e di organizzarla: anche questo ci sembrava falso. Quindi, il problema era costruirla e non farla, per questo bisognava farla attraverso due modalità che erano insieme diverse e complementari: da una parte la ricerca teorica, dall'altra però una ricerca teorica che passasse attraverso non soltanto la verifica ma che fosse essa stessa una forma della costruzione della teoria. In concreto, che cosa voleva dire? In concreto voleva dire, nella costruzione di questi organismi operai, puntare sulla formazione e autoformazione, ma non soltanto di riflessione immediata sulla lotta, ma a partire dalle lotte e dalle condizioni costruire la teoria. Questo in gran parte era quello che si provavano a fare i collettivi politici operai che si formano tra Torino, Milano, Varese, Trento, questi poi sono i posti del Gramsci, poi c'è Firenze, Arezzo, Roma e dopo un po' Cassino: cioè, lotte da una parte e riflessione a partire da queste ed elaborazioni teoriche, ci sono alcune cosette fatte direttamente da questi organismi che erano elaborazioni varie dalle qualifiche alla fiscalità.
Dunque, il primo punto è sull'organizzazione pensata in questo modo, però non era finito, perché il secondo sottopunto è che c'era una qualità diversa se si pensava così l'organizzazione nel pensare su che cosa unirsi. Allora, secondo noi il punto era che in qualche modo le teorie dovevano funzionare come stimoli alla ricerca, ma di che cosa? Non di una nuova teoria sulla quale unificarsi, certamente si cercavano nuove teorie ma questo non aveva grande importanza se non di nuovo come stimolo; il punto necessario era la costruzione di un programma politico e attraverso questo allora sì si potevano unificare le teorie diverse. Allora, l'idea era configurare l'immagine di un partito che attraverso quel processo che dicevamo prima però poi fosse unito sul programma, per dirlo con lo slogan, e quindi che poi superasse le precedenti divisioni che non a caso secondo noi erano fondamentalmente ideologiche, perché nascevano dagli studenti, nascevano da quella pratica di vita, nascevano dalla loro condizione reale che aveva a che fare i libri, perché la loro vita è più o meno libri e scrittura. Secondo noi il legame con il mondo operaio poteva portare invece a una formazione diversa e insieme ad un'autocritica della storia precedente del movimento operaio, dove i trotzkisti facevano la loro organizzazione, gli stalinisti ne facevano un'altra, quegli altri ne facevano un'altra ancora eccetera. L'idea era che il problema di fondo fosse non utilizzare la teoria per nascondere poi la realtà, le lotte di frazione interne e via dicendo, ma accettare che le teorie fossero modi diversi di vedere e che fosse possibile però, su punti di programma generale, trovare unità. Questa era la seconda idea, la terza era quella del processo a lunga scadenza e un'altra posizione era che bisognava battersi nei confronti del PCI non soltanto sul terreno dell'estremizzazione delle rivendicazioni in fabbrica o nelle scuole, ma bisognava occuparsi della costruzione di un vero programma politico: che cosa voleva dire? Voleva dire gli obiettivi intermedi, cioè le riforme: credo che qui noi fossimo l'unico gruppo della sinistra extraparlamentare che abbia teorizzato un uso rivoluzionario delle riforme.
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