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INTERVISTA A ROMANO MÀDERA - 2 DICEMBRE 2000

Arriviamo quindi alla formazione del Gruppo Gramsci.

Lì ci si arriva abbastanza svelti perché nel '69 il PCd'I si disgrega ulteriormente, prima ho lasciato perdere la lotta tra la linea nera e la linea rossa e tutte queste robe qua; nella linea rossa c'era però Peruzzi, che era passato da Lavoro Politico. Devo dire che lì c'era un'idea molto buffa a vederla oggi, addirittura farsesca, però l'idea non era per niente farsesca in sé: si trattava di una ripresa della rivoluzione culturale in termini di costruzione di un'organizzazione che non fosse la ripetizione in piccolo del Partito Comunista, di quella forma di centralismo democratico autoritario. Quindi, la linea rossa era questa idea e non a caso attecchì, perché evidentemente era in connessione con quello che veniva fuori tanto nel movimento studentesco quanto nei comitati e nelle assemblee operaie. Dunque, c'era questa idea di una specie di movimento antiburocratico dentro queste strutture, in modo da farne altre; la possibilità che in realtà ci fossero poi modelli in positivo, cioè capacità in positivo di costruire altrimenti queste forme organizzative, sinceramente mi sembra che non ci sia stata, lì no di sicuro e pochetto anche fuori, anche nei gruppi. Ci fu l'iniziale spinta del movimento studentesco, io non sono d'accordo con quelli che sostengono che prima c'era la spontaneità e dopo vengono fuori i gruppi, secondo me questo da un punto di vista storico è una balla: se si va ad analizzare in modo dettagliato quella spontaneità, in realtà si vede che inizialmente almeno c'è una specie di inseminazione da parte dei gruppi, a Milano sicuramente, per esempio Falce e Martello tanto per dirne una, che era presente, noi stessi, PCd'I m-l, pochissima gente ma c'era, alcuni di Potere Operaio, un gruppetto di situazionisti, pochissimi ma c'erano e lavoravano e facevano. Quando le due cose si uniscono c'è una certa condizione più "generale", e dall'altra parte però la presenza di queste realtà: quindi, l'idea che queste organizzazioni nascano così con una bella spontaneità secondo me in parte è una balla. La cosa certo più interessante è però che inizialmente si trovano della forme organizzative che effettivamente non sono più quelle centralizzato-burocratiche precedenti, con tutti i problemi che questo comporta: anche lì io la vedo in qualche modo come una brutta ma quasi inevitabile linea di sviluppo quella che porta, diciamo così, dall'assemblearismo a organizzazioni di cui il peggio del peggio è il Movimento della Statale di Milano, ma appunto c'è un qualche nesso. Adesso scherzando potrei dire che è il solito nesso tra movimento iniziale e bonapartismo che arriva dopo, perché poi il casino è tale che a un certo punto una qualche organizzazione della forza si impone.
Comunque, detto questo, al Gruppo Gramsci ci si arriva attraverso la disgregazione del PCd'I da una parte, dall'altra parte il dissenso interno al Movimento Studentesco (nel frattempo io stavo tra Milano e Varese). Quindi, sono due gambe: inizialmente c'è un Gruppo Gramsci a Varese ma nel frattempo io stavo anche nell'MS a Milano e poi c'era la costruzione del Movimento Studentesco a Varese. Quindi, facendo il Gramsci a Varese poi entro in contatto con un gruppo che a un certo punto si chiama la Terza Tendenza, si tratta del Circolo Lenin di Puglia, Unità Operaia di Roma e di Pisa, poi un gruppetto a Firenze, un gruppo a Torino che si chiamava Cipec, un altro gruppo a Pinerolo, a Trento, insomma una roba del genere; noi inizialmente ci chiamavamo Unità Operaia, dopo viene fuori la Lega dei Comunisti. Questo da una parte, mentre dall'altra parte c'è il dissenso nel Movimento Studentesco, la famosa scissione (famosa per quei tempi ovviamente). La scissione era su una questione in realtà strategica, poi anche materialmente il documento della scissione l'ho scritto io con alcune integrazioni fatte dagli altri, Antonello Nociti, Saracino, Annibale Pepe, Scherillo e qualche altro: in fondo la questione, apparentemente assurda, era sulla rendita. Da una parte c'eravamo noi che dicevamo che le posizioni della rendita tradizionale (la rendita agraria e via dicendo) non contavano più nulla e che quindi si poteva vedere in prospettiva un aggancio tra le categorie del profitto, quelle che allora si dicevano più avanzate, e il PCI e il sindacato, mentre gli altri dicevano di no: questo per schematizzare molto, rendendo ingiustizia alla discussione. Per schematizzare si potrebbe dire che da un lato c'erano tutti quelli che vedevano una specie di tendenza alla fascistizzazione e dall'altro quelli che vedevano una tendenza al riformismo: noi eravamo da quest'altra parte. Allora, questo dissenso da una parte e la Terza Tendenza dall'altra, piano piano portano, nel giro di poco, all'idea di fare un gruppo: inizialmente avrei voluto confluire con altri, poi però l'accordo non si trovava, con questi dell'MS ho spiegato il perché, con gi altri c'era la questione dello stalinismo.

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