Quindi, non saprei dire esattamente come ciò abbia funzionato allora. Quello che so di preciso è che l'esperienza di Classe Operaia mi ha permesso di capire che cos'è il capitalismo, che cos'è la formazione economico-sociale capitalistica, quali sono i suoi meccanismi, e soprattutto come i suoi meccanismi si manifestino continuamente nascondendosi, occultandosi, e come in questa fase storica attuale non siano per nulla cambiati. Non è per nulla cambiato lo schema che fa delle forme di manifestazione del modo di produzione capitalistico qualcosa che continua a celarsi sotto molteplici maschere, prima di tutto sotto quella del salario. Per me Classe Operaia è stata essenzialmente questo, cioè lo scoprire, il percepire concettualmente e anche praticamente che cos'è la formazione economico-sociale capitalistica, e qual è il soggetto che la regge. Soggettività per me è anche questo, è anche un far coincidere le forme soggettive dell'individuo con le forme del percorso e del soggetto di classe: la soggettività si forma anche qua.
Prendiamo lo spunto da questo: non so se sono molto d'accordo sul concetto di produzione di soggettività che oggi avanza in certi settori ex operaisti. Più che altro non so bene che potenziale abbia sul piano politico, sul piano di una ripresa dell'antagonismo, non lo capisco, perché trovo che il concetto vada messo a punto. C'è l'idea di una produzione di soggettività che viene esaltata e allargata dalle forme del postfordismo, soprattutto innestate, quest'ultime, di meccanismi informatici, potenziate dall'avvento del microprocessore; quindi una soggettività intrecciata di processi di attualità e di virtualità in cui non si distingue più l'uno dall'altro, e non deve distinguersi dal punto di vista del virtuale (però c'è anche un punto di vista dell'attuale). Non riesco a capire bene perché si passi da questo concetto, da questa idea, da questo tentativo di messa a fuoco, al concetto di lavoro immateriale: perché ci dovrebbe essere un progresso in questo concetto e non un capitombolo tautologico? Qui bisognerebbe rimettere in campo una ripresa del concetto di forza-lavoro che è rimasto abbozzato anche in Marx, magari cambiandogli il nome. Non è un problema semantico, ma logico-concettuale e insieme politico. Il problema, ripeto, è che bisogna mettere a punto ulteriormente e immettere nell'attualità il concetto di forza-lavoro, e qualcuno sta già andando in questa direzione. Ora io la butto lì (l'ho già scritta e quindi posso anche buttarla lì), naturalmente non posso argomentarla in questa sede però l'accenno: la forza-lavoro è l'unica autentica merce immateriale. In quanto valore d'uso, la forza-lavoro, o se si vuole l'essere umano in quanto operaio, è immateriale ab origine, e come tale si presenta alla sostantificazione capitalistica. Quindi, il concetto di lavoro immateriale non è un progresso, è un avvitamento tautologico, secondo me, non fa fare un passo avanti sul piano conoscitivo ma anche su quello pratico-politico. Io qui marco il mio dissenso da molti compagni che oggi girano a vuoto intorno questa tematica. Naturalmente non mi pare la sede in cui si possa mettere a punto per esteso le ragioni di questo dissenso, casomai si scrive un libro, poi dovremmo stare qui fino a domani! Però, si tenga conto che è questo.
Ora, il concetto di soggettività, di produzione di soggettività, di formazione della soggettività, se è inteso nei termini di cui sopra, torno a ribadire, non fa fare progressi. Ma soggettività operaia era un'altra cosa, era la scoperta del sé e della negazione del sé in quanto precipitazione nel feticismo (se mi si passa questa immagine filosofica un po' antidiluviana), era la scoperta della propria centralità nell'esperienza delle lotte. Una centralità che per me (qui dissento da Tronti) non si è affatto persa, si è solo dispersa e disseminata; o se si vuole, detto in un'altra forma, è semplicemente trasmutata, sommersa, occultata. E' una centralità policentrica e polisemica, se mi si concede il termine. Un'idea, questa, piuttosto distante da quella di moltitudine messianica: io penso che sia una centralità policentrica che non ha bisogno di smaterializzarsi perché è già immateriale nel suo essere pura potenza produttiva. Ciò sotto varie forme naturalmente, adesso qui non voglio ripetere né "Il capitale" né i "Grundrisse", né tentare di aggiornarli né aggiungere qualcosa; però, si tenga conto di questo, per me è un problema aperto ed è un blocco di ricerche che va assolutamente messo in campo. Non si capisce bene perché questa produzione di soggettività (che di fatto, qui ed ora, in questo universo del capitale, è anche produzione di una merce, anzi, è immediatamente riduzione a merce) debba sfuggire al circolo del consumo, non si capisce bene perché questa merce non venga esaurita e distrutta se non tenendo fermo che c'è proprio una merce che all'origine non viene distrutta nel consumo, ed è la forza-lavoro.
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