Questo è il percorso, almeno a grandi linee. Devo dire due cose. Una è che, naturalmente, accanto a questo si può parlare anche di qualche testo fondamentale: il testo di Panzieri sull'uso capitalistico delle macchine, il "Frammento" dei "Grundrisse" e ovviamente "Operai e capitale". Io personalmente aggiungo un altro testo, che è più tardo ma che può essere indicato a pieno titolo come uno dei nuclei della mia formazione: dunque, aggiungo che nel '68 la lettura de "La società dello spettacolo" di Debord mi ha lasciato sconcertato, ma non per il suo contenuto, bensì per il tipo di interpretazione che ne veniva data all'esterno, da più parti. Adesso parlare di società dello spettacolo è diventata una cosa che sul piano mediatico è quasi antidiluviana; però, ciò che mi aveva colpito di questo libro era che Debord "riscopriva" e riattualizzava il Marx del feticismo, e lo faceva per strade completamente diverse, magari meno logiche e filologiche, rispetto per esempio a Lucio Colletti. Una cosa che quasi nessuno sembrava rilevare. Debord muoveva dal Lukàcs di "Storia e coscienza di classe", se si vuole da un uso disinvolto di Feuerbach, ma aveva percepito l'essenza di un feticismo attualizzato in modo straordinario. Quindi, quello è stato un altro libro formativo, anche se tardo rispetto alla lettura del giovane Marx che io ho potuto mettere in cantiere quasi subito perché Della Volpe ti portava immediatamente verso quella direzione. Queste sono le pietre miliari, dietro di me, poi ci sono ovviamente altri percorsi personali.
Qual è la tua analisi e il tuo giudizio politico su Classe Operaia e su quello che era il dibattito e la composizione interna?
Prima di tutto un giudizio su quella che è stata l'esperienza di Classe Operaia dal mio punto di vista. Io penso che senza quella esperienza, e quindi in un certo modo senza questo sorpassamento dell'esperienza dei Quaderni Rossi, sarebbe stato difficile mettere a fuoco a tutto campo il concetto di operaio-massa. Teoricamente tale concetto era già ampiamente formato, ovviamente, ma il passaggio pratico è stato reso possibile (per i militanti, sia ben chiaro, per tutti quelli che l'hanno fatta questa esperienza, e non solo, però, anche per quelli che sono venuti dopo) solo con questo tentativo di vederla in faccia, la classe operaia. Quindi, il lavoro che fece Romano Alquati secondo me rimane un punto fermo enorme. Questa è la prima cosa che posso dire. Il passaggio pratico per la percezione dell'operaio-massa, concreta e non solo concettuale, è stato per me Classe Operaia. Sarà anche perché io ho visto gli operai Fiat in quel periodo, oltre a quelli dell'Alfa Romeo e della Pirelli; resta il dato di fatto che quel passaggio, per quanto breve, contorto, contraddittorio, con idee interne secondo me già diversificate alla radice, con un dibattito che a volte girava a vuoto, rimane un approccio pratico essenziale. Quali siano stati i momenti di dibattito interno e di contraddizione o anche di frizione interna a questo punto francamente non ricordo neanche più; i meccanismi erano così incontrollati per personaggi come potevo essere io, o altri, che facevamo della semplice militanza lì dentro, che non saprei dire adesso. Potrei raccontare degli episodi, però io credo che l'unico giudizio che posso dare dell'esperienza di Classe Operaia sia quello che ho accennato prima. Che dentro quell'assemblea ci fosse già la diversificazione fra il trontismo e il negrismo, per esempio, questo va da sé ed è quasi scontato a posteriori; che ci fosse un dibattito interno è altrettanto scontato. Però, a me francamente non interessa molto: adesso, visto con occhi attuali, potrei anche rivederla questa cosa, ho una memoria abbastanza viva di alcuni fatti, ho tutti i documenti, ho anche documenti e materiali che probabilmente non hanno né Tronti né Negri né Asor Rosa né Gasparotto né Alquati, cose private insomma. Ma francamente in questo momento non mi interessa, perché per me sarebbe un interesse di tipo storiografico, niente più; se qualcuno volesse occuparsi di fare la storia di Classe Operaia allora potrebbe ripercorrerla attraverso i documenti e le interpretazioni dei protagonisti.
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