Non intendevo gli obiettivi dal punto di vista di uno sviluppo capitalistico, quanto invece gli obiettivi o i fini di prefigurazione di società o di punti di vista altri, di alcuni passaggi che si danno alla lotta affinché si configuri come un qualcosa d'altro dalla dimensione capitalistica.
Può darsi che non se ne sia parlato, però io continuerei a non parlarne. Non vedo perché debba essere una critica, secondo me è un merito. Anche poi su episodi più recenti mi sono trovato a polemizzare con alcuni; in questi anni a Siena ho rivisto, un po' anche attraverso Mario, un giro di personaggi politici che non vedevo da tempo, tipo quelli de Il Manifesto, la Rossanda, poi c'era Ingrao, furono invitati nel '99 a fare un seminario "dagli anni '60 agli anni '90", poi abbiamo chiacchierato fino a sera. Per esempio, io quello che non condivido è questa ideologia della sconfitta, per loro dall'89 cascata l'Unione Sovietica è crollato il mondo: ma noi veramente avevamo sempre auspicato che crollasse l'Unione Sovietica. Questo per dire che gli obiettivi non si possono misurare in maniera diretta, quello che poi succederà in gran parte è successo davvero, ci sono stati dei cambiamenti che io credo che siano prodotti dal conflitto di classe che c'è stato negli anni '60 e '70. Ciò al di là delle sconfitte e delle vittorie, non sono cose che si misurano in termini di governo o di voti o di leggi (qualche volta ci sono anche delle leggi che in fondo nascono dal conflitto). Ma l'obiettivo è un cambiamento di modo di vivere, di opportunità, di possibilità di poter sfruttare certe opportunità: queste cose sono cambiate, è inutile dire che la classe operaia sta peggio oggi che negli anni '60, sta molto meglio. Quindi, non per nulla sono crollate tante cose, ideologie: tanto meglio, questi sono risultati, gli obiettivi sono quelli che si vedono. La possibilità di attivare un processo di formazione, ben al di là e ben al di sopra di quello che succedeva negli anni '60, oggi è più aperto; sono opportunità che si possono offrire, almeno in teoria, poi non è vero che si fa, allora lì ci sarebbe tanto da ragionare, ma questi sono obiettivi che sono stati in gran parte raggiunti. Io non solo non vedo la sconfitta perché è cascata l'Unione Sovietica, ma vedo sostanzialmente realizzate tante delle cose che si dicevano in quegli anni. Sarò spontaneista, ottimista, per cui queste cose sono realizzate a dispetto magari delle organizzazioni, però non vedo perché si debba piangere per forza: il pianto è uno degli atteggiamenti che non sopporto, il piagnisteo sulla sconfitta ecc.
Tronti nella sua analisi di Classe Operaia diceva che sostanzialmente per lui era stato il tentativo di creare un quadro politico che fosse in grado di dare una battaglia interna al PCI per spostarlo su posizioni diverse, in questo marcando una cesura tra quello che lui definisce l'operaismo politico (ossia Quaderni Rossi e Classe Operaia) e quello che c'è stato in seguito, Potere Operaio, l'Autonomia Operaia e quelle esperienze che in qualche modo si rifacevano all'operaismo.
Sicuramente Mario la vede così, io no perché non essendo militante del PCI non mi sentivo coinvolto, ma neanche strumentalizzato. Si poteva capire che dietro ci fosse anche l'idea di formare un nuovo gruppo dirigente nel partito, certamente io non ne avrei fatto parte, quindi la cosa non mi riguardava, ma non mi sentivo per questo ingannato, e certo mi era più facile aderire a Potere Operaio dove invece c'era decisamente lo scontro con il PCI tradizionale, anche perché era il PCI che poi ha assunto quella posizione. Finché io ho avuto qualche ruolo dentro Potere Operaio non ho mai avuto questo atteggiamento proprio di scontro violento con il Partito Comunista, ho sempre pensato che il PCI sarebbe cambiato anche se noi non ne diventavamo classe dirigente, che avrebbe dovuto in qualche modo adeguarsi. Poi invece la strada è stata quella dello scontro frontale che certamente ha semmai favorito lo spostamento su posizioni forcaiole del PCI, ma ciò è stato più che altro un aspetto poi di questo isterismo ideologico.
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