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> Percorso di formazione politica e culturale e figure di riferimento
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> Elaborazione collettiva in Classe Operaia
(pag. 4)

> Continuità e discontinuità tra gli operaismi
(pag. 5)

> Limiti e ricchezze in Classe Operaia
(pag. 6)

> Posizioni critiche di De Caro e Grillo
(pag. 7)
INTERVISTA A MAURO GOBBINI - 11 DICEMBRE 2000


Purtroppo non ho più i volantini, ma mi ricordo che una volta che li avevo messi da parte e che mi era capitato di riguardarli un po', ho visto che c'erano gli interventi in contemporanea in alcune fabbriche milanesi che riportavano non le parole d'ordine generali, tipo "no al sindacato" o "no al contratto", ma riportavano delle analisi e delle osservazioni precise rispetto proprio alla dimensione del lavoro e rispetto all'iniziativa operaia che si doveva prendere in quella situazione specifica. Quindi, diciamo che la dimensione collettiva del lavoro nasceva dal fatto che si partiva da una considerazione se si vuole banale e povera che era di escludere ogni inutile polemica con sindacati e partiti e di sviluppare, invece, una linea politica autonoma, ritenendo che all'interno delle situazioni operaie e proletarie ci fossero sufficienti elementi, energie e prospettive per darsi obiettivi concreti senza dover partire dal solito "contro il partito", "contro il sindacato", che era la posizione di Lotta Continua, di Avanguardia Operaia, eccetera.


Analizziamo criticamente questi percorsi. Da una parte c'è Classe Operaia: quali sono stati i limiti e le ricchezze dell'esperienza nel suo complesso e delle posizioni che in essa si sono confrontate e anche contrapposte? Dall'altra parte ci sono i percorsi successivi: Tronti dice che c'è una cesura netta tra quello che lui definisce l'operaismo politico, ossia quello dei Quaderni Rossi e di Classe Operaia, e quello che c'è stato dopo, in particolare Potere Operaio che è quello che ha maggiormente rivendicato una linea di continuità con l'impostazione operaista. Tu hai già individuato alcuni elementi di continuità e altri invece di discontinuità: secondo te tra le due fasi c'è una cesura netta oppure no?

Tra Classe Operaia e Potere Operaio la cesura non è stata subito netta, lo è diventata. Se non mi ricordo male, Potere Operaio nazionale è nato come iniziativa dei veneti, che sono venuti a Milano, hanno portato addirittura dei quadri, come Emilio Vesce, con l'idea che bisognava rimettere in piedi un intervento operaio, nelle fabbriche, e quindi è nato Potere Operaio con questa prospettiva di discorso nazionale e non solo veneto. Prima che nascesse questa esperienza, c'è stata una specie di sfilacciamento, cioè la fine dell'esperienza di Classe Operaia è stata netta nel senso che a un certo punto non è uscito più nessun altro numero e quindi quell'esperienza è finita; però, i rapporti tra i vari Tronti, Negri, Cacciari ed altri sono continuati, tanto è vero che hanno dato vita a riviste di vario tipo. Voglio dire che ci sono state nel mezzo tante cose che hanno in qualche modo seppellito o perlomeno hanno reso distante l'esperienza più rigorosa dei primi Quaderni Rossi e di Classe Operaia. Quando abbiamo cominciato ad avere a Milano gli interventi dei vari collettivi, dei gruppi extraparlamentari che avevano fatto dell'opposizione al partito e al sindacato il vero e unico obiettivo, a quel punto lì c'è stato secondo me un cambiamento proprio genetico della linea politica. Forse mi sbaglio, non lo so, io non ho mai fatto vita di partito, ho fatto attività sindacale quando già ero dentro Classe Operaia e Potere Operaio, quindi come iscritto, solo a Napoli poi sono stato attivista sindacale, ma allora essere quadro sindacale a Napoli era come essere extraparlamentare a Milano, la realtà era questa. Dunque, non avendo io vissuto l'appartenenza all'organizzazione, non ho mai capito perché nel lavoro politico che si voleva fare ci fosse sempre qualcuno che metteva avanti il discorso contro. Negli anni '50 sia la CGIL e il Partito Comunista erano degli ostacoli veri rispetto al cambiamento; però, siccome noi ci muovevamo fuori dall'ottica di costruire un'altra organizzazione e invece nell'ottica di capire meglio la realtà, quello che avveniva, e di riuscire a costruire e comunicare questa comprensione a livello di base, quindi con un rapporto e uno scambio continui, questa guerra contro le organizzazioni non aveva molto senso.

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