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APPUNTI DELLA CHIACCHIERATA CON PIERLUIGI GASPAROTTO 31 MAGGIO 2000*
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Qual è la sua analisi dell'esperienza della conricerca?
I Quaderni Rossi fecero l'analisi delle condizioni di fabbrica. Ci fu l'inchiesta alla Lancia, alla Fiat, a Mirafiori, alle Ferriere, all'Olivetti, nelle piccole e medie imprese… In un primo tempo ci furono dei tentativi anche a Milano (all'Alfa Romeo, alla Pirelli, alla Innocenti, alla Farmitalia…). Anche quando non c'erano collegamenti diretti, si analizzava la fabbrica. Ci fu poi l'inchiesta sui braccianti della Di Leo. A Genova c'era il gruppo di Faina, che poi è finito tra i situazionisti. I sociologi tradizionali criticavano queste inchieste perché mancavano dei dati. Il primo contatto con Panzieri e i Quaderni Rossi avvenne su questa base. Tutto ciò era criticabile da un punto di vista scientifico e anche politico, ma era un fattore di attivizzazione notevole, per vecchi quadri e giovani operai, era un incredibile fattore di legame. C'era anche una simpatia degli operai socialisti. Importante era il fattore creativo alla base della conricerca più che la conricerca stessa. Era una fonte di movimento continuo; anche da parte di giovani, architetti, sociologi eccetera c'era un interesse costante. Fino a quel momento c'erano infatti o inchieste tradizionali (come quelle di Pizzorno), o ristrette (quelle di Ledda, o sulla busta paga); noi le si faceva in modo discontinuo, caotico, con zone d'ombra, ma erano un importante base di novità. Al di là di quello che portavamo Romano, Soave ed io, Panzieri andò a riscoprire il questionario operaio di Marx, che era scientificamente altrettanto discutibile. Queste ricerche non le esaurì tanto l'incongruenza con l'ortodossia, non la ripetitività, ma il fatto che non c'era una continuità tra i motivi dell'inchiesta stessa: si andava dall'analisi della soggettività a quella sulle condizioni di lavoro. C'era comunque una ricchezza di dati che non aveva nemmeno il partito o il sindacato. Mancò l'inserzione innovativa di nuovi elementi, per andare ad analizzare cose diverse. Anche i discorsi sulla soggettività o sul ribellismo operaio andavano sostanziati meglio. Ciò che esaurì la cosa fu l'esaurimento di Panzieri. Si potevano buttare dentro elementi nuovi. I momenti più importanti furono quelli scarsamente definibili. Dalla FGCI, per esempio, me ne andai perché non c'era nessuna apertura, preferivo frequentare la biblioteca di Basso. Dunque, mancò un intreccio di motivi di ricerca che venissero da altri spunti e riformulassero l'inchiesta; in Classe Operaia poi ci furono dieci volte di meno, e a quel punto si litigava tra politici e sociologi. Noi arrivammo lì con "Lenin in Inghilterra", "Il partito in fabbrica", che sono cose povere, misere, che non erano ipotesi né di ricerca né organizzative. Non si riuscirono a formulare ipotesi di ricerca politica. Quando Ingrao fu sconfitto, Classe Operaia fu finita. Quaderni Rossi continuò a pubblicare qualcosa, ma le ultime cose sono misere.
I movimenti giovanili vennero fuori nei primi anni '60; poi, dopo l'uccisione di Ardizzone nel '62, ci fu un silenzio fino al '65. Rispetto a questo l'atteggiamento di Panzieri e dei Quaderni Rossi fu di chiusura. In Classe Operaia ci fu un ulteriore arretramento; d'altra parte ci fu una ripetizione di un elemento dei Quaderni Rossi, il privilegiare i rapporti con i sindacalisti, che in questo caso erano portati sul versante PCI anziché su quello PSI. Bisogna dunque guardare alle esperienze criticamente e non semplicemente rivendicarle acriticamente. Il buco nero del discorso politico fu una delle cose fondamentali: tale buco nero andava dalla teoria alla pratica. Dopo aver sciolto Classe Operaia si decise di mettere fine all'esperienza: fu più che altro la constatazione di un muro che si era venuto a creare, la dichiarazione di esaurimento dell'iniziativa, con il ritorno di ognuno alle proprie attività. Ci sciogliemmo in un momento in cui a livello giovanile e sindacale si andava ad una grossa ripresa; ai Quaderni Rossi non mi risulta che andò meglio. Tutto questo ha delle origini teoriche: abbiamo infatti abbandonato ogni tipo di ricerca, di lettura, lasciandoci andare alla "classe operaia che anticipa il capitale". Tutto ciò nel buco nero di Marx sullo stato. C'era una discrasia tra esaltazione della spontaneità, autonomia operaia e il disprezzo per ogni esperienza minoritaria: Classe Operaia si riteneva interprete della maturità operaia, tutto il resto era negato.
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