Quelli che portammo questo metodo di confronto ampio (con Mottet, Touraine, Pizzorno, Montaldi...) fummo Romano ed io, grazie all'esperienza con il gruppo dei filosofi. A Torino la ricerca la portammo Romano ed io, Panzieri queste cose le prese. Classe Operaia nacque al punto più basso di iniziativa, ma non seppe riaprirla. In Classe Operaia l'inchiesta è assente; in Quaderni Rossi ce la portammo Romano ed io. Importante fu il contatto con gli allievi di Paci, mi ricordo la lettura collettiva del primo libro de "Il capitale" nell'estate del '60. Si leggeva tutto, c'era un'analisi del movimento operaio, del resto nessuno di noi era un comunista ortodosso. Panzieri diede un grosso contributo, senza di lui non si sarebbe fatto nulla. Quaderni Rossi ha dato una scossa, che però non va sopravvalutata: rileggendoli oggi si vede una lettura di Marx molto canonica, ma che allora era insolita. Bisogna dunque essere molto critici, contestualizzare quelle esperienze. Ciò vale anche per Classe Operaia: c'erano posizioni molto rigide, corporative, l'assolutizzazione di alcuni dati. Quelle cose potevano andare bene come spunti di partenza.
Noi ci conoscemmo nel '59 a Milano nelle comuni, in cui c'erano soprattutto studenti cremonesi, tra i quali Alquati. C'erano gli allievi di Paci, Davide Guido Neri, il figlio di Lelio Basso...; poi gravitavano lì molte persone, come ad esempio il fratello di Occhetto, ma anche Rieser, Mottura, Fofi. Io, Romano e Rovelli cominciammo a fare l'inchiesta alla Snia Viscosa di Varedo. C'erano dei rapporti con la Camera del Lavoro di Milano, soprattutto con l'esperienza socialista. L'inchiesta finì quando Piero Rovelli si spostò nella FGCI. Io e Romano ci spostammo dunque a Torino, dove cominciammo a fare l'inchiesta alla Fiat, con Soave, Della Rocca. Pugno e Garavini si resero disponibili a farci vedere i documenti che avevano, il che tuttavia in chiave di un'inchiesta non storica non aveva molta importanza. Tra sociologi e politici c'erano delle differenze, ma fino a lì andava tutto bene; le cose si esasperarono nel '62, dopo la prima uscita di Quaderni Rossi, e ci fu una chiusura di tipo politico.
Quali furono la composizione, il dibattito e le varie posizioni all'interno di Classe Operaia?
E' una cosa su cui ci devo pensare. Classe Operaia, ma anche Quaderni Rossi, avevano una visuale politicamente molto ristretta. Sul terreno politico non ci fu nessuna apertura paragonabile a quella che c'era stata nell'analisi economica e dei comportamenti operai. L'iniziativa politica non c'era. Bisogna essere molto critici, se no si fa come Merli, Salvati o Rieser, che bisticciano su "Quaderni Rossi è mio" "no, è mio", esclusivamente rivendicando l'esperienza, rivalutandola acriticamente e in modo trionfale, disputandosi solo l'eredità. Questo andrebbe fatto anche sul piano politico: il discorso lì fu molto mancante. La novità era il centro-sinistra. Il discorso politico non ci fu né in Quaderni Rossi né in Classe Operaia: fu fatto solo in termini canonici, tipici, il rapporto tra classe e partito. Anche il concetto di autonomia (che è morandiano) nacque in quei termini lì. Da questo punto di vista i movimenti giovanili (sia pure ideologizzati) furono un arricchimento di un discorso che né i Quaderni Rossi né Classe Operaia avevano condotto.
Anche l'esperienza di Classe Operaia si esaurì in fretta, con la sconfitta di Ingrao al congresso del '67 si può dire che fu liquidata. A Milano un ruolo fondamentale lo ebbero i romani (Tronti, Di Leo, ma soprattutto Asor Rosa). Asor Rosa era quello che spingeva per uscire, mentre Tronti rappresentava il discorso teorico, ortodosso, marxista; ma il più libero era Asor Rosa, e poi c'era Aris Accornero. Classe Operaia nacque su impulso dei romani, e anche il gruppo di Milano si formò quando venne qui Mauro Gobbini, che ebbe una presenza continua, dal tenere aperta la sede fino anche all'intervento di fabbrica. L'intervento di fabbrica ci fu, anche se in modo limitato: il problema non era nel dare via un volantino, solo che gli esiti furono limitati nel legare insieme giovani, operai, militanti di base del PCI eccetera. Mancò completamente la ricerca e il rapporto (che fu invece molto fertile per i Quaderni Rossi) con il gruppo dei filosofi. Anche la rilettura di Marx divenne molto ripetitiva: l'aveva fatta Tronti una volta per tutte e basta. Si perse lo sforzo euristico che invece prima c'era. Mentre Panzieri riusciva a tenere insieme collegamenti con ambienti intellettuali (Laura Balbo, Ceccarelli...) in Classe Operaia questa capacità venne molto a decadere.
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