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INTERVISTA A FERRUCCIO GAMBINO - 10 GIUGNO 2001 |
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Poi naturalmente c'erano tutti i contrasti, ma dentro Potere Operaio è successo un po' quello che era avvenuto nel '63-'64 nello Students Non-Violent Coordinating Committee (SNCC) nel sud degli Stati Uniti, cioè il gruppo politico di studenti contro la segregazione razzista. Alcune posizioni e alcuni primi documenti di protofemminismo sono stati ancora redatti all'interno dello SNCC. In questi casi, va rilevata la differenza tra un'organizzazione che riesce a incubare altri movimenti e un'organizzazione che invece fa terra bruciata, non permettendo a questi di esprimersi. I pochi maschi che all'interno di Potere Operaio hanno tenuto il piede nella porta affinché il dibattito femminista non si chiudesse si saranno anche rovinati un pezzo della loro vita, ma ne è valsa la pena. Dunque, nonostante tutti i suoi limiti, Potere Operaio ha perlomeno permesso a queste compagne di esprimersi. Esse si sono espresse grazie soprattutto alla loro forza: ossia andando fuori da Potere Operaio, dopo aver percorso la fase ascendente della sua traiettoria.
Un altro punto di forza di Potere Operaio sta nel fatto che questa combinazione lasciava abbastanza margine alle individualità singole e alla loro crescita. Non c'era semplicemente la combinazione degli atomi, ma c'era rispetto anche per la sensibilità, le capacità degli uni/e e degli altri/e. In terzo luogo, non dobbiamo dimenticarci che era un movimento scalzo, cioè di giovani che sono vissuti in generale applicando la parsimonia a se stessi. Non che le comodità dispiacessero, anzi. Ma nell'alternativa tra le comodità e la militanza politica, la seconda la faceva da padrona. Ricordo che alla fine delle frequenti pastasciutte in comune quasi tutti prendevamo un pezzo di pane e giravano in tondo nel piatto. Insomma, una sobrietà vissuta con una certa fierezza.
Secondo me Potere Operaio ha mostrato la corda in alcuni snodi cruciali, a causa del suo lascito di stile bolscevico. Non c'è dubbio che dentro Potere Operaio, soprattutto nel primo periodo e poi dopo il '71, c'è stato qualcuno che si dava arie di commissario del popolo, quello che lo storico Orlando Figes descrive come "i bolscevichi con il giaccone nero di pelle". Sicuramente questo è uno degli aspetti epidermici, comunque mai prevalenti. Più in profondità, a mano a mano che si è andati avanti nell'esperienza di Potere Operaio, un certo leninismo di ritorno è risultato nocivo, anche nel rapporto tra leadership e militanti ordinari. Inoltre, dalla metà del '71 si è pensato davvero che per incentivare la produttività era tutto sommato meglio anche potenziare l'emulazione socialista, per chiamarla con un eufemismo. Questo elemento, sul piano organizzativo, è stato deleterio nei confronti dei militanti, ed è stato un sintomo e in parte però anche una causa della crisi che ha attraversato Potere Operaio, grosso modo a partire dalla metà del '71.
In generale, tuttavia, bisogna dire che anche guardando ai percorsi successivi, l'addestramento al dibattito e l'alta scuola politica che le riunioni e i convegni di Potere Operaio imponevano a tutti, in particolare nei primi tre anni, spiegano in larga misura come, contrariamente ad altri gruppi, una buona parte della leadership primaria e secondaria e tanti militanti di base di Potere Operaio non si siano rassegnati allo stato delle cose esistenti, neanche nei decenni seguenti. A lungo, secondo me, rimase una scuola che non ammetteva l'ignoranza, forse persino esagerando. Talvolta gli sforzi erano malriposti, ma sostanzialmente generosi. Spiegare i "Grundrisse" sulla scorta di Rosdolski in certe periferie abbandonate a se stesse dal regime di allora può apparire un'ambizione sbagliata, e talvolta già allora tra di noi si ironizzava. Ma il principio e la dedizione erano sacrosanti e quando essi sono venuti meno per causa di forza maggiore alla fine degli anni Settanta, gli sbandamenti sono stati paurosi. Giovanissimi compagni che da un giorno all'altro volevano arruolarsi volontari nelle teste di cuoio, mentre tanta parte della sinistra si baloccava con la produzione immateriale e i nuovi simboli elettorali! In Potere Operaio un militante che non avesse dedicato del tempo allo studio non riusciva a reggere a lungo all'esperienza, anche se a livello locale poteva produrre qualche sporadico fuoco d'artificio. C'era una parte della propria vita in cui non si poteva semplicemente andare in giro a volantinare o comunque a mostrarsi iperattivi, ma occorreva anche riflettere e studiare.
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