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INTERVISTA A CARLO FORMENTI - 13 DICEMBRE 1999


Quindi, era un'azienda abbastanza avanzata e lavorando con quelli della Rank Xerox, con quelli della IBM, della Univac e altri comitati di studio che si erano formati all'interno di queste situazioni impiegatizie, abbiamo cominciato a fare una prima riflessione sui lavoratori della conoscenza. E dentro questa situazione io ho sempre di più abbandonato per almeno un paio di anni i riferimenti di militanza dentro ai gruppi extraparlamentari per fare un lavoro all'interno del sindacato: era un lavoro un po' particolare, dentro-fuori diciamo. Fuori perché i tipi di organizzazione che si praticavano erano più simili alle assemblee autonome operaie piuttosto che alle rappresentanza sindacali che allora erano ancora in forma classica; e nello stesso tempo interne perché poi comunque in realtà era necessario, per dare uno sbocco alle vertenze che si avviavano all'interno delle aziende, avere un referente istituzionale per chiudere poi banalmente dei contratti, in quanto le aziende si rifiutavano di firmare qualsiasi accordo se non era siglato con dei rappresentanti sindacali. Quindi, dovevamo assumere questa doppia veste di sindacalisti interni e al tempo stesso di organizzatori dell'autonomia di classe. Attraverso questo percorso poi ho ripreso una serie di contatti con compagni come Romano Màdera e altri che a loro volta avevano fatto percorsi all'interno degli m-l, e insieme abbiamo dato vita a questa organizzazione che si chiamava Gruppo Gramsci e che poi nel corso del tempo si è trasformata in Rosso, ovvero nella fase proto Autonomia Operaia. Il Gruppo Gramsci, formatosi all'inizio degli anni '70, aveva questa caratteristica rispetto a tutte le altre formazioni extraparlamentari, di lavorare al tempo stesso dentro e fuori al sindacato, cioè di avere questi collettivi operai che formava in varie situazioni e però di tenere anche un piede all'interno del sindacato, in particolare della FIM, che allora aveva, soprattutto a livello milanese, la caratteristica di essere si il sindacato cattolico, ma dal punto di vista della politica rivendicativa di risultare nettamente a sinistra e più radicale della FIOM-CGIL. E quindi, sapendo benissimo chi eravamo, ci aveva dato spazio in una specie di accordo informale tra questa componente della sinistra extraparlamentare e la sinistra sindacale, in modo che andavamo ad operare più facilmente all'interno di una serie di situazioni di fabbrica.
Questo è tutto il percorso diciamo fino al '73-'74; nel frattempo io ero uscito dall'azienda, per tre o quattro anni ho fatto il funzionario sindacale di mestiere, nel senso che ero nell'apparato della FIM come responsabile provinciale dei tecnici e degli impiegati. Quindi, ho continuato ad occuparmi in particolare di questo settore qua, soprattutto delle multinazionali informatiche, l'IBM in prima fila, perché già allora mi sembrava fosse un'esperienza che cominciava a fare intravedere quale poteva essere una possibile strategia capitalistica di superamento della composizione di classe al centro di quel ciclo di lotte dell'operaio-massa. Era evidente che lì c'era una capacità di utilizzare le tecnologie informatiche per sconvolgere e sovvertire completamente le regole del gioco, le forme di conflitto e di gestione dell'organizzazione aziendale e del processo di valorizzazione. Ed infatti su questo si è lavorato a fondo fino al '73-'74; poi c'è stata la fase in cui sostanzialmente tutti i gruppi politici si sono sciolti, ed anche noi, come aveva fatto sia Lotta Continua che Potere Operaio, con un grosso rimescolamento di carte e con un passaggio alla fase iniziale dell'Autonomia Operaia, che dura sostanzialmente fino al '75-'76.Sull'asse Milano-Torino a partire dal '74-'75, e poi in altre parti con tempi un po' più lunghi, era abbastanza chiaro che si era chiuso il ciclo di lotta dell'operaio-massa e che cominciava questo riflusso a livello di fabbrica con uno spostamento della conflittualità sul territorio, soprattutto a livello di collettivi di proletariato giovanile e di proletariato sociale (non erano ancora centri sociali), che aveva già come interlocutore le forme di out-sourcing, di decentramento produttivo o proprio di sfruttamento del lavoro nero eccetera eccetera. Quindi, era il momento delle ronde operaie, era il momento del tentativo di portare lo scontro dalla fabbrica al territorio. All'interno di questa fase io ho maturato il distacco da Rosso che non era ormai più organo del Gruppo Gramsci ma giornale dell'Autonomia Operaia milanese e non solo: non ero infatti d'accordo su questo modo di spostare lo scontro sul territorio alzandone contemporaneamente il livello di conflittualità violenta, di scontro militare e via dicendo. E' lì che maturano i due livelli di organizzazione, gli ex servizi d'ordine che diventano base di formazioni paramilitari o comunque vicine o fiancheggiatrici se non direttamente implicate nel contesto di lotta armata.

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