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INTERVISTA A SILVIA FEDERICI - 18 DICEMBRE 2000

Forse per me questa è stata l'esperienza decisiva nella mia vita politica, credo che l'abbia impostata per il resto dei suoi giorni, o comunque per una parte molto molto molto grossa. In parte è stata una grande esperienza organizzativa, perché ho imparato non solo a organizzare delle cose ma anche a pensare la politica in termini organizzativi, quindi questa per me è stata una cosa grossa: da allora, quando penso a qualsiasi teoria politica, a qualsiasi discorso politico o progetto, anche scrivere, il discorso dei risvolti organizzativi non l'ho mai dimenticato, mi è sempre stato presente. E poi il movimento femminista è stato una rivoluzione a tanti livelli, noi l'abbiamo vissuto in quel periodo come un momento rivoluzionario, nel senso del cambiare radicalmente la tua vita, quindi tutta una trasformazione molto molto grossa a livello personale. Credo di dire cose ormai di uso comune, è stata una trasformazione che anzi credo che tante compagne poi abbiano pagato e stiano forse ancora pagando, migliaia di donne hanno fatto dei salti in avanti a livello personale per cui non esistevano poi le strutture, per cui non siamo state capaci di costruire poi delle strutture che permettessero intanto di sostenere questi salti personali in avanti e questa rottura a livello istituzionale, a livello dei rapporti personali. Questa è stata una cosa davvero grossa, quindi lo scoprire la collettività femminile, lo scoprire i rapporti con le donne, sono state esperienze molto importanti, ma queste che dico sono cose che già sono di uso comune. Negli Stati Uniti una cosa forse diversa rispetto al percorso del movimento femminista è che abbastanza presto quanto meno la nostra rete politica ha preso come punto di riferimento la lotta delle donne in welfare: è una parte delle lotte del movimento nero negli anni '60 di cui si parla troppo poco, si parla sempre dei diritti civili e si parla poi semmai più avanti del movimento nero a Detroit, si parla invece molto poco del movimento delle donne nere in welfare. Ciò tenendo presente che il fatto che si trattasse di un movimento di donne nere non è rapportabile alla presenza quantitativa delle donne nere e dalle donne in welfare, che anzi in effetti sono sempre state più le donne bianche a ricevere il welfare, nonostante gli stereotipi: ma credo che questo movimento avesse le radici nel movimento dei diritti civili, per cui tante donne hanno fatto lì l'esperienza politica; come le donne hanno fatto l'esperienza politica nel movimento contro la guerra e poi questa esperienza è loro servita per riprendere coscienza della propria situazione specifica, questo è successo anche con le donne nere in welfare. Fra l'altro c'è stato non solo il movimento dei diritti civili, ma anche la campagna che ha fatto Johnson contro la povertà, la lotta delle donne contro la povertà, che ha praticamente iniziato un momento di riformismo, e tante donne se ne sono appropriate. Quindi, per noi loro rappresentavano un punto di riferimento. Rispetto ad altri gruppi femministi per noi la lotta sul welfare, il rapporto quanto meno come modello di questo movimento, è sempre stato centrale. Ho lavorato dentro la campagna per il salario fino al '77 e, come dicevo, lì abbiamo fatto tante cose, abbiamo organizzato conferenze e riunioni a livello internazionale, abbiamo fatto organizzazione sul welfare, dai volantinaggi ad una conferenza sul welfare, abbiamo fatto molto lavoro nella comunità. Avevamo aperto uno store-front, allora usava avere queste specie di negozi sulla strada, dove avevi i tuoi cartelli, chiunque poteva entrare ed uscire, organizzavamo anche cose nel quartiere, con i banchetti, con una presenza, con volantinaggi in diversi posti, le lavanderie e tutte queste cose. C'era il lavoro più generale, quello che chiamavamo lavoro da campagna, il far nascere altri gruppi in altri posti, l'avere una presenza in tutte quelle occasioni in cui c'era una contrattazione tra lo Stato e le donne sulla questione del salario alla vita domestica. In quegli anni c'è stato un grosso patto contro le prostitute e noi siamo stati presenti in questa cosa, ci sono state lotte sugli asili nido e noi siamo stati presenti, anche se magari spesso con forze scarse, certo non sufficienti guardando indietro; siamo state presenti nelle lotte nel welfare, nelle lotte per la casa, facevamo il discorso che la casa è la fabbrica delle donne e non viene pagata. Nel '77 il comitato a New York si è spaccato, in generale c'erano delle concezioni diverse su come intendere il modo di organizzarsi: è stato un trauma della mia vita perché, come purtroppo spesso succede, queste spaccature non sono indolori, non sono tagli netti, chiari, precisi, teorici, ma sono cose invece che ti lasciano dei segni grossi. Credo che ciò succeda specialmente quando sei in un'organizzazione di donne dove tante di noi pensavano di aver trovato la famiglia, hai gli scazzi con le organizzazioni maschili ma tu pensi che, una volta che sei in quella dimensione, la cosa sia risolta. Invece, abbiamo provato che anzi in questi casi si soffre ancora di più.

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