Cosa ci dici di C.L.R. James?
C'è molto da dire, rappresenta la seconda generazione di questo movimento rivoluzionario dei Caraibi, lui è originario di Trinidad: rappresenta la continuità con il movimento anticoloniale che c'è stato appunto a Trinidad, nei Caraibi e rappresenta un momento di svolta grosso nella politica dei Caraibi, perché è stato il momento alto dell'anticolonialismo, lui era giovane ai tempi del movimento anticoloniale. Era il momento in cui l'anticolonialismo dei Caraibi si collegava al panafricanismo: lui ha avuto un ruolo e tutta una serie di contatti anche con questi importanti leader panafricani, è stato anche presente nelle grosse occasioni di incontro del movimento panafricano. Poi lui è venuto negli Stati Uniti e si è unito al movimento operaio, alla sinistra, prima trotzkista, insomma è stato parte di quella sinistra che ha cominciato a fare un discorso di critica all'Unione Sovietica: infatti, lui ha scritto un pezzo molto importante di critica all'Unione Sovietica, dove riprendeva alcuni temi di Trotzki ma anche poi con un'apertura diversa, perché lui portava anche l'esperienza del movimento anticoloniale. Quindi, per questo è stato così importante, e mentre una parte buona della sua generazione è morta alla fine della guerra, lui ha rappresentato il punto di riferimento anche per le nuove lotte operaie in America, soprattutto di chi guardava e di chi vedeva la fabbrica dall'ottica del black power, dall'ottica dei movimenti dei diritti civili, dall'ottica del rifiuto della schiavitù. Quindi, lui ha rappresentato questo negli Stati Uniti e nella politica, proprio l'incontro di tutti i movimenti anticoloniali, il black power con il movimento operaio, critica al comunismo dall'interno, da un'esperienza fondamentalmente comunista. Dunque, ha rappresentato un discorso molto molto ricco per le nuove generazioni, credo che sia stato questo anche l'influsso che ha avuto in Italia, per gente come Gambino che l'hanno portato. Poi lui ha continuato per molti anni perché al tempo della Polonia con Solidarnosc ha avuto una grossa capacità. C'è poi stato tutto l'altro aspetto suo culturale, e credo che anche quello abbia avuto un peso enorme: lui ha fatto vedere come la cultura può essere politica, ha avuto una grossa capacità di leggere la politica, di leggere i comportamenti di classe, di leggere i mutamenti sociali dentro alle forme della cultura, come potevano essere le organizzazioni di vita nei Caraibi ecc. Allora, anche questo è stato un apporto molto grosso, mentre il discorso culturale rimane sempre su un altro livello, lui ha visto che quella che noi chiamiamo cultura è un particolare modo di vivere l'esperienza di classe, cultura non è una cosa generale e astratta. Spesso, a mio avviso, in alcuni materiali c'è ancora un senso di ammirazione per queste grosse culture borghesi: per esempio c'è un documento che lui ha fatto, si chiama "Modern politics", dove lui guardava alla storia della democrazia occidentale, Platone, Rousseau ecc., dove rivalutava in modo secondo me eccessivo tutta una cultura che noi chiameremmo oggi borghese, anche se a quel tempo non lo era, ma comunque una certa visione borghese. Questo secondo me è stato un po' un limite, ma altrimenti è stato uno dei personaggi che ha collegato i due mondi, ha collegato il mondo degli anni '50, dell'attività anticoloniale, alle nuove generazioni del black power e poi le ha fatte comunicare anche con la realtà di classe e con un progetto rivoluzionario, con un progetto e una visione anticapitalistica del mondo, questa è una cosa molto grossa.
Uno dei libri più importanti di James che è stato tradotto in italiano è "I giacobini neri. La prima rivolta contro l'uomo bianco".
Questo è un libro bellissimo, io la prima volta che l'ho visto ricordo che ho avuto qualche critica, perché era un libro che mi sembrava a quel tempo di grande antiautoritarismo che avesse fatto eccessivo spazio alla leadership, questo Toussaint Louverture, che accentuasse troppo l'aspetto della leadership dentro il processo rivoluzionario. Comunque, è stato un libro secondo me fondamentale, che tutti dovrebbero leggere: a parte che è un libro bellissimo, che ti fa prendere mano con la rivoluzione di Haiti che pochi conoscono, e l'importanza di questa che è la prima rivoluzione di schiavi; poi anche perché vedi molto bene tutti i limiti della democrazia borghese. C'è quella parte bellissima all'inizio in cui vengono riportati tutti i dibattiti dentro la costituzione francese sulla liberazione degli schiavi e del fatto che mentre si proclamava "uguaglianza, fraternità, libertà" si è rifiutato fino in fondo di liberare i mulatti e gli schiavi. Quindi, questa è una cosa che è molto utile nei confronti di chi si riempie la bocca di certi concetti.
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