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INTERVISTA A SILVIA FEDERICI - 18 GENNAIO 2000

Cosa dici del movimento che si è espresso a partire da Seattle?

A Seattle si sono espresse due cose, c'è stata una loro convergenza. Intanto c'è il discorso che fa George Caffentzis, lui dice sempre che a Seattle si è visto quello che cresceva da parecchi anni in varie parti del mondo: si è visto Seattle ma non si è visto che da dieci anni e più andavano avanti dalla Nigeria all'Indonesia e via dicendo lotte molto grosse contro la Banca Mondiale, contro le compagnie multinazionali ecc. Quindi, bisogna prendere atto del fatto che a Seattle sono arrivate le punte di una realtà che andava avanti già da molto tempo in modi molto esplosivi, perché ormai la mappa della lotta contro la Banca Mondiale comprende non solo stati praticamente endemici, ma anche veri e propri colpi come quello dell'Ecuador recentemente. Quindi, questa è una realtà. Poi, dentro questo movimento si è visto che i processi della globalizzazione in questi anni hanno creato anche dei nuovi soggetti rivoluzionari. Si pensi ad esempio alla mobilitazione degli agricoltori, che adesso è un fenomeno internazionale, si può parlare oggi di un movimento dei contadini internazionale, il che secondo me è un fatto grossissimo: è la prima volta nella storia che c'è un movimento di contadini internazionale che non è organizzato con una centrale di partito ma resiste, perché ci sono i collegamenti tra i contadini che hanno bruciato i campi della Monsanto, i contadini francesi, quelli che stanno portando le mucche avanti e indietro per l'Italia e per l'Europa, questa è stata una delle forze che si è espressa. Che poi riunisce ed è collegata la movimento di quelli che fanno le lotte per le terre nell'America Latina; ad esempio, in America ci sono quelli che hanno preso atto dei processi di globalizzazione facendo lavoro contro l'intervenzionismo, perché c'è anche tutta questa parte di movimento che confluisce dentro al movimento contro la globalizzazione che è il movimento contro la guerra del Golfo, la guerra nell'America Latina ecc. Negli Stati Uniti sono anni che siamo in guerra, che viviamo una situazione di intervento continuo, Granada, la Somalia, Panama, la guerra del Golfo, adesso il Kosovo. Allora, in America adesso c'è una grande mobilitazione permanente che oggi è qua domani è là: dunque, tutto questo grosso movimento antintervenzionista (chiamiamolo così come denominatore) è poi confluito dentro al movimento contro la globalizzazione, perché ormai il rapporto è chiaro, intervieni dove c'è il giacimento di petrolio, intervieni dove c'è da difendere i poteri delle multinazionali. Se si guarda la fotografia di Seattle, dentro questa gente ci sono i processi della globalizzazione che hanno creato questi soggetti: non voglio dirlo in termini così deterministici, però per esempio sono anni che la distruzione dell'ambiente è diventata una cosa ormai grande, tutti sanno dell'effetto serra, la distruzione dei mari, l'inquinamento, tutte queste cose hanno fatto sì che non si è più a Greenpeace, c'è dentro una realtà molto molto grossa. Il ragazzo medio della scuola in America ha sentito dell'Amazzonia, sa che con essa si distrugge il polmone della terra. Diciamo che una delle cose più nuove che c'è stata a Seattle è stata la presenza dei sindacati, anche se non magari manifestando in strada, però c'è stata una presenza sindacale che è nuova nel senso che i sindacati in America hanno praticamente sempre appoggiato la politica imperialista del governo, hanno appoggiato anche la CIA, specialmente nei confronti dell'America Latina ma non solo, anche nei confronti dell'Africa hanno fatto non solo complicità passiva ma complicità attiva di presenza nelle situazioni di lotta forti nell'America Latina, nell'Africa, dovunque ci fossero certe realtà loro arrivavano, infiltravano oppure creavano strutture e sindacati padronali. Ancora nel '94 siamo andati in Kenya, in quel momento c'era un grosso sciopero degli insegnanti universitari: in quella situazione sono arrivati i rappresentanti dei sindacati a offrire aiuto, sono arrivati i soldi, le tecnologie, i computer, la possibilità di organizzare i seminari ecc. C'era una parte di questo movimento che accettava i soldi, un'altra parte che li vedeva come un pericolo, perché in questo modo per esempio sono riusciti a impossessarsi delle liste dei leader di questo movimento, sono riusciti a mediare, consigliare, smussare gli angoli; hanno fatto poi un grosso seminario con questi leader del movimento degli insegnanti in un albergo famoso di Nairobi, e dopo se ne sono accorti di avere fatto uno sbaglio enorme perché mentre dicevano alla popolazione che morivano di fame queste immagini poi sono state usate dal governo, gli insegnanti che si riuniscono in un posto lussuoso, la gente non va a vedere da chi è stato pagato. Questi sono gli episodi più spiccioli. A Seattle invece c'è stata questa cosa che sta andando avanti di un cambiamento di rotta: io rimango sempre sullo scettico, però effettivamente oggi i sindacati americani fanno i conti con il fatto che se vanno avanti di questo passo non hanno più iscritti, e che d'altra parte non contavano più niente. Da anni loro contrattano "quanto ti diamo indietro", non "quanto guadagniamo", quindi c'è una base che si stringe sempre di più, tanto è vero che adesso devono organizzare gli immigrati, cosa che mai avrebbero fatto: in passato si erano messi con il fucile al confine, invece adesso addirittura fanno la battaglia per l'amnistia agli indocumentati, il che è una cosa grossa e nuova, perché prima sono sempre stati reazionari e hanno sempre appoggiato la politica imperialista.

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