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INTERVISTA A FERRUCCIO DENDENA - 13 MARZO 2000 |
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Qua arriviamo al nodo della soggettività di classe e ciò che essa esprime.
Andando indietro nel tempo noi sappiamo tutti che negli anni '50 nell'Occidente l'operaio professionale aveva un ruolo anche politico fondamentale, tant'è che guidò le lotte in quel periodo, perché era inserito in uno dei momenti nevralgici dello sviluppo capitalistico: il suo ruolo era fondamentale perché era un braccio intelligente del ciclo produttivo, prima del grande ciclo di automazione, e aveva un potere contrattuale altissimo. Sappiamo anche come è finita: lotte durissime e alla fine sconfitte, perché il risultato di questo scontro fu il fordismo, l'organizzazione di produzione di scala, una città-fabbrica eccetera. Oggi cicli di lotte che comprovino l'emergenza di soggetti produttivi centrali non ci sono stati, perché si tratta di un'emergenza che si può caratterizzare solamente attraverso alcuni fattori secondo me abbastanza chiari: uno è la continuità dei cicli di lotta legati a questo tipo di soggettività, quindi la loro riproduzione e la loro diffusione. Il fatto che questi cicli di lotta siano estremamente discontinui e che abbiano come protagonisti soggetti che cambiano di volta in volta e molto frequentemente, è indicativo del fatto che parlare di nuove centralità di soggetti e di figure produttive sociali in questo momento a me personalmente risulta molto difficile. Dall'altra parte, se l'analisi del nuovo modello capitalistico, cioè sulla modernità del capitalismo, è tale da farci capire alcune cose (come per esempio la mancanza di forti concentrazioni produttive, la polverizzazione, la mobilità, la flessibilità non solamente della forza-lavoro ma delle tecnologie), io non riesco a pensare a categorie e a settori sociali particolarmente centrali. Ma ciò lo dico con molto beneficio di inventario, perché può darsi che da questo punto di vista ci sbagliamo radicalmente. Diciamo che non si fanno vedere situazioni di nuove centralità e probabilmente quelli che le individuano o sono dei profeti, nel senso che sanno leggere con maggiore attenzione questi processi, oppure tirano anche loro ad indovinare.
Poi io non so se è un bisogno che ci viene dalla nostra cultura teorica passata quello di aver sempre bisogno di un soggetto sociale produttivo centrale che poi diventi anche un soggetto politico collettivo centrale. Io sono convinto che, invece, la centralità sia data non da specifiche categorie sociali, ma dalla natura nuova del soggetto produttivo, da questa natura che accomuna questo soggetto nuovo indipendentemente dalla collocazione produttiva. Ci vuole una dotazione e strumenti di conoscenza sempre più elevati, quindi io ritengo che i soggetti sociali produttivi oggi fondamentali siano quelli più in possesso di conoscenza, di sapere e anche di collocazione qualificata nel ciclo della produzione e della riproduzione. Lenin, ad esempio, non credeva che i contadini fossero un soggetto centrale, diceva che erano grande massa proletaria che sarebbe andata con loro, come i soldati e anche una parte dei piccoli proprietari: ma il soggetto centrale in quella fase storica era un altro, e lo sappiamo. Oggi, in questa fase storica, siamo di fronte ad un dato quantitativo molto maggiore di dimensioni, ma ad una trasversalità: in questo momento, nel mio modo di vedere il cambiamento, io colloco nel soggetto sociale produttivo più avanzato dal punto di vista della sua strumentazione e del suo insieme di saperi (quindi prendendolo da solo, indipendentemente da dove è collocato), da una parte il suo livello di bagaglio e tensione al sapere; dall'altra parte la sua collocazione materiale dal punto di vista del ruolo che svolge nel ciclo in generale. Che sia poi dentro la sanità, dentro i servizi, dentro la produzione diretta di merci, questo non è fondamentale. Sono convinto che non ha nessuna centralità il soggetto sociale produttivo dequalificato, marginale, poco scolarizzato, che, del resto, mi pare tendenzialmente minoritario. A meno che si dica che a svolgere un ruolo centrale sarà il soggetto proveniente dal Terzo Mondo nell'Occidente e che sempre di più si integra dentro il ciclo della produzione e riproduzione occidentale: io non ci credo minimamente. O questo soggetto si alleerà con i soggetti che, dentro l'Occidente, si muoveranno e si auto-organizzeranno, oppure sarà spacciato anche lui
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