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(pag. 9)

INTERVISTA A FERRUCCIO DENDENA - 13 MARZO 2000


La mia paura è che sia dentro questa soggettività sociale nuova che si creeranno gli strumenti più importanti di regolazione del conflitto di classe: è ancora più tremendo. Il giovane auto-imprenditore che si schiera con il comando capitalistico contro lo stesso lavoratore autonomo che si organizza contro di esso: questo è il tentativo, perché se non riuscirà a conquistare la disponibilità e la fedeltà dell'intelligenza sociale, il capitale non potrà, come non è mai riuscito nessuno, controllare la società con gli eserciti professionali, è impossibile. Deve esserci uno schierarsi forte, guardate lo slogan di Berlusconi: "Una scelta di campo", ma di chi? Una scelta di campo trasversale: il messaggio di Berlusconi va dal pensionato povero all'imprenditore affermato. C'è una trasversalità nel messaggio sociale che fa schierare, ma fa schierare soggetti che nella materialità sono molto spesso nelle stesse condizioni. Abbiamo già parlato della crisi di rappresentanza del sindacato rispetto ai nuovi soggetti: ma crisi di rappresentanza vuol dire che quelli stessi che tu stai perdendo, perché non sei in grado di legittimarti, vanno dall'altra parte. Ma dove sta l'interesse di classe? L'interesse di classe è un fatto trasversale, in cui addirittura la materialità è superata, perché il figlio di una famiglia proletaria può diventare militante consapevole, attivo, determinato dello schieramento nemico. Non è più facile come una volta dire che gli impiegati stanno con il padrone, i tecnici stanno con il padrone, le gerarchie stanno con il padrone; c'è la gerarchizzazione totale e c'è un senso di appartenenza alle gerarchie, anche sociali, che fa schierare, anche se sei un proletario. Anche allora dicevamo che il capo in fondo è anche lui uno strumento del capitale, il tecnico anche lui è uno strumento del capitale, in cambio il capitale li paga bene, monetizza il loro consenso. Lo scenario adesso è molto più sofisticato, perché questa volta è il tecnico contro il tecnico, il ricercatore contro il ricercatore, il medico contro il medico, sullo stesso terreno, magari addirittura nelle stesse condizioni materiali rispetto al reddito, per esempio; però uno da una parte e uno dall'altra.
Questo è lo scenario in cui, secondo me, la violenza e l'esercizio del controllo sociale potrà avvenire per delega ai soggetti sociali. Quindi, o si ha davvero, questa volta, la capacità di sì qui il problema della forza è secondario rispetto alla capacità critica: o si ha la capacità di fare una battaglia sociale in grado di demistificare con l'intelligenza queste prospettive e questi scenari, oppure ci ritroveremo il mio amico di scuola che è cresciuto con me nelle stesse condizioni concrete e nello stesso quartiere, che domani è con Berlusconi mentre io sono contro Berlusconi; me lo posso ritrovare anche in prima linea nello scontro con me, insieme ai poliziotti, ai carabinieri, all'esercito, ma una forza sociale attiva nel tamponare processi nuovi, radicali, di cambiamento, identificati come nemici del progresso. Questo scenario mi incute un po' di inquietudine, ma è abbastanza verosimile, perché sennò che cosa resterebbe? Il comando puro esercitato senza soldati sociali, cioè senza soggetti sociali pronti a combattere, è di carattere tecnico-professionale, affidato alla bravura del giornalista che rincoglionisce le masse o alla bravura del militare che sa fare operazioni chirurgiche e il meno dolorose possibile; che sia un questore o un poliziotto di quartiere non ha importanza, quelli sono i professionisti del controllo e del comando. Sono gerarchie abbastanza individuali, ma se tutto sarà affidato a quello sarà perdente, non potrà funzionare, assomiglia troppo al virtuale e troppo poco al generalizzabile, al puntuale, all'essere efficace, efficiente, immediato nell'intervento. Questo non può essere affidato alla professionalità del comando, non può funzionare così; non ci credo che i programmi di intrattenimento da soli riescano a mantenere il rincoglionimento, che la propaganda fatta dai telegiornali contro gli antagonismi che nascono nella società possa funzionare da sola. Deve esserci dentro al tessuto sociale carne viva che si schiera con il capitale, soggetti forti e intelligenti che stanno fianco a fianco di chi può, invece, intuire e sperimentare percorsi di antagonismo. Bisogna dunque aver la capacità di fare i conti con questa situazione: non è più il sindacalista o il delegato del PCI da convincere, è quello come te, che fa il tuo mestiere, è quello che esprime il tuo stesso desiderio di valorizzazione.

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