>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Limiti e ricchezze dell'Autonomia, nodi aperti nel presente
(pag. 1)

> Progetto e massificazione del conflitto
(pag. 4)

> Il dibattito sul cosiddetto postfordismo
(pag. 8)

INTERVISTA A FERRUCCIO DENDENA - 8 FEBBRAIO 2000
Scarica
l'intervista
in doc


Scarica
l'intervista
in rtf


Le ricchezze e i limiti del percorso dell'Autonomia che abbiamo fin qui delineato quanto possono essere attualizzabili ed utilizzabili in un percorso politico antagonista oggi?

Per certi versi potrebbero servire molto, per certi altri forse sono addirittura deleteri. Una questione del genere è abbastanza complicata, perché si rischierebbe di dire che una trasposizione di percorsi in una fase storica nuova può in qualche modo consentirci di riattualizzarli: questo sarebbe innanzi tutto sbagliato come metodo. Per cui forse andrebbero separate le cose, e mi riferisco alla teoria, alla teoria dell'organizzazione, al programma, al ragionamento sulle forme di lotta: questi nodi andrebbero analizzati separatamente. E' necessario far questo da una parte per evitare di gettare via il bambino con l'acqua sporca, ma dall'altra per essere anche abbastanza severi nella valutazione storica da parte di soggetti che non sono degli storici ma che sono dei protagonisti di quel periodo, quindi hanno anche un vizio di fondo dell'angolazione da cui guardano quell'esperienza. Questo non per dire che, come succede per il vino, si arriva ad un certo punto nel quale la stagionatura è tale per cui il ragionamento storico diventa obiettivo: anche la storia raccontata oggi del Medio Evo cambia a seconda delle angolazioni con cui viene analizzata, del modo di fare ricerca degli storici, della loro cultura, di interpretazioni diverse anche di epoche lontane. Se dovessimo guardare i manuali di storia di oggi dei licei ci sarebbe da rabbrividire: c'è un denominatore comune di criminalizzazione del periodo, quindi le stragi da Piazza Fontana in avanti sono insieme al terrorismo accomunati in un'unica stagione di terrore, quasi come se fosse possibile una forzatura di appiattimento che in qualche modo individua una matrice comune (la violenza, la rottura delle regole democratiche e via dicendo) che vale sia per l'eversione di destra sia per la sovversione di sinistra. I manuali di storia oggi hanno solamente l'attenuante di dover essere brevi nel capitolo sugli anni '70, ma è una cosa molto relativa, perché le poche cose che dicono in quelle pagine sono abbastanza aberranti, anche dal punto di vista di un democratico che legge il conflitto di quegli anni. Non era mica un conflitto da ridere, non era relativo a minoranze ideologizzate e organizzate nei confronti di uno Stato borghese: era un conflitto sociale di alte dimensioni che, a mio parere, non si è nemmeno risolto. Se, infatti, la risoluzione di quel conflitto è da legare alle operazioni della magistratura e della polizia si tratta di una risoluzione parziale della questione.
I nodi politici di allora mantengono un'attualità grossa: questa è forse la cosa più importante. C'è uno scenario politico di evoluzione del modello capitalistico che è iniziato nei primi anni '70 e che continua: possiamo dire che questa è la fase della vera maturità del capitalismo in occidente (dunque non solamente in Italia) con tutte le sfaccettature di carattere continentale, nazionale e regionale che ha avuto. La crisi che è iniziata nei primi anni '70 mantiene la stessa natura ancora oggi, ha alcuni elementi fondamentali che si ripropongono con una grande forza di attualità. Se volessimo sintetizzarli, possiamo dire che il soggetto internazionale e collettivo capitalistico con l'inizio degli anni '70 ha cominciato un'opera di ridefinizione del soggetto produttivo capitalistico: quell'esigenza che ha iniziato ad emergere in maniera forte in quegli anni mantiene tutt'oggi, proprio per la sua complessità, un percorso ancora in divenire. In fondo sono passati meno di trent'anni, un periodo estremamente breve per una ridefinizione su larga scala del modello capitalistico. Quindi un tema fondamentale che in quegli anni era venuto alla luce è quello dello smontaggio e del rimontaggio su basi completamente nuove del produttore sociale, quindi del soggetto su cui si basa la valorizzazione del capitale, ed è un'operazione che si mantiene ancora assolutamente dentro le stesse caratteristiche della crisi degli anni '70. Sono stati fatti passi avanti notevoli, ci sono state delle tappe, queste sì storiche. Si pensi allo smantellamento della classe operaia attraverso delle sconfitte abbastanza databili: in Italia per esempio l'operazione sulla Fiat è stata determinante, una tappa di quel percorso. Si pensi ai processi di decentramento produttivo, con la chiusura delle grandi concentrazioni, l'espulsione dall'Italia di alcuni cicli di produzione e l'instaurazione di altri, oppure la polverizzazione di quelli esistenti. Queste operazioni hanno, in termini economici e politici, un costo estremamente elevato, non possono essere fatte in maniera così radicale e temporalmente ravvicinata.

1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.