>Home >Interviste
>Home page
>Interviste
>Riviste
>Bibliografia
>Il dibattito oggi
>Ricerca sul femminismo

> Percorso di formazione politica e militante
(pag. 1)

> Assemblea operai-studenti
(pag. 2)

> La Classe
(pag. 4)

> Avanguardie politiche, militanti, classe
(pag. 6)

> La forza operaia
(pag. 7)
La soggettività operaia
(pag. 8)

> Spontaneità organizzata
(pag. 9)

> Potere Operaio a Torino
(pag. 9)

> Percorso successivo
(pag. 10)

> Limiti e ricchezze, nodi aperti
(pag. 10)
INTERVISTA A MARIO DALMAVIVA - 19 FEBBRAIO 2001

Dalla ricerca che stiamo portando avanti si viene a configurare un piccolo spaccato che poi può diventare un'ipotesi più generale sul funzionamento dei movimenti e delle organizzazioni politiche. Su un livello superiore ci sono le avanguardie politiche, ossia un numero ristretto di soggetti che hanno un'autonomia di elaborazione, di proposizione e di direzione; in basso c'è una domanda politica che viene dai movimenti, e in mezzo, a fare da cerniera, uno strato intermedio e stratificato composto dai militanti, che intercettano la domanda dei movimenti ricongiungendola con la capacità di direzione politiche delle avanguardie, in una circolarità continua. All'interno della generica categoria dei militanti (e qui riprendo il discorso che facevi all'inizio rispetto alla tua formazione) si possono individuare diverse figure tipiche e vari modi di formazione: c'è il militante di base che assume un determinato ruolo e modo d'essere all'interno della lotta e il cui percorso politico è legato specificatamente ad una certa situazione, al fatto di essere collocato in una particolare realtà, di avere determinate conoscenze, di maturare alcuni presupposti che lo portano ad essere attivo in una certa fase, anche se poi finita la lotta il suo percorso magari si ferma o continua in forme diverse; all'interno della lotta si formano poi le avanguardie di lotta, che non sono le avanguardie politiche ma sono persone che, formatisi in un contesto specifico e ad esso legate, trainano una certa fase di conflitto; poi ci sono i militanti politici che, con un bagaglio di esperienza e formazione loro proprio e al di là degli alti e bassi dei cicli di lotta, continuano a mantenere la funzione di cerniera e di impegno costante.

Sicuramente mi sembra che la partizione che hai fatto rifletta bene le varie figure presenti. Il discorso che faccio io spostandolo un po' in avanti anche nel tempo è, se si vuole, un discorso in cui non è che si neghi la saldatura tra avanguardia di lotta e avanguardia politica, ma per avanguardia politica intendiamo il personale formatosi precedentemente che poi sollecita e va a intervenire nelle lotte promuovendo (nel caso degli operaisti) un discorso salariale e lo fa diventare una leva politica; è ovvio che ci sono questi e poi ci sono gli m-l e tutto il resto, gli operaisti sono una componente, parliamo soprattutto di loro perché era anche la loro teoria che li portava a diventare forza agente nel vivo delle lotte operaie. Ma la mia impressione è che, fatta pure questa distinzione in categorie che aiutano poi a capire i processi reali come si svolgevano, si sia in qualche modo determinato un deficit di potenza: è come se due fenomeni fisici non riuscissero poi a stare insieme perché l'uno ha una massa talmente sterminata che la capacità di attrazione dell'altra che ha una densità molto maggiore ma non sufficiente, per parlare in termini di forza gravitazionale; per cui la massa maggiore deve trovare in qualche modo come soluzione politica, intesa poi come mediazione e modificazione istituzionale, degli interlocutori adatti a sé. Parlo soprattutto di quello che secondo me è il centro poi di tutte queste storie, ossia la formazione dei delegati operai dentro i consigli di fabbrica, se parlo degli anni '70 la stessa lotta armata è il risultato di una sconfitta, anche dove viene proclamata come ideologia: secondo me il fatto maggiore che segna gli anni '70 e che rende unica l'esperienza italiana è la storia dei consigli operai, quello è stato un avvenimento. Quando io sento parlare Ingrao di democrazia mi viene spontanea una domanda: "ma disgraziato, l'unica forma reale di democrazia che si è data negli ultimi cinquant'anni in Italia sono stati i consigli operai e voi come partito li avete distrutti, perché proprio il partito li ha distrutti: cosa vieni a cianciare di democrazia?". Queste sono riflessioni, quando hai un po' di memoria storica in questo paese smemorato e vedi degli interlocutori che parlano pesi le parole sulla base di quello che hanno fatto, e questo è ancora un altro discorso. Ritorno su questo discorso perché ho un "sagrin" (come si dice in piemontese): gli anni '70 sono stati e sono ancora oggi degli anni sconosciuti, perché le forze istituzionali, l'ex PCI in primo luogo, hanno tutto l'interesse a coprire il decennio con questa coperta corta che è il terrorismo, e quindi di conseguenza la lotta al terrorismo, la propria fedeltà allo Stato: e il decennio invece ha tutt'altra storia, che è quella di cui stiamo parlando adesso, quella è la storia secondo me fino al '77, che comincia a mostrare una diversa composizione del movimento.



1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11

Per informazioni scrivere a:
conricerca@hotmail.com

.