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INTERVISTA A MARIO DALMAVIVA - 19 FEBBRAIO 2001

Dalla primavera del '69 fino a settembre esce La Classe.

Era il giornale che facevamo con lunghissime telefonate in cui Scalzone a Milano redigeva e noi qua dettavamo.


In quel periodo a Torino vengono Daghini, Vesce, quelli che diedero poi vita a Potere Operaio.

Vengono un po' tutti a Torino. Dalla primavera all'inizio dell'estate arrivano a Torino tutti quelli di Potere Operaio, arrivano i romani, arrivano i padovani e via dicendo, arriva Adriano che intelligentemente fa l'operazione con il movimento studentesco. E a quel punto naturalmente l'intervento non solo si dilata, ma funziona il tam tam e la comunicazione con gli altri poli di classe, a Milano la Pirelli, Marghera nel Veneto, la Fatme a Roma. Questi gruppi iniziali usano naturalmente tutti gli strumenti di propaganda che hanno. Si tenga presente che poi nel frattempo c'è la conferenza studenti-operai, c'è il 3 luglio, un altro momento molto importante, e poi appunto la conferenza studenti-operai, allora mi ricordo che ci permettemmo di lasciare fuori Scalfari che non voleva pagare la quota di ingresso. Fu un grosso momento anticipatorio, lì era proprio pieno di quadri operai, c'era la questione del contratto. Infatti, visto a posteriori naturalmente, tutte queste lotte diventano un maglio nei confronti del sindacato, della quinta lega, della CGIL, perché ovviamente non possono più ignorarle, non solo per l'intensità della lotta all'interno che comunque presuppone un momento di mediazione, perché se no il sindacato che ci sta a fare, ma anche per la risonanza che in giro per l'Italia viene data e molte volte enfatizzata; ma noi volevamo fare la rivoluzione.


La Classe era fatta principalmente da quelli che poi daranno vita a Potere Operaio.

Sì, lì era ancora la fase di Lotta Continua in quanto assemblea operai-studenti. Dopo di che Giairo, dentro una sfera di forte antagonismo, ma eravamo comunque tutti compagni, si ferma a Torino per fare Lotta Continua, cioè dà una mano lui per mettere in piedi Lotta Continua: a quel punto l'intervento si spacca, Lotta Continua forma il suo gruppo partendo appunto dagli operai e da questi quadri del movimento torinese, mentre La Classe diventa Potere Operaio. Ciò avviene con una spaccatura forse inevitabile: cosa si può dire a posteriori? A posteriori ci sarebbe da fare una seria riflessione su quanto abbiamo realmente contato e quanto no, però inquadrando i gruppi in una logica non da gruppo, ci sono troppe memorie di gruppi in cui ognuno si autogiustifica o si autocondanna. Secondo me quella parte dell'intervento, la primavera del '69, fu il momento in cui i gruppi, pur non essendo ancora tali, ebbero nei confronti del conflitto, anche degli anni successivi, delle posizioni del sindacato, la valenza più forte, il sindacato era totalmente impreparato, non dico nemmeno del partito, che ce l'avemmo contro da subito. Ma il sindacato ha dovuto fare i conti con una realtà senza mediazioni, il partito poteva mediare attraverso il sindacato, questo non poteva. E difatti le piattaforme poi dei contratti subirono delle forme di influenza, perché il sindacato naturalmente non era fatto di persone stupide, aveva se si vuole la lentezza di tutte le istituzioni burocratizzate e l'ostilità al nuovo loro propria: parlo soprattutto della CGIL e della FIOM, la FIM era più pronta proprio perché aveva quadri meno ideologizzati, sicuramente più estremisti, non doveva rispondere al partito. Infatti, poi i migliori quadri operai che scelgono di entrare nel sindacato se non mi ricordo male in buona parte, anche i più attivi, sono piuttosto sulla FIM che non sulla FIOM.

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