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INTERVISTA A MARIO DALMAVIVA - 19 FEBBRAIO 2001

Quindi, questa è stata la mia formazione, molto atipica perché non ero in una famiglia né comunista né socialista né sindacalista: è stata una scelta di campo con un po' di avventura, un po' di superficialità. In buona sostanza, avevo visto che il mondo stava cambiando e non avevo nessuna voglia di stare fermo. Allora io dirigevo la filiale Bolaffi di Roma in via Condotti, ci si figuri, facevo il giovin signore che andava a cavallo a Villa Borghese il mattino: ma lasciai tutto quello senza rimpianto, nel senso che mi ero reso conto, ma non politicamente, direi esistenzialmente, che il mondo stava cambiando e io volevo vedere questo cambiamento. Ero veramente, come scrivono, un capopopolo di poche letture. Oltretutto, non essendoci a Torino una tradizione di Potere Operaio, non frequentando l'università né altro, non avevo neanche (lo troverò poi in Potere Operaio) un milieau intellettuale che in qualche modo si occupasse della mia formazione politica: saranno poi le lotte che mi porteranno pian piano alla comprensione, poco per volta incomincerò a capire qualche cosa dalle poche letture. Perché poi effettivamente io ero un angelo del ciclostile, altro che queste donzelle che si definivano così! Ero io l'angelo del ciclostile, veramente allora per me militanza politica voleva dire 20 ore al giorno di lavoro, perché quando partono le lotte col primo volantino andavamo al turno delle 6, alle 11 eravamo all'uscita del secondo turno, facevamo l'assemblea, sentivamo le notizie, stendevamo il volantino, lo ciclostilavamo e alle 6 andavamo a darlo, la stessa cosa al cambio turno delle 2. Come si può facilmente immaginare il tempo per leggere non c'era proprio.


Successivamente c'è dunque il periodo dell'assemblea operai-studenti, la cui fine segnerà la nascita di Potere Operaio da una parte e di Lotta Continua (intesa a quel punto come gruppo, non più come sigla dell'assemblea) dall'altra.

Nasce l'assemblea studenti-operai, noi eravamo in pochi, Potere Operaio manda giù qualche padovano e qualche romano per riportare l'intervento alle porte che sono davvero tante, c'era Mirafiori nord, Mirafiori sud e Rivalta. Ma poi diventa abbastanza determinante il fatto che andando avanti con il suo progetto politico Adriano arriva a Torino, lega con il movimento studentesco torinese come aveva legato a Trento con il movimento studentesco di là, e in buona sostanza spedisce i dirigenti del movimento studentesco torinese davanti alla fabbrica. Io non so del conflitto interno, ma il movimento studentesco (e credo che ci sia anche un documento di Luigi Bobbio che lo dice) nella primavera del '69 cominciava dicendo "le lotte operaie sono finite": ma non ne faccio un grosso torto a Luigi, il movimento in quel momento pensava al Vietnam e al Terzo Mondo, agli operai in Italia no. Adriano fu molto bravo a operare questa riconversione, cosicché arrivò un forte aiuto proprio di manodopera politica davanti alle porte, che era molto utile. In quel periodo forse fu il momento vero in cui i gruppi ebbero una funzione politica, perché il sindacato non si stava ancora ben rendendo conto di quello che stava avvenendo; naturalmente la CGIL aveva ancora a che fare con i cadaveri ingombranti delle commissioni operaie, quindi con un quadro operaio estraneo e molte volte ostile all'operaio-massa che si era formato in fabbrica. Quindi, noi avemmo alcune funzioni determinanti che furono secondo me l'agitazione del tema salariale, una forte battaglia per il discorso degli aumenti salariali uguali per tutti, e poi naturalmente il controllo dei tempi, contro la nocività. Ma direi che la leva salariale fu quella più forte, perché in quello stesso periodo, se non ricordo male, anche il sindacato proponeva aumenti salariali ma naturalmente funzionali a quella che era la sua base, quindi aumenti salariali che riconoscessero le professionalità all'interno della fabbrica. Mentre sicuramente quello che allora non era ancora Potere Operaio, e forse anche Potere Operaio pisano, ma sicuramente Potere Operaio veneto era già arrivato al discorso molto preciso dell'operaio-massa.

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