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INTERVISTA A MARIO DALMAVIVA - 19 FEBBRAIO 2001
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Questi interrogativi sono fili non dico neanche da riannodare, ma che si tratterebbe di tirare per vedere la maglia dove e in che punto risponde: se non trovi il filo non capisci la trama e l'ordito, il filo lo devi trovare e lo devi tirare, allora la maglia si increspa e cominci a capire che hai tirato il filo giusto. Uso questa metafora, visto che prima abbiamo parlato di quella dell'alba e del tramonto. Ed è difficile trovare addirittura tavoli di dibattito, per cui apprezzo molto la ricerca che state facendo: intanto perché mi dà un'opportunità di chiacchierare a ruota libera, e poi perché sarò curioso dei risultati. Secondo me è molto interessante discutere cosa è successo negli anni '70, vedere le diverse posizioni: poi si prende questo discorso, lo si lascia lì e se ne apre un altro, per poi tentare su un discorso attuale di vedere quali sono i nodi che si ripropongono. E' un contesto in cui tentare dei collegamenti diventa ardito, forse si tratta di vedere se alcune vecchie categorie riprese e rilette possono aiutare a capire qualche cosa in questo gran casino che noi ci troviamo di fronte. Il lavoro autonomo, le nuove tecnologie, come il lavoro incontra le tecnologie, come le usa e come ne è usato, qui stiamo di nuovo parlando di giornata lavorativa di 12 ore, ci si rende conto? E abbiamo un sindacato che meno male che non parla più delle 36 ore, intanto riguarderebbero una frazione piccola e non significativa, qui il problema è di parlare delle 12 ore di lavoro dei lavoratori autonomi. Quindi, un innalzamento di produttività sociale pazzesca, in cui una parte viene rapinata dallo Stato per i suoi fini politici, e una parte diventa profitto e non salario: cioè, com'è la ridistribuzione della ricchezza non normata, e che origine di comportamenti dà? Perché viene accettata? Perché non c'è la disciplina di fabbrica da rifiutare e quindi siamo di nuovo all'autosfruttamento? E ci sono vie intermedie tra questa cosa qui e il rifiuto del lavoro e l'autoemarginazione oppure no? Per cui, siccome so il vecchio "vizio" quanto mai profittevole di Romano dell'inchiesta operaia, penso che sia importante, si tratta di un misto, io non lo so che strumenti ci siano per raccogliere queste cose, ma questa realtà non la conosciamo bene: allora, può essere utile ripensare a quello che abbiamo fatto, ma poi secondo me prenderlo e lasciarlo lì. C'è stata secondo me una grande rivoluzione sociale in Italia, non è diventata come volevamo noi rivoluzione politica, però c'è stata e ha segnato, e ha determinato una reazione feroce della controparte che si è sviluppata in tutti questi anni: questi adesso hanno vinto, ma non sanno non solo dove vanno ma neanche dove sono, il problema è che non lo sappiamo neanche noi. Se si pensa che oggi dire comunista è diventato una parolaccia, uno si chiede se è mai possibile, è pazzesco. Eppure entrano nel discorso dei comportamenti i media, adesso non puoi farne a meno di valutarli. Entrano nei comportamenti sociali, ma i comportamenti sociali non li definisci finché non assumono una valenza politica, ma tu hai bisogno di capirli prima se vuoi dare loro un'interpretazione e una possibilità di anticipazione: e come li vai a trovare? In un discorso dei fili e della maglia, dove sono i fili e dove ti portano? Affascinante, ma ci sarebbe da mettersi lì e fare di nuovo una grande indagine, però avendo prima definito che cosa chiedere, come valutare i risultati, le categorie, e qui siamo ancora indietro secondo me. E i tempi premono, le cose si muovono veloci, ti guardi e dici "che bello che sarebbe se...".
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