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INTERVISTA A GIAIRO DAGHINI - 1 AGOSTO 2000


Quindi, le classi nascono lì, ne parlano già alcuni storici di queste cose, ed evidentemente Marx con la sua radiografia grandiosa del capitalismo e della forma-denaro. Però, se lo si guarda bene il discorso delle classi che Marx lancia è molto complesso: lui in fondo, a parte quello stupendo testo che è il "Manifesto", non ha mai scritto per davvero un libro sulle classi; vorrei anche ricordare che "Il capitale" finisce con un capitolo non scritto, si interrompe con un grande libro che deve iniziare che è "Le classi". E' un discorso molto complesso, Marx ha sicuramente individuato che la tensione cruciale della storia in quel momento, che l'opposizione epocale caratterizzante la storia moderna è quella tra il proletariato, i produttori della ricchezza del mondo, e la borghesia, i detentori della ricchezza del mondo; in questa opposizione lui individua anche due grandi concrezioni culturali e politiche, e in effetti le cose stanno così. A partire da questo avvengono alcuni grandi momenti rivoluzionari.
Se però noi guardiamo alla stessa storia contemporanea delle rivoluzioni vediamo che lì dentro i soggetti storici, o meglio, io preferisco parlare di soggettivazioni, cioè di eventi in cui agiscono dei gruppi o delle persone, le soggettivazioni storiche che si sono date da un punto di vista di classe sono molto differenziate, molto diverse. Si pensi che la rivoluzione russa che esplode a San Pietroburgo parte ed è lanciata dagli operai delle officine Putilov e dalle grandi officine attraverso i Soviet ed è diretta da un partito leninista, che è un partito che organizza, interpreta, guida i Soviet; è un partito molto stretto, duro, che si appoggia sui Soviet, che è portato da essi, che poi lì, anziché sovietizzarsi lui, partitizza i Soviet - ma questo, in realtà, è un discorso molto complesso che non può essere liquidato con una battuta. Dopo, nella rivoluzione russa, i Soviet operai sono le soggettivazioni operaie guida e il Partito Bolscevico operaio diventerà poi il partito guida di tutti i movimenti: Soviet e partito sono quelli che vanno poi a portare questo discorso presso i contadini, dove anche lì c'erano le classi dei kulaki e dei contadini, e lì trasformeranno tutta la cultura, la storia e la società dei contadini e dei kulaki, facendoli diventare dei salariati, degli operai, li porteranno in una direzione di progresso moderno che però non è legato a dei divenire rivoluzionari propri dei contadini, imporranno loro dei divenire e delle forme che sono quelli degli operai delle fabbriche. Il risultato, come ben si sa, è di distruzione di una cultura, di una storia, della produzione contadina, e sarà uno dei grandi drammi della rivoluzione russa questa distruzione di cultura senza saperle immettere uno stimolo o un'invenzione che le permettesse di essere poi altrettanto forte e vincente come lo sarà per un certo periodo la cultura operaia dentro la Russia. L'esperienza russa già mostra come quello di classe sia un discorso stratificato, molto complesso, dentro cui c'è una classe che è il soggetto centrale, cruciale di questa storia, e poi ci sono tutta una serie di strati di quella società e di quella storia che non si sa bene come tirarli dentro, come farli diventare anch'essi soggettivazioni e divenire indipendenti. E lì già subito si vede la complessità di questa storia di classe, si vede come ce n'è una parte, che è poi quella che è la più piccola, che non sa fare altro a un certo punto che imporre all'altra dei comportamenti e delle imitazioni; è un dramma che corre attraverso tutta la storia russa.
Altro esempio; nella Cina maoista, che all'inizio è anche molto osteggiata dai russi, il soggetto rivoluzionario è il contadino e non è l'operaio. Lì ci sono liti furibonde, in Russia pensano addirittura di mandare a quel paese Mao e fanno di tutto per sostenere Chiang Kai-shek, che è un militare borghese a cui interessa solo prendere il potere in Cina e quindi dicono: "Se il borghese va al potere e vince lui, vuol dire che poi fa la borghesia e avremo il proletariato che poi farà la rivoluzione". E' Mao invece che li manda a quel paese e che riesce con la lunga marcia a sfuggire all'accerchiamento, la storia poi la si conosce. Dopo anche lui trasformerà questa storia dei contadini rivoluzionari, in quella del popolo cinese che deve diventare metallurgico, operaio industriale, in quel corto circuito allucinante della campagna degli alti forni che disboscherà intere foreste, che provocherà carestie nelle campagne e produrrà ferro inutilizzabile, la storia di un'allucinazione maoista contro la realtà. Però, anche lì il discorso della classe non è una cosa semplice, c'è questa strato profondo dei contadini che è la realtà di classe, la più dura della Cina, da cui parte un divenire rivoluzionario che poi coinvolge tutti gli altri, anche qui in modo molto drammatico.

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