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INTERVISTA AD ALDO BONOMI - 17 OTTOBRE 2000


Dunque, questo è fondamentalmente il tratto con cui attraversammo gli anni '80. Gli anni '80 sono gli anni della sopravvivenza, del punto di osservazione e del ricominciare a sviluppare una tua teoria dei processi, perché poi non dimentichiamoci che, stando dentro la dimensione del territorio, facevamo le ricerche sulla paura operaia, sui distretti, sui meccanismi di sviluppo, incominciammo ad occuparci allora del Mezzogiorno, iniziammo cose di questo genere, insomma la storia è complicata, ne abbiamo fatte tante. Però, gli anni '90 sono stati invece gli anni dell'attraversamento. Sono stati difficili perché sono stati gli anni in cui rispetto al meccanismo della memoria ormai questa non c'era più, nel senso che inizia allora la soluzione individuale rispetto ad essa. Sono anche gli anni del rampantismo, del gene egoista dell'impresa, i tardi anni '80 sono tutti quelli in cui la cultura egemone diventa la cultura imprenditoriale, i master alla Bocconi. Quindi, anche per una struttura di nicchia basata sul territorio sociale e composizione sociale, che poi è territorio, problemi sociali e problemi di mutamento della composizione sociale come l'AASTER, divennero anni difficili, nel senso che eravamo veramente minoranza. Però, li attraversammo ed io pensai, e lo dissi anche ai miei colleghi con cui lavoro, che questo era un ciclo che non sarebbe durato molto, che poi sarebbe riemersa la grande questione sociale nel mutamento di questo Paese, che poi è esplosa negli anni '90.
Negli anni '90, sempre dal punto di vista biografico, è importante tener conto che De Rita diventa presidente del CNEL, e poiché io non avevo mai smesso i miei rapporto sodali, di scambio, di comunicazione con lui, questi mi chiamò al CNEL e, per essere chiari, mi disse: "Caro sciagurato, ce l'hai fatta, sei sopravvissuto, quando ti avevo incontrato negli anni '80 ti avevo detto che eri matto, che questa operazione di fare gli operatori di comunità era già fallita", mentre invece gli agenti di sviluppo incominciavano ad essere una realtà, si tenga presente che oggi fanno tutti corsi di agenti di sviluppo, dappertutto, lo sviluppo locale ormai è dentro i programmi della Comunità Economica Europea, negli anni '80 questo non avveniva. Quindi, lui mi disse: "Io avrei bisogno di te, visto che sono diventato presidente di questa istituzione, per riconnettere questa istituzione al territorio, e l'AASTER potrebbe darci una grande mano perché potrebbe essere il soggetto che ha il polso della dimensione del territorio, della composizione sociale ecc.". Dunque, De Rita mi chiamò nel '90 e mi disse: "Vuoi fare per noi la prima conferenza nazionale sull'immigrazione?". Si tenga presente che la prima conferenza nazionale sull'immigrazione aveva come committenti il presidente del Consiglio che si chiamava Andreotti, il vicepresidente del Consiglio che si chiamava Martelli e De Rita che era il presidente del CNEL, a cui era stata affidata tale conferenza. Da allora io usai la rete di territorio che mi ero costruito negli anni '80 incominciando a fare inchiesta in tutto il Paese, mi ricordo che andai da Como fino a Trapani. Questo percorso fu una cosa molto bella, fu una delle ultime cose che feci, diciamo così, di ricerca vera, nel senso di ricerca in prima persona perché ormai poi, essendo diventato vecchio, molto spesso mi ritrovo a dirigere le ricerche degli altri ma a non farle più in prima persona. Però, mi ricordo che allora io, Moroni e un gruppo di giovani partimmo da Como e facemmo gli incontri con tutte le comunità degli immigrati negli anni '90-'91. Facemmo un rapporto che ritengo che sia una delle cose più belle che abbiamo fatto, come "La paura operaia" era una delle cose più intuitive che facemmo quando tornammo a Milano oltre a questi bei rapporti sullo sviluppo locale delle comunità montane e via dicendo: il titolo di questo rapporto era "Riconoscere e riconoscersi", cioè riconoscere il nuovo che avanza nella composizione sociale e riconoscersi, quindi ricambiare il proprio posizionarsi. Questo è un grande racconto di cosa erano le comunità degli immigrati nel '91 da Como a Trapani. Si tenga presente che questo era un Paese che non si percepiva ancora come Paese di immigrazione ma si percepiva ancora tutto come Paese di emigrazione, e oscillava in continuazione (il che sarà poi una questione aperta, non risolta ancora oggi) tra buoni sentimenti e sentimenti di bastardi da questo punto di vista. Facemmo questo grande racconto e portammo gli immigrati alla conferenza con il governo; se si vuole, sempre tornando ai sentimenti, quando mi sentii rilegittimato rispetto alla sfiga, all'emarginazione, fu quando, nella conclusione della conferenza, di fronte a 2000 immigrati, al governo ecc., il presidente del CNEL chiudendo la conferenza disse: "Un ringraziamento particolare ad Aldo Bonomi che è quello che ci ha permesso, andando in giro per il Paese, di fare una conferenza partecipata".

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