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INTERVISTA AD ALDO BONOMI - 17 OTTOBRE 2000 |
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Si pensi un po', rispetto alla memoria di Controinformazione, la Fiat, l'Alfa Romeo ecc., partii invece dalle comunità montane della Lombardia: quindi, quelle aree di periferia del punto più alto in cui era caduta la ristrutturazione capitalistica. Dunque, mi ritrovai per altri due anni a formare operatori dello sviluppo. E devo dire che quando assunsi questa posizione e cercai di riconnettere le intelligenze che potevano lavorare con me inevitabilmente vai alla tua storia, alla tua identità, se tu non l'hai rinnegata ti ritrovi sempre rispetto a queste cose, è una scimmia ed un'opportunità contemporaneamente. Quindi, ad esempio, quando feci il progetto di tecnici per lo sviluppo del territorio lo inventai e lo diressi, poi chiamai a discutere di queste cose le reti di conoscenza che io avevo sviluppato negli anni '70, ed ecco spiegato perché nella prima fase di quello che poi diventerà l'AASTER c'è un nucleo di persone che si "sfanga" la vita sopravvivendo dopo gli anni '70. Dunque, ci ritrovi Aldo Bonomi più orientato ai problemi sociologici, Lapo Berti che era più orientato ai problemi economici (anche Lapo aveva attraversato gli anni '70 in un certo modo), c'è Alberto Magnaghi che era uscito dalla galera dal 7 aprile, ma era uno che dalle esperienze degli anni '70 aveva colto prima di noi le problematiche del territorio essendo uno che lavorava dentro la facoltà di Architettura, in Quaderni del Territorio ecc. C'era Ganapini, invece, che era un altro "sciagurato", non veniva dagli anni '70, come noi, da una radicalità, veniva più dal PCI, ma aveva sviluppato le posizioni ambientaliste, non dimentichiamo che le culture cominciavano a cambiare da questo punto di vista; c'era Franco Gatti, che adesso è morto, era un collega di Alberto Magnaghi, importante, bravo. Mettendo assieme questa struttura incominciammo a progettare per conto dell'Enaip, e per conto della Commissione Europea, questo progetto di tecnici per lo sviluppo del territorio. Io ormai ho cinquant'anni, credo che se faccio un'operazione di sincretismo biografico la cosa importante è che devo dire che le sfighe a volte sono certamente dure da affrontare, ma sono anche opportunità, faccio solo un esempio: se io non avessi avuto la sfiga di essere segnato come estremista venendo da quegli anni, se fossi stato un professionista normale mi sarei mosso nella dimensione locale, nazionale e avrei avuto opportunità, ma il vero problema era che siccome qui eri un po' segnato a dito, diciamo così, le professionalità erano tutte occupate dai famosi professori di sinistra, di sinistra per bene per intenderci, quelli che erano stati con il Partito Comunista, con il compromesso storico, perché poi questo era, allora io fui costretto a scartare di lato e devo dire che da questa sfiga venne fuori l'opportunità perché io andai a Bruxelles, e devo dire che ci sono arrivato prima degli altri. Oggi come oggi la Commissione Europea è fondamentale, nell'82-'83 chi pensava che fosse un qualcosa che si occupava di agricoltura? Insomma, era già importante allora, ma non aveva certo il ruolo che ha oggi. Quindi, andai a prendere i rapporti con la Commissione Europea, non per intuizione teorica, dicendo "arriva l'Europa", semplicemente perché capii che i processi di legittimazione potevano venire prima da lì che da altre situazioni in cui era più difficile.
Quindi, feci questa operazione verso l'Europa; una seconda operazione importante, che ha avuto poi importanza nell'evoluzione della mia vita professionale ma anche politico-culturale, è che ad un certo punto mi chiesi chi allora, mentre noi negli anni '70 avevamo praticato le teorie che ho detto prima, aveva invece continuato a studiare la dimensione del territorio, lo sviluppo locale, fuori dalle mura, chi era stato fuori dalla mura e non dentro le mura dell'impresa: qui ovviamente la figura emblematica ed importante è quella di Giuseppe De Rita, a cui mi feci presentare da un mio amico frate, padre Camillo De Piaz, vedete come le reti di relazioni sono poi le reti di sopravvivenza. Il mio amico frate mi disse: "Visto che fai questi lavori qua, dovresti parlare con De Rita". Ovviamente io sapevo chi era, il rapporto CENSIS già allora era un punto di riferimento per chiunque masticasse un po' di sociologia; mi ricordo ancora che andai da De Rita chiedendogli di fare il comitato scientifico, di rappresentare il comitato scientifico di questa roba organizzata da questi sfigati. Poi insomma io credo che se mettevi insieme Bonomi, Berti, Magnaghi e un po' di gente dei tempi, erano tutti segnati: Magnaghi veniva dal 7 aprile, Berti era l'unico che non era stato in galera, io venivo dall'esperienza degli anni '70, eravamo tutti un po' segnati. Andai da De Rita e devo dire che mi presentai a lui dicendo "sono questa persona qua, ho questa storia, sto facendo questa operazione dei tecnici per lo sviluppo del territorio.
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