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INTERVISTA AD ALDO BONOMI - 17 OTTOBRE 2000 |
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Devo dire che quella fu la prima ed ultima conferenza sull'immigrazione, non ne ha più fatte questo Paese, ha fatto solo le leggi, non è più stato in grado di dialogare con i soggetti; tanto è vero che con De Rita riprovammo a rilanciare una seconda conferenza ma non ce la si fece a farla. Devo dire che a quella conferenza lì c'era anche Moroni, andavo proprio in giro a fare questo lavoro qua, fu un'esperienza esaltante nel senso che cominciammo a capire che c'era il sociale che veniva avanti. Con una seconda cosa: non ci si dimentichi che noi eravamo territorializzati (che non è una brutta parola, come una volta si era fabbrichizzati noi eravamo territorializzati fuori dalle mura), quindi l'altra seconda grossa intuizione è che stando sul territorio vedemmo prima degli altri la nascita della Lega. La cosa nacque anche così, ricordo che allora mi chiamò sempre De Rita e mi disse: "Qui nel governo (e quindi Amato, Andreotti ecc.) non hanno capito niente, cos'è questa Lega, cos'è questa roba? Tu sei l'unico in questo senso che può spiegarlo". Vedete che tornano fuori le comunità montane, io incominciai a fare ricerca negli anni '80 nelle comunità montane della Lombardia dove nacque la Lega negli anni '90: dunque, quella dimensione di sviluppo territoriale, di periferia ecc., era un luogo che avevo presidiato e quindi vidi il nascere del fenomeno del leghismo, che non è un fenomeno di arretratezza ma è un fenomeno del moderno che viene avanti. Quindi, scrissi un primo saggio di 80 pagine con un po' di ricerca sul fenomeno della Lega, lo presentammo a Milano e anche lì Gad Lerner arrivò (vedete che poi ci sono sempre le figure che tornano), fece quell'articolo su L'Espresso in cui De Rita, presentando affrettatamente la mia ricerca, disse una frase che è poi rimasta storica e che era: "Va be', ma che volete, comprateli se non riuscite a contrastarli", e da lì ne uscì un grande casino.
Quindi, negli anni '90 noi ci posizioniamo su queste due cose qua: nuova composizione sociale e immigrazione e il fenomeno leghista che veniva avanti dal territorio. Se si legge l'opuscolo su Haider che abbiamo pubblicato dalla Bollati Boringhieri si vede che è la sintesi di dieci anni di lavoro su questi problemi qua. Oltre a queste due c'è una terza cosa importante ed è che, partendo dalla nostra condizione soggettiva (perché non ci si deve dimenticare che noi eravamo e siamo tutti partite Iva), cominciamo a porre la terza questione: la questione del lavoro autonomo e del lavoro indipendente. Questi sono stati i tre grandi temi degli anni '90: immigrazione, Lega e composizione sociale. Questi, coniugati in forma colta, danno origine a tre rapporti che mi sono molto cari: sull'immigrazione abbiamo fatto i rapporti per il CNEL, sulla Lega siamo andati avanti perché poi con De Rita ci occupammo della questione settentrionale. C'è un tomo di ricerche in cui ci occupammo di tutti i problemi della questione settentrionale, problema che nasceva nella parte più moderna del Paese, e la questione settentrionale la affrontammo come sempre andando a vedere la competizione delle imprese, la crisi della rappresentanza, la crisi del sindacato, di Confindustria, dei CNA, le autonomia locali, i sindaci, le autonomia funzionali, le camere di commercio, i processi del lavoro e le banche. Facemmo un rapporto, lavorammo per cinque anni su questo, credo che rimarrà alla storia perché chiunque vorrà capire quegli anni dovrà andare a rivedersi quel cofanetto del CNEL in cui ci sono tutti i racconti di questi soggetti sulla questione settentrionale, ma parte dalla questione del leghismo. L'esperienza e il ragionamento sul lavoro autonomo porta poi ad affrontare il progetto Moriana, che conoscete, è inutile che ne parli. Anche lì si tratta di un cofanetto in cui c'è ormai tutto quello che siamo riusciti a capire del lavoro autonomo in sette metropoli europee, Valencia, Berlino, Parigi, Milano, Napoli, Torino e Genova. Negli anni '90, sempre facendo professione perché io allora lì sono il direttore dell'AASTER, sono al CNEL e faccio queste cose qua, un altro incontro importante di recupero dalla memoria è l'incontro con Marco Revelli, che veniva da quella storia lì: vedete che poi gli ambiti di riferimento sono questi. Se si vuole vedere il problema è che non è cambiato nulla, nel senso che il comitato scientifico, o il gruppo pensante degli anni '80 era Magnaghi, Lapo Berti, Bonomi, De Rita, Lombardini, Mottura, con quelli iniziammo a fare questo discorso qua. Poi ognuno ha fatto la sua strada, nel senso che giustamente le persone crescono e quindi ci sono anche altri spazi, come l'esperienza dell'Antitrust per Lapo. C'erano importanti forme di solidarietà minuta, Magnaghi andò a fare l'accademico ma continuò a discutere di questo, tanto è vero che continuiamo a dibattere, l'ultima volta ricordo che c'è questa cosa che è pubblicata dall'Università di Torino ed è una riflessione sullo sviluppo locale tra me, Magnaghi e De Matteis, in cui ci siamo rivisti a discutere di questi problemi.
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