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INTERVISTA A SERGIO BOLOGNA - 21 FEBBRAIO 2001


Non ci spettava, non ne avevamo nessun diritto, di dire "i veri comunisti siamo noi": noi dovevamo dire "noi con questa storia non abbiamo nulla a che fare e punto, c'è qualcuno che per incidente è stato iscritto al PCI ma per il resto mentalmente, strutturalmente, teoricamente con questa storia abbiamo chiuso", questo dovevamo dire e questa era la verità. Non avendo detto questo, avendo mantenuto questa ambiguità, sono successe le cose che sono successe, c'è chi ritorna all'ovile, chi anzi diventa più comunista dei comunisti, alcuni rientrano nel partito, Cacciari, Tronti, Asor Rosa, una cosa che sa di marcia indietro. E c'è chi ci prende per provocatori. Avremmo creato meno odi e sospetti nel PCI se ci fossimo dichiarati anticomunisti. Toni Negri e quelli di Potop, continuando a dire "noi siamo il comunismo", non hanno fatto altro che scatenare odio contro di sé da parte di un partito che, paranoico per natura, si convinse di aver a che fare con strumenti dei servizi segreti. Invece avremmo dovuto dire "noi siamo anticomunisti", questo dovevamo dire. A pensarci bene, il comunismo cos'è stato? Che esiti ha avuto? E' stata una delle più orribili forme di sfruttamento della classe operaia, ha ammazzato i migliori comunisti, ha emarginato i migliori comunisti: tutti i compagni comunisti con cui io ho lavorato è gente presa a calci dal partito. Il comunismo ha divorato la rivoluzione, e il lascito del comunismo spesso è mafia. Quindi, c'è stato il fatto di essersi trascinati dietro questo equivoco per tutta la storia degli anni '60, poi i gruppi, poi Autonomia, per non parlare di quelli dei gruppi armati, che si dichiaravano gli unici veri e puri comunisti. Avremmo dovuto dire subito, agli inizi degli anni '60, "noi siamo i veri anticomunisti e vogliamo chiudere questa maledetta storia, magari in alcuni paesi del cosiddetto Terzo Mondo i comunisti sono riusciti a fare la rivoluzione, ma in questi cavolo di paesi occidentali sono riusciti soltanto a spingere sia la classe operaia sia la mentalità ribelle o anticonformista dei giovani sia il radicalismo borghese a sottomettersi all'ideologia dominante, cioè a servire ancora meglio il capitale", questo dovevamo dire. Quando un ex comunista è andato al governo ha smantellato più pezzi di socialismo lui che tutti i governi precedenti. La storia del comunismo occidentale è la storia di una corsa verso destra. Non c'è altro, a pensarci bene. Quindi, quello è stato indubbiamente il grande limite di molti compagni operaisti, però, a parte questo, bisogna riconoscere che Quaderni Rossi e Classe Operaia sono stati un'esperienza di peso: se si pensa che eravamo quattro gatti senza una lira, anche senza contatti reali con la classe operaia, c'è stato uno sforzo di intuizione del movimento di classe che non va sottovalutato. Il '68 è stata ancora una grande cosa, anche lì siamo riusciti a rovesciare l'impostazione originaria, cioè a imporre l'unità operai-studenti. Abbiamo dato una valenza operaia a una cosa che rischiava di diventare, come negli altri paesi, una ribellione antiautoritaria. Dopo di che cominciano i dolori, certamente: noi abbiamo sbagliato a fondare Potere Operaio, abbiamo sbagliato a fondare un gruppo extraparlamentare. Dovevamo continuare a lavorare nel sociale, a costruire alternativa nel sociale, a costruire centri operai un po' dappertutto, a costituire i centri sociali già allora, spazi alternativi, spazi liberati: abbiamo sbagliato, ci siamo lasciati affascinare dalla vecchia idea, dalla vecchia ambizione di conquistare il potere, siamo di nuovo ricaduti nella "sindrome del comunista", e abbiamo tentato di mettere in piedi un aborto di partito bolscevico che aveva di nuovo in testa la dittatura del proletariato, e quindi inevitabilmente doveva essere bruciato da chi aveva un'opzione molto più decisa come quella della lotta armata, dovevamo fare qualcos'altro, su questo non ho dubbi. Non è che agli altri gruppi, come Lotta Continua, sia andata molto meglio, per non parlare dei gruppi m-l: insomma, la storia dei gruppi extraparlamentari è stata in gran parte una storia di merda, perché hanno voluto tutti riprodurre la politica tradizionale, le dinamiche di partito. Non è un caso che poi siano saltati tutti, per implosione interna".

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