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(pag. 14)
INTERVISTA A ROMANO ALQUATI - DICEMBRE 2000


Qual è stato il tuo apprendistato politico?


Con Montaldi un giorno verso la fine del '55 ci dicemmo "non si può continuare con la disperazione e l'angoscia dostoijewskiana, bisogna acquistare efficacia nel provare a cambiare qualcosa di questo mondo", e "mentre la cultura tradizionale della sinistra è basata sulla storia e la filosofia noi dobbiamo studiare soprattutto economia e sociologia". E così facemmo per alcuni anni. Cominciai applicando la scienza sociale che apprendevo soprattutto alla questione della burocrazia... Nel frattempo io, avendo fatto fin dagli anni del liceo il disegnatore tecnico autodidatta e l'assistente edile per un ingegnere che fu mio secondo padre, poi presi un diploma di tecnico dell'edilizia e cominciai la vicenda di capo cantiere nei cantieri-scuola per disoccupati e reduci: ebbi allora la fortuna di avere come mio capo (in un cantiere di vari mesi e con 70-80 addetti) proprio Renato Rozzi, allievo di Paci e di Musatti, ecc.! Nel '57, ottenuto finalmente il passaporto, feci il mio primo viaggio a Parigi con Danilo. Conobbi Castoriadis, Léfort, Morin e Goldmann, e Lyotard, e altri. Entrai in corrispondenza con alcuni di Socialisme ou Barbarie e di Pouvoir Ouvrier e in specie con Daniel Mothé, che verrà a trovarci a Cremona.
Nell'inverno '57\'58 in un secondo e meno breve soggiorno milanese, con l'aiuto di Carniti fui un sindacalista in prova nella zona di Piazza Napoli ed a Corsico. Stava iniziando il grande boom nella re-industrializzazione. Presi contatti con fabbriche grandi e piccole soprattutto tayloristiche e proto-fordiste e con lavoratori milanesi ed immigrati, anche se non proprio ancora dal Sud. Era l'anno dopo i fatti d'Ungheria, e nell'autunno lo stesso Di Vittorio aveva parlato del primo "autunno caldo", soprattutto milanese: sebbene a Torino il movimento operaio tradizionale fosse stato duramente sconfitto. Non volli diventare sindacalista, così all'inizio della primavera del '58 tornai a Cremona. Con l'esperienza indiretta e diretta di un'intera fase storica d'anticipo rispetto al movimento operaio locale, ma con un certo anticipo pure rispetto al ritardatario movimento operaio ufficiale dell'Italietta, che magari cominciava a non essere più tale; sebbene con anni di ritardo rispetto agli USA e perfino alla Francia. In quei mesi a Milano avevo conosciuto sia gli intellettuali delle "riviste del disgelo" (da Ragionamenti, Questioni, ecc. fino a Passato e Presente), in particolare guardavo a Pizzorno, con occhio ambivalente. Fra l'altro insieme a Montaldi incontrai Vittorini, nella sua casa di Porta Ticinese... Ma dall'altro lato Paolo Caruso mi introdusse nel giro di Enzo Paci, e lì mi legai a Nani Filippini ed a Guido Davide Neri, a Mainoldi ed altri: vissi anche con loro nelle prime comuni di fenomenologi che precedettero Via Sirtori. Dei miei studi e delle mie prime ricerche in quegli anni ho già scritto più volte. Nel '58 proprio a Milano si tenne il primo congresso italiano di sociologia, con delle sezioni importanti sulla nuova industrialità ed il rapporto di lavoro. Fu un'altra importante occasione d'incontri e conoscenze.
Tornato a Cremona nel '58 feci le ricerche\intervento col gruppo di Unità Proletaria e scrissi alcuni opuscoli su una fabbrica di ceramiche e le sue operaie piene di silicosi, sulla "fabbrica verde", sul nuovo cottimo e salario, su Giovanni Bottaioli (che era morto proprio fra le mie braccia mentre lavoravo per lui e trasportavamo insieme una levigatrice su per delle scale; mi aveva lasciato erede, anche dei suoi libri). Allora ebbi due incarichi pagati. Conobbi Bosio che mi finanziò una ricerchina multidisciplinare su un paese rurale vicino a Cremona, un poco atipico, però: Bosio non ebbe su di me alcuna influenza. Ebbi dal vecchio Fortichiari, e da Seniga (col quale già nel '57 insieme a Giorgio Galli, ed in contatto coi genovesi di Azione Comunista avevamo fatto un intervento astensionista nella campagna elettorale) la commessa di una "Storia del movimento operaio italiano", per la quale lavorai moltissimo (all'Istituto Feltrinelli di Milano) portandola a termine in tempo relativamente breve e con grande interesse.

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