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ADDAVENI'
«Addavenì» nasce nell'autunno del '76 e chiude con l'ultimo numero nel maggio '79: dalla morte di Mao Tze-tung al 7 aprile, passando per Bologna e Moro.
Lo scrive e lo stampa il Comitato Comunista (marxista-leninista) di Unità e di Lotta («Coculo»), una organizzazione minore nata nel 1970 da organismi di lotta (di fabbrica, quartieri e studenti) abbandonati dalla diaspora marxista-leninista.
Fortemente critici verso la prassi storica dell'emmellismo italiano, i compagni «Coculo» per molti anni si identificarono nella pura attività «di massa», conservando Comitati di lotta in alcune fabbriche, scuole, quartieri, ospedali di Milano.
Durante questo periodo il «Coculo» si esprime esclusivamente attraverso i bollettini ed i giornali degli organismi di massa; attraverso l'attività di massa avviene l’incontro (che è prima uno scontro poi una progressiva omogeneizzazione) con l'Autonomia, a cominciare dalle lotte con l'Assemblea Autonoma dell'Alfa Romeo (la lotta contro la nocività dell'inizio anni '70 fu condotta da operai del «Coculo» con una Commissione Tecnica formata da medici, avvocati, e ingegneri).
A metà degli anni '70 si colloca una fase durante la quale viene tentata un'aggregazione nazionale con forze analoghe (Torino, Napoli, Firenze) all'insegna dell'organizzazione marxista-leninista.
Il tentativo fallisce e determina uno scarto di orientamento del «Coculo» che, senza mai rinnegare la sua impronta marxista-leninista, da quel momento si riconosce nel vasto movimento dell'autonomia, come unica area rivoluzionaria possibile. Da questo orientamento, che significa anche l'abbandono della strada organizzativa m-1, nasce il giornale «Addavenì». La testata sintetizza un pò questa storia e l'orientamento («Addavenì Baffo») era il titolo delle vignette che, negli anni successivi alla guerra, Guareschi - umorista fascista - dedicava ai comunisti descritti come stupidi ed in perenne attesa dell'arrivo di Stalin-Baffone; l'espressione era divenuta modo di dire, a significare uno spirito di attesa quasi messianica: una specie di «Amarcord» stalinista, un atteggiamento un pò popolaresco, e di una certa autoironia.
Il giornale, così come avviene per l'attività politica dei compagni che lo scrivono e lo sostengono, va ad occupare un'area non molto vasta ma ben distinta del movimento milanese.
Si distingue infatti dall'area di Rosso ed in genere di quella che è detta Autonomia Organizzata per una costante interpretativa di estrazione materialista-dialettica che nella pratica si traduce da un lato nel sottolineare e privilegiare l'organizzazione nell'attività politica ad ogni livello, dall'altro lato - e per la stessa ragione - a contestare il «leaderismo» ed il soggettivismo.
Tuttavia «Addavenì» forse si distingue ancora di più dall'area della Voce Operaia, sia per la diversa valutazione delle questioni fondamentali del marxismo-leninismo, in particolar modo la questione del partito, sia per il diverso atteggiamento verso le masse, e sia, nella sostanza, perché non vi si riconoscono quegli elementi di ricchezza politica e teorica e quegli elementi di lotta e di antagonismo che sono propri dell'autonomia.
Fin dall'inizio «Addavenì» dà rilievo alla lotta di liberazione della donna, le cui concezioni agiscono profondamente nello stesso sviluppo della linea, fino alla formulazione della concezione strategica che fu detta delle tre Rivoluzioni (socialismo, comunismo, femminismo).
La teoria stessa del comunismo, richiamandosi al cosiddetto «1° Marx», presenta un forte carattere radicale, con una accentuazione notevole delle tematiche riguardanti le trasformazioni soggettive.
Una posizione particolare viene espressa anche nei riguardi della lotta armata, alla quale non viene mai attribuita la denominazione di «terrorismo» e che viene considerata perciò che era di fatto, una forma di lotta del movimento.
Tuttavia viene costantemente e pesantemente criticata la linea militarista, accusata di essere costruttrice di repressione ed isolamento anziché di coscienza ed organizzazione.
Sul piano internazionale, anche qui «Addavenì» si distingue rispetto alle altre aree di movimento, da un lato conservando la concezione marxista-leninista dell'internazionalismo proletario (quindi non puramente antimperialista e terzomondista, ma anche socialista), dall'altro rifiutando di allinearsi al «nuovo corso» cinese ma riconoscendo invece nella linea maoista e della «banda dei quattro» un contributo fondamentale allo sviluppo del comunismo nel mondo.