Specie ad alto potenziale allucinogeno:
Amanita muscaria Linn. ex Fr. (comune)
Amanita pantherina (Fr.) D.C. (comune)
Psilocybe semilanceata Fr. (Quél.) (comune)
Psilocybe callosa Fr.(Quél.) (non comune)
Psilocybe cyanescens Fr.(Quél.) (raro)
Panaeolus subbalteatus (Berk. et Br.) Sacc. (comune)
Panaeolus ater Lge.(Kuhn et Romagn.) (non comune)
Panaeolus (Copelandia) cyanescens(Quél.) (raro)
Pluteus salicinus
Specie a basso potenziale allucinogeno:
Panaeolus campanulatus* L. (Fr.) (comune)
Panaeolus fimicola (comune)
Panaeolus foenisecii (Pers. ex Fr.) Kuhn. (comune)
Panaeolus retirugis* (Fr.) Gill (non comune)
Panaeolus sphinctrinus* (Fr.) Quèlet (comune)
Psathyrella candolleana (comune)
Specie dubbie:
Amanita gemmata (raro)
Psilocybe coprophila (non comune)
Psilocybe montana (non comune)
Mycena pura (comune)
Rickenella (Gerronema) fibula (raro)
Inocybe haemacta (non comune)
Gymnopilus spectabilis (comune)
Gymnopilus fulgens (non comune)
NOTA – I funghi contrassegnati dall’asterisco sono psilocibinico-latenti, ovvero sviluppano le loro proprietà psicotrope a seconda dell’area geografica in cui crescono.
La maggior parte dei funghi riscontrati (Psilocybe e Panaeolus) appartengono al gruppo dei basidiomiceti allucinogeni "psilocibinici", ovvero contenenti psilocibina e/o psilocina, le due sostanze chimiche di natura indolica responsabili della quasi totalità degli effetti psicotropi conseguibili con la loro ingestione.
Questi funghi crescono essenzialmente nei prati, nei pascoli, nelle zone aperte ove l’erba non sia troppo alta; alcuni di loro sono strettamente fimicoli, ovvero crescono solo sugli escrementi di animali, in particolare bovidi e cavalli (es. Panaeolus campanulatus e Pan. sphinctrinus). I luoghi di maggior riscontro in Valcamonica, di fatti, sono gli alti pascoli estivi (malghe), dagli 800m sino al 2300m di altitudine.
Un’altra caratteristica generale dell’habitat della maggior parte di questi funghi è l’acidità del terreno su cui crescono; acidità che può dipendere strettamente dal tipo di substrato geologico o anche dai lavaggi-scorrimenti dell’acqua per i pendii dei monti.
Vi sono zone in cui concorrono tutti questi fattori nella costituzione di una elevata acidità del terreno, tale da dar vita a "praticelli" interamente cosparsi di funghi psilocibinici in notevole quantità e con più specie, ognuna diffusa in maniera pressoché indifferenziata fra le altre. V’è anche da tenere conto che la maggior parte dei Panaeolus europei rientra fra i cosiddetti funghi psilocibinico-latenti, ovvero divengono produttori di psilocibina solo in determinate aree geografiche; per esempio, l’analisi di campioni di Pan. retirugis raccolti in territorio francese ha mostrato l’assenza in questi di psilocibina (Ola’h 1968), mentre è stata verificata la presenza della stessa (attorno all’1 % nei carpofori secchi) in campioni della stessa specie raccolti nei dintorni di Torino (Fiussello 1972).
Vari fra questi Panaeolus sviluppano la latenza, ovvero divengono produttori di psilocibina/ psilocina. Ciò avvalora ulteriormente l’ipotesi (Gitti et al. 1983) secondo la quale le zone di sviluppo della latenza valide per una di queste specie di Panaeolus possano essere valide anche per le altre (o per lo meno per alcune di esse); ad esempio, se in una zona il Pan. foenìsecii produce psilocibina, è molto probabile che anche altri Panaeolus psilocibinico-latenti che crescono sullo stesso prato siano in grado di produrre psilocibina e/o psilocina.
I funghi allucinogeni psilocibinici più potenti registrati in Valcamonica appartengono al genere delle Psilocybe, proprio a quella sezione Caerulescentes alla quale appartengono anche i più potenti ed i più noti funghi allucinogeni di origine messicana, usati dalle popolazioni locali sin da tempi remoti. (dalle ricerche di R. Heim e G. Wasson 1955-1967, sull’uso dei funghi allucinogeni da parte delle antiche e attuali popolazioni messicane, siberiane ed indiane, per scopi ritualistico-religiosi, magici o terapeutici, si definì quel particolare ramo dell’etnologia noto col termine "etnomicologia" o, più in generale, "etnobotanica").
Una caratteristica comune alle Psilocybe allucinogene, comprese quelle europee, è la distinta bluificazione del gambo al tocco o quando più semplicemente lo si stacca dal terreno. Pur non essendo ancor ben chiarito, pare che questo processo di bluificazione dipenda da una particolare sequenza ossidativa nella quale concorrono anche la psilocibina e la psilocina (Levine 1967), ed è per tale motivo che il fenomeno della bluificazione del gambo viene generalmente considerato un fattore determinante la presenza di principi attivi allucinogeni all’interno di un fungo del genere Psilocybe o affini.
Abbiamo seguito passo a passo lo sviluppo di Ps. semilanceata in alcune zone del territorio bresciano, durante un’intera stagione (da fine luglio a novembre inoltrato, 1982) e siamo giunti alla conclusione che questa specie, date le analoghe caratteristiche ambientali, dovrebbe essere diffusa anche nel Trentino (già segnalata da BRESADOLA: Ic.Myc. Tv. 858), nel Bergamasco e nella provincia di Sondrio. Difatti in alcune zone di questi territori, verso la fine di settembre abbiamo osservato una crescita di Ps. semilanceata che superava di molto quella di tutti gli altri agarici presenti nello stesso prato.
Una caratteristica costante del luogo di crescita è l’acidità del terreno su cui si sviluppa; più volte ci è bastata la sua determinazione (mediante specifici misuratori di Ph in relazione a cartine geologiche locali) per scoprire nuove zone di crescita. Per ora non l’abbiamo mai rinvenuta al di sotto dei 1000 m di altitudine.
La Psilocybe cyanescens ha un aspetto robusto, è fortemente bluificante, ed è spesso avvistabile in habitat boschivi o limitrofi alla semilanceata. Si tratta della specie piu' potente avvistabile in Italia_ cresce in piccoli gruppi, ma raramente l' ho incontrata nei miei abituali percorsi autunnali comunque anche se rara, è diffusa in tutto il territorio italiano, dalle Alpi sino al massiccio dell'Aspromonte.
Un’altra Psilocybe dotata di effetti psicotropi e che cresce normalmente assieme alla precedente è Psilocybe callosa (Fr.) Quél., il più delle volte non distinguibile dalla stessa, soprattutto a tempo umido.
Passando dal genere Psilocybe (Strophariaceae) a quello dei Panaeolus (Coprinaceae), dobbiamo citare in primo luogo il Panaeolus ater (Lge) Kuhn. et Romagn. e il Panaeolus subbalteatus (Berk. et Br.) Sacc. Sono due fra i Panaeolus che i lavori di OLA’H (5) hanno rivelato essere sempre dotati di psilocibina così come varie altre specie dello stesso genere; mentre il primo l’abbiamo riscontrato molto raramente nel territorio bresciano, il secondo è diffuso abbondantemente in numerose zone della Val Trompia. Precedenti analisi chimiche hanno rivelato in essi la presenza della sola psilocibina (6). Casi di intossicazioni accidentali di natura psicotropa provocati dall’ingestione di carpofori di Pan. subbalteatus sono stati ultimamente registrati in Scozia (7).
Il Panaeolous retirugis (Fr.) Gill. è facilmente distinguibile dagli altri Panaeolus per le marcate grinzosità che percorrono radialmente la superficie del cappello; in campioni raccolti nei dintorni di Torino è stata riscontrata la presenza di psilocibina in quantità che si avvicinano allo 0.1% del peso secco dei carpofori, oltre che di serotonina, triptofano e di 5-idrossi-triptofano (8). In campioni raccolti e analizzati in altre zone d’Europa invece non è stata riscontrata presenza di psilocibina (9). Anche il Pan. retirugis è dunque da considerare uno "psilocibinico-latente". Nel bresciano abbiamo osservato la sua presenza nei pascoli d’alta montagna; raro durante l’estate, localmente diffuso verso l’autunno, è uno degli ultimi che soccombono al freddo autunnale.
Il Panaeolus campanulatus (L. ex Fr.) Quél., fimicolo, essenzialmente cosmopolita, è uno dei Panaeolus più comuni non solo in territorio bresciano ma anche in tutto l’arco alpino. È diffuso anche in pianura, su terreni concimati, letamai, pascoli bovini ed equini.
Sebbene OLA’H non abbia riscontrato la presenza di indol-derivati (9), ricerche più recenti hanno dimostrato la presenza di tracce di psilocibina in campioni raccolti nel Torinese (6). È noto anche l’uso "ricreazionale" di questo fungo in alcune zone del Nord America (California del Sud) (10), ma potrebbe trattarsi di una forma diversa da quella nostrana.
La presenza del Panaeolus foenisecii (Pers. ex. Fr.) Kuhner, di non facile identificazione (almeno secondo i suoi caratteri macroscopici), è stata da noi riscontrata sia in pianura che in alta montagna, sino ai 2000 m di altitudine. Non rara nel Bresciano, questa specie cresce nei prati e nei pascoli, non necessariamente legato ad habitat fimicoli. E considerato anch’esso uno dei Panaeolus psilocibinico-latenti (9,12) (0.17%) e in alcuni dei campioni reperiti nel Torinese è stata riscontrata la presenza di psilocibina (6).
Il Panaeolus sphinctrinus (Fr.) Quél., un tempo considerato una varietà del Pan. campanulatus, è anch’esso molto comune, caratterizzato dalle frequenti dentellature al bordo del cappello, soprattutto nei soggetti giovani, e dal suo habitat strettamente fimicolo: sebbene sia considerato psilocibinico-latente (9), detta "latenza" non è stata finora rivelata nei carpofori italiani. V’è da notare tuttavia, che per ora è stata effettuata una sola ricerca analitica a riguardo, basata su campioni raccolti nella zona torinese (6). Questi tre Panaeolus (Pan. retirugis, Pan. campanulatus, Pan. sphinctrinus), come s’è visto sono tutti considerati psilocibinico-latenti, ma la serietà della ricerca scientifica esige anche la localizzazione della aree geografiche in cui queste specie si sviluppano. Noi avanziamo l’ipotesi che le zone di sintesi del principio attivo, valide per una di queste specie di Panaeolus, possano essere valide anche per le altre (o per lo meno per alcune di esse): ovvero se in una zona il Pan. foenisecii produce psilocibina, è molto probabile che anche altri Panaeolus psilocibinico-latenti che crescono in quella stessa zona siano in grado di sintetizzare psilocibina e/o psilocina. Questa nostra ipotesi è nata dalla constatazione che in numerose aree del bresciano oggetto dalla nostra ricerca, dette specie di Panaeolus crescono in maniera pressoché promiscua (il Pan. campanulatus col. Pan. sphinctrinus e col Pan. retirugis, il Pan. foenisecci sempre un po’ più distante dall’habitat strettamente fimicolo).
Come ho potuto confermare in Valcamonica, la potenza delle Psilocybe allucinogene sembra dipendere dal variare dell’altitudine; più è alto il luogo di crescita, più il fungo produce psilocibina, sino ad arrivare alle massime altitudini consentitegli dove il fenomeno della bluificazione si presenta su quasi tutto il fungo, anche sul cappello.
Questa stessa relazione fra altitudine e "potenza" psicotropa è valida anche per l’Amanita muscaria (e la sua affine A. pantherina), il noto fungo del sottobosco dotato del classico cappello rosso cosparso di puntini bianchi (rimanenze dell’ovulo originario), pur essendo differenti i principi attivi allucinatori contenuti da questo ultimo.
L’A. muscaria è un fungo cosmopolita che cresce attorno a betulle, abeti, pini e quercie, comunemente diffuso nel bresciano. E’ il fungo "magico" per eccellenza, il più noto ed il più appariscente, al quale sono associati i più antichi rituali di natura etnomicologica. In India i sacerdoti veda facevano uso durante le loro cerimonie religiose del succo di una pianta inebriante, il Soma, ed oltre un centinaio di versi presenti nei Rg-Veda, il più antico documento religioso dell’India, sono dedicati a questa divina pianta "senza radici, senza foglie e senza fiori". Wasson (1967) ipotizzò che il Soma fosse l’A. muscaria e ricerche ulteriori tendono a confermare tale supposizione.
Di recente pubblicazione è la scoperta della presenza di psilocibina e di psilocina nel Pluteus salicinus(Pers. ex. Fr.) Quél. (11), un fungo della famiglia delle Pluteaceae che cresce su legno di faggio, ontano e salice. È comune in alcune aree d’Europa oltre ad essere diffuso in vari stati dell’America del Nord (13). Lo si distingue dagli altri Pluteus per il cappello di forma irregolarmente ellissoidale, raggiato di fini fibrille, sovente brune verso il centro, dove può apparire vellutato. E uno di quei funghi che bluificano al tocco (ad eccezione della sua varietà achloes Sing.) ed è proprio questa sua caratteristica che ha indotto a ricercare in esso elementi di natura indolica. L’analisi differenziata, inoltre, ha mostrato una maggiore quantità di psilocina che di psilocibina, fatto non comune nell’ambito dei funghi psilocibinici, in cui il rapporto psilocibina/psilocina è generalmente maggiore dell’unità.
Lo stesso fatto che la psilocibina e la psilocina siano state ritrovate in un Pluteus, sconfinando quindi dai già noti sette generi rappresentanti le quattro famiglie: Bolbitiaceae (Conocybe, Pholiotina), Coprinaceae (Copelandia, Panaeolus), Cortinariaceae (Gymnopilus) e Strophariaceae (Psilocybe, Strophariae), deve essere motivo di studio e di analisi di altri funghi appartenenti a differenti famiglie che presentano pure essi il fenomeno della bluificazione al tocco.
Per tale motivo indichiamo anche il Pluteus cyanopus (Quél.) Métr. (14) come possibile elemento psicotropo della micoflora europea. Per ora non abbiamo ricercato la presenza di questi due Pluteus nel territorio bresciano, pur essendo già stata segnalata da altri.