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Mar
14
Sab
Presidio a Ferrara @ Piazza Trento Trieste angolo corso porta reno
Mar 14@15:00–19:00
Presidio a Ferrara @ Piazza Trento Trieste angolo corso porta reno | Migliarino | Emilia-Romagna | Italia

Michele, Lucio, Graziano, Fra, Adriano, Alfredo, Nicola e Gianluca

sono prigionieri rivoluzionari rinchiusi nella sezione d’alta sorveglianza del carcere di Ferrara. Alcuni di loro stanno subendo l’isolamento punitivo per aver protestato contro le provocazioni dei “cani da guardia”.

A tanti altri detenuti è imposto il carcere come risposta a disoccupazione, povertà, emarginazione e intolleranza.

Che la loro voce e la loro rabbia escano da quei muri, che la nostra lotta per la libertà rompa gabbie e isolamento!

Sbirri, giudici e carcerieri: assassini!

Liberta per i compagni! Libertà per tutte e tutti!

Ott
7
Dom
Presidio al CPR di Ponte Galeria a Roma @ ponte galeria roma
Ott 7@17:00
Ott
11
Gio
Modena- OPEN ARMS: dibattito con un soccorritore
Ott 11@20:30
Ott
14
Dom
Presentazione del libro “Indagine su un’epidemia” di Robert Whitaker a Modena @ la Scintilla
Ott 14@17:00
Apr
25
Gio
25 aprile contro i CPR corteo a Modena
Apr 25@15:00
Giu
17
Lun
Presidio a Bologna! Solidarietà ai prigionieri in lotta! @ Piazza G. Verdi - Bologna
Giu 17@18:00

Presidio a Bologna in solidarietà con i prigionieri in lotta!!!

Mar
6
Sab
Modena – Presidio davanti al carcere @ Casa Circondariale
Mar 6@15:00

È passato un anno da quell’8 marzo 2020 in cui, mentre le strade si svuotavano a causa delle prescrizioni governative che imponevano a tutti il “Restate a casa!”, all’interno delle galere in Italia, e in tantissimi Paesi del mondo, le persone detenute hanno urlato la loro rabbia e paura. Tante le rivolte e le forme di protesta.

La risposta dello Stato è stata brutale: 14 i detenuti morti ad oggi accertati. Tredici di loro dentro i corridoi dei penitenziari di Modena, Alessandria, Verona, Ascoli, Parma, Bologna, Rieti; un altro morirà successivamente dopo il ricovero nell’ospedale di Rieti.

Torture a suon di pestaggi e umiliazioni. E poi le denunce, i processi avviati nei confronti delle persone detenute: a Bologna, Modena, Frosinone, Milano Opera, Milano San Vittore, Roma Rebibbia, Foggia, Pavia.

Eppure è solo grazie a quelle rivolte che ci si è dovuti ricordare delle condizioni di chi in quei posti vive la sua quotidianità.

Posti in cui la pandemia ha solo peggiorato una situazione già precedentemente al collasso. Luoghi fatiscenti, sovraffollati e con un sistema sanitario assolutamente inefficiente.

Lo Stato, con le sue propaggini, come unica risposta ha reso le carceri dei veri e propri fortini, chiusi a tutto e tutti, tranne alle guardie e a quelli che ci lavorano e che veicolano all’interno il contagio. Prova ne sono i numerosi casi positivi nelle sezioni di 41bis a regime di totale isolamento.

Sono stati tolti i colloqui con i propri affetti e quelli con gli avvocati, sospesa qualsiasi attività, incluse quelle lavorative e scolastiche, mentre i prigionieri continuano a essere stipati dentro le celle.

In questo lungo anno la voce di chi vive sulla propria pelle tutte queste vessazioni e la condizione di persona sacrificabile non ha mai smesso di farsi sentire. Testimonianze, proteste e un esposto fatto da cinque coraggiosi detenuti hanno fatto emergere quanto realmente accaduto durante e dopo le rivolte a Modena e in altre galere e così non venisse infangata la memoria dei 14 reclusi morti. Morti velocemente liquidate con un vago “Per lo più dovute ad assunzioni di farmaci”, parole del ministro Bonafede .

Al di là di quello che strillano le trombe del potere sappiamo bene di chi sono le responsabilità di queste 14 morti.

A un anno dalla strage commessa nelle carceri vogliamo portare tutta la nostra solidarietà a chi si è ribellato e a chi ha scelto di esporsi parlando pubblicamente di divise sporche di sangue, di manganelli e di spari.

Lo Stato difende se stesso, le sue strutture, i suoi funzionari e burocrati. Li vorrebbe rendere impuniti e inattaccabili.
A noi la scelta di non dargli tregua.

Stragista è lo Stato!

6 MARZO ORE 15 – CARCERE DI MODENA

Torniamo a portare tutta la nostra solidarietà ai detenuti rinchiusi nel
carcere dove 9 persone, un anno fa, sono state uccise durante le rivolte
e i trasferimenti verso altre galere.

Giu
5
Sab
Presidio al cpr di Milano in via Corelli @ CPR
Giu 5@17:00

La gestione dell’immigrazione: un circuito infame e mortifero

L’eccidio che si consuma da anni alle frontiere è frutto delle politiche razziste funzionali al capitale saccheggiatore di vite e di risorse. Nessuno mette a fuoco l’unica causa di queste morti: il divieto di movimento per chi arriva dai paesi da depredare. Quando si vedono bambini morti sulle spiagge o il numero delle vittime di uno degli ennesimi naufragi è troppo grande per voltare la testa dall’altra parte, allora qualche turbamento prende le anime belle democratiche e due o tre parole di cordoglio escono dalle loro bocche, per un giorno, due, poi più nulla. Si passa ad altro e tutto continua come prima. Solo nei primi mesi del 2021 sono già 700 i morti nel Mediterraneo, per quanto è dato sapere. Ma chissà quanti barconi affondano continuamente senza lasciare traccia. Dal 2013 al 2020 i morti e i dispersi nel mare davanti casa nostra sono stati quasi 22 mila. Almeno 1.773 emigranti sono morti alle frontiere interne dell’Europa. Circa 3.174 persone sono morte, dall’inizio del 2020, nelle rotte migratorie mondiali. Senza una lotta contro le “politiche migratorie” degli stati, le immagini delle morti alle frontiere, la notizia dei soprusi e delle torture nei campi d’internamento fuori o dentro l’Europa, produrranno forse qualche senso di colpa, ma senza atti conseguenti. “Le immagini dei bambini morti sono inaccettabili” dice Draghi, ma non sono le immagini a essere inaccettabili, è la loro morte che lo è. Come lo sono le morti nei Centri per il Rimpatrio, ultimo infame anello del circuito dell’esclusione per gli emigranti sgraditi. Al CPR di Torino è morto un ragazzo di 23 anni, Musa Balde, che dopo aver subito un meschino pestaggio a Ventimiglia da parte di tre italiani è stato incredibilmente rinchiuso in un CPR invece di essere soccorso e protetto. Là ha trovato altri aguzzini? I pestaggi da parte della polizia all’interno di quei centri non sono certo un evento raro, prova ne sia l’ultimo nel tempo avvenuto il 25 maggio a Corelli. Oltre a essere rinchiusi senza neppure aver commesso reati, in spazi lisci come le più inquietanti celle di isolamento in carcere, ricevendo cibo avariato e nessuna assistenza né sanitaria né legale, quando si “permettono” di protestare ciò che li aspetta sono bastonate, arresti e deportazioni. Dalla prima legge Martelli del 1990 in materia di rifugiati e profughi, fino ad arrivare all’ultimo pacchetto sicurezza Lamorgese del 2020, passando per la Turco-Napolitano del 1998 che istituì i centri di reclusione per i senza documenti e la Bossi-Fini con le sue spietate modifiche, la “questione migratoria” è sempre stata affrontata come un problema di ordine pubblico ed economico. Il meccanismo fondamentale di controllo dell’immigrazione rimane la politica dei flussi. Le ricadute per il sistema sono evidenti: se si agisce una spietata repressione contro gli immigrati li si tiene sedati e ricattati, uniti potrebbero creare sconvolgimenti difficilmente gestibili, e diventerebbe più semplice far accettare norme restrittive della libertà anche per tutti gli altri. Il razzismo è insito nella pretesa di offrire accoglienza, quando non esiste per queste persone la libertà di muoversi. Decretando quali individui possano e quali no raggiungere una qualunque parte del mondo, si aprono campi vastissimi per guadagnare soldi e potere sulla pelle degli indesiderati. Gli emigrati sgraditi diventano una risorsa da mettere a profitto per trafficanti di varia specie. Da chi gestisce centri ipocritamente definiti d’accoglienza, lager da cui non si può uscire o luoghi in cui attendere improbabili documenti liberatori, da chi fornisce servizi per cibo e vestiario, sempre di pessima qualità, a chi si ricava uno stipendio come controllore, mediatore o qualunque figura possa impersonare per ritagliarsi una propria quota di profitto nella divisione della torta.
Un colossale affare che gareggia con altri considerati deprecabili, quelli d’armi e droga.

In solidarietà con i reclusi e i rivoltosi dei CPR, contro i Lager di Stato
Invitiamo al Presidio che si terrà il 5 giugno dalle 17 al CPR di Milano in via Corelli

Punto di Rottura
Fb: Punto di Rottura-Contro i CPR; mail: puntodirottura@riseup.net

Ott
9
Sab
Torino: presidio al CPR di Corso Brunelleschi @ Centro di Permanenza per i Rimpatri
Ott 9@16:00

I Centri di Permanenza per il Rimpatrio sono prigioni in cui vengono recluse le persone senza i giusti documenti: il loro scopo è quello di isolare e rimpatriare chi viene rinchiuso lì dentro. Queste strutture sono uno degli elementi delle politiche di controllo della popolazione migrante in mano allo Stato. Da anni però c’è chi lotta contro questi Centri, da dentro e da fuori quelle mura. L’operazione Scintilla del febbraio del 2019, legata allo sgombero dell’Asilo occupato a Torino, va a colpire compagne e compagni che hanno lottato contro il sistema di detenzione amministrativa per persone senza documenti. Il 7 Ottobre inizierà il processo e per questo ci sarà un PRESIDIO a partire dalle ore 10:30 al Tribunale in via Giovanni Falcone, per portare solidarietà a chi ha deciso di combattere contro ogni gabbia. Ma soprattutto le persone recluse hanno dimostrato che questi lager si possono chiudere con il fuoco delle rivolte, come è accaduto il 10 settembre quando, a seguito di una rivolta dentro il Cpr di Corso Brunelleschi, una delle aree del centro è stata resa completamente inagibile.

PRESIDIO
sotto le mura del CPR

Sabato 9 Ottobre
alle ore 16
in Corso Brunelleschi
angolo via Monginevro Torino

sempre solidali e complici di chi lotta per la libertà

Ott
24
Dom
Milano – Il CPR: un posto da chiudere @ C.S.O.A. COX 18
Ott 24@18:00

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