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Giu
4
Sab
Presidio al CIE di Ponte Galeria (Roma) in solidarietà con le persone recluse @ Stazione Ostiense
Giu 4@16:00
Ago
21
Dom
Presidio sotto il carcere di Ferrara – domenica 21 agosto @ ferrara
Ago 21@18:00

Per fare un saluto di solidarietà a Divine e agli altri prigionieri in AS2 a Ferrara

x DIVO - ferrara - domenica 21 agosto

 

Informiamo che la sera di martedì 2 agosto, a seguito di una lite in casa, il nostro compagno Divine si è trovato alla porta la polizia. Immediatamente le merde entravano nell’abitazione effettuando una perquisizione ed allertando la digos. A seguito di questa perquisizione, come scritto dalla stampa di regime, venivano rinvenuti oggetti e sostanze di uso comune che se collegati tra loro con alchemica sapienza potevano generare un ordigno, oltre a svariato materiale cartaceo riconducibile agli ambienti anarchici. Come risaputo in casa di un anarchico, anche del minestrone andato a male può diventare un’arma.
Divine viene portato in questura dove viene trattenuto per più giorni in assenza di comunicazione con l’esterno e con gli avvocati. Il giorno dopo i giornali parlano di un soggetto che gravita intorno all’area anarchica trovato in casa con materiale potenzialmente esplosivo e immediatamente rilasciato con denuncia a piede libero. La notizia risulta falsa visto che, nonostante i tentativi, nessuno riesce a vedere Divine o ad avere notizie sicure sul suo rilascio.
Dopo 4 giorni infatti arriva la conferma che il compagno si trova rinchiuso nel carcere di Bologna con le stesse accuse già scritte sui giornali.

Da sottolineare il ruolo infame e di copertura svolto dagli scribacchini di regime che, dando una falsa notizia, hanno permesso il prolungato isolamento di Divine. Non ci stupisce l’accanimento dello stato verso i suoi nemici e non ci ferma un tentativo di isolamento dal continuare l’attacco verso l’esistente e i suoi attivi collaboratori.
Siamo vicini a Divine, come lo siamo a tutti i compagni che subiscono la repressione dello stato e determinati più che mai a proseguire per la nostra cattiva strada.

Alcun* anarchic*

—————————————–

Aggiornamento:

Si era in attesa del pronunciamento del giudice ed è stata confermata la misura cautelare in carcere per Divine.

Per scrivergli lettere e telegrammi di solidarietà:

Divine Umoru
Via del Gomito 2, CAP 40127, Bologna

—————————————–

Aggiornamento:

Divine è stato trasferito in AS2 nel carcere di Ferrara –> per scrivergli:

Divine Umoru

via Arginone, 327

44122 Ferrara

Set
17
Sab
Presidio sotto al C.I.E. di Ponte Galeria a Roma @ C.I.E.
Set 17 giorno intero

Loc17settembre_Colori

Sabato 17 settembre presidio al C.I.E. di Ponte Galeria in solidarietà con le donne recluse

Alle frontiere così come nelle città, lo Stato sta intensificando sempre più i dispositivi di controllo e la repressione verso le persone migranti.

Nei C.I.E. ridotti di capienza dalle rivolte, da Brindisi a Torino i reclusi e le recluse resistono ogni giorno.

Torniamo davanti al C.I.E. di Ponte Galeria per portare solidarietà alle donne detenute, finché dei lager non restino che macerie.

Ore 13 – appuntamento a Stazione Ostiense per andare insieme al presidio

Ott
7
Dom
Presidio al CPR di Ponte Galeria a Roma @ ponte galeria roma
Ott 7@17:00
Dic
2
Dom
Presidio sotto il carcere di Velletri @ Casa Circondariale di Velletri
Dic 2@15:00

NON SI TRATTA SOLO DI CRONACA

   Tra sabato 3 e domenica 4 novembre due persone sono decedute nel carcere di Velletri. 

   La morte di un 50enne è stata una morte annunciata. Dicono infatti che la causa fosse un malore, ma le sue condizioni fisiche erano da tempo ufficialmente incompatibili con la detenzione. Dopo di lui è morto un ragazzo di 33 anni, ufficialmente suicida. Questa versione però non convince chi lo conosceva. Nelle fredde cronache di giornale, il portavoce di uno dei sindacati delle guardie penitenziarie, sempre pronti a dichiarare quanto tempestivi siano i soccorsi da loro prestati in queste situazioni, oltre che a lamentare la carenza di personale, lo descriveva come una persona che “Dal primo momento del suo ingresso nel penitenziario ha sempre mostrato un comportamento arrogante e poco collaborativo”.

   Nelle carceri le condizioni si fanno giorno dopo giorno sempre più difficili, se non drammatiche. Il numero delle persone detenute aumenta vertiginosamente e ad oggi siamo arrivati quasi a 60.000 persone. 60.000 persone, non numeri!

   Le condizioni sociali le viviamo tutti e tutte noi sulla nostra pelle. Le conosciamo bene e sappiamo quanto l’aria si sia fatta irrespirabile per chi non ha la fortuna di essere nato con la camicia. Per tutta quella grandissima maggioranza di persone che la vita se la deve sudare, improvvisando lavori, condizioni abitative nonché di garanzie per la propria salute.

   Ci hanno educato a rivolgere la nostra rabbia contro chi sta come noi o vive condizioni simili alle nostre se non peggiori. Una guerra tra poveri che è utile solo ed esclusivamente a garantire l’opulenza dei potenti, di quelli che sono nati con quella camicia oppure che, con cinica avidità e sulla pelle di altre persone, sono riusciti a cucirsela addosso.

   La chiamiamo “guerra tra poveri” e serve a far volgere lo sguardo altrove, a non dirigerlo verso i veri responsabili di questo stato di immiserimento.

   Chi decide i tagli economici, chi decide di dichiarare guerre e di portarle avanti, chi incarcera e reprime, chi ci costringe a correre, affannarci, a rinunciare a quanto di bello c’è nel vivere?

   Sono venditori ambulanti, prostitute e i poveri, mandati via con misure come il Daspo dai centri vetrina delle città?

   Siamo davvero convinti che le persone immigrate siano il nemico numero uno, perché incolpate di rubare il lavoro o le abitazioni agli italiani?

   E chi, in un modo o in un altro non ci sta, corre il rischio di incappare nelle strette maglie della repressione.

   Se ti va bene, se riesci a sopravvivere in condizioni a volte drammatiche, se mostrerai di essere collaborativo e non arrogante accettando la punizione, se la pena inflitta non sarà “fine pena mai”, un giorno ne verrai fuori.

   E tutto ricomincerà. Forse con ancor più fatica o forse con maggiore rabbia da indirizzare nel modo più giusto.

   Oppure sarai un numero per sempre: vivo o morto, ma solo un numero.

   BASTA CON LE GALERE!

   BASTA MORTI IN CARCERE!

   IL CARCERE UCCIDE!

   Domenica 2 dicembre ore 15

   Presidio al carcere di Velletri

   SP – Cisterna Campoleone, 97


Solidarietà a tutti i detenuti e tutte le detenute e ai loro familiari!

Giu
17
Lun
Presidio a Bologna! Solidarietà ai prigionieri in lotta! @ Piazza G. Verdi - Bologna
Giu 17@18:00

Presidio a Bologna in solidarietà con i prigionieri in lotta!!!

Nov
23
Sab
Presidio alle Vallette di Torino @ C.C. Lorusso e Cutugno
Nov 23@15:00

Presidio alle Vallette

Dal 20 settembre 3 dei nostri compagni si trovano rinchiusi nel carcere delle Vallette accusati di resistenza aggravata, lesioni e danneggiamento. La procura di Torino intende vendicarsi per la giornata del 9 febbraio, quando un corteo si riprese le strade della città per esprimere la propria rabbia, a seguito dello sgombero dell’Asilo e gli arresti dell’operazione “Scintilla”. In queste settimane le notizie che i nostri compagni ci hanno fatto arrivare non sono e non possono che essere l’ennesima conferma dell’abominio che il carcere è e vuole essere, non possono che tramutarsi in benzina gettata su un rogo che brucia ormai da tempo e non finirà mai di gettare scintille al vento. Il 23 novembre sarà l’occasione per farci sentire e spezzare quel muro di silenzio che li separa da un fuoco che arde per loro.

Solidarietà per Amma, Uzzo e Patrik

Mar
8
Lun
Roma – Presidio al Ministero della Giustizia @ Ministero di Grazia e Giustizia
Mar 8@11:00

È passato un anno da quell’8 marzo 2020 in cui, mentre le strade si svuotavano a causa delle prescrizioni governative che imponevano a tutti il “Restate a casa!”, all’interno delle galere in Italia, e in tantissimi Paesi del mondo, le persone detenute hanno urlato la loro rabbia e paura. Tante le rivolte e le forme di protesta.

La risposta dello Stato è stata brutale: 14 i detenuti morti ad oggi accertati. Tredici di loro dentro i corridoi dei penitenziari di Modena, Alessandria, Verona, Ascoli, Parma, Bologna, Rieti; un altro morirà successivamente dopo il ricovero nell’ospedale di Rieti.

Torture a suon di pestaggi e umiliazioni. E poi le denunce, i processi avviati nei confronti delle persone detenute: a Bologna, Modena, Frosinone, Milano Opera, Milano San Vittore, Roma Rebibbia, Foggia, Pavia.

Eppure è solo grazie a quelle rivolte che ci si è dovuti ricordare delle condizioni di chi in quei posti vive la sua quotidianità.

Posti in cui la pandemia ha solo peggiorato una situazione già precedentemente al collasso. Luoghi fatiscenti, sovraffollati e con un sistema sanitario assolutamente inefficiente.

Lo Stato, con le sue propaggini, come unica risposta ha reso le carceri dei veri e propri fortini, chiusi a tutto e tutti, tranne alle guardie e a quelli che ci lavorano e che veicolano all’interno il contagio. Prova ne sono i numerosi casi positivi nelle sezioni di 41bis a regime di totale isolamento.

Sono stati tolti i colloqui con i propri affetti e quelli con gli avvocati, sospesa qualsiasi attività, incluse quelle lavorative e scolastiche, mentre i prigionieri continuano a essere stipati dentro le celle.

In questo lungo anno la voce di chi vive sulla propria pelle tutte queste vessazioni e la condizione di persona sacrificabile non ha mai smesso di farsi sentire. Testimonianze, proteste e un esposto fatto da cinque coraggiosi detenuti hanno fatto emergere quanto realmente accaduto durante e dopo le rivolte a Modena e in altre galere e così non venisse infangata la memoria dei 14 reclusi morti. Morti velocemente liquidate con un vago “Per lo più dovute ad assunzioni di farmaci”, parole del ministro Bonafede .

Al di là di quello che strillano le trombe del potere sappiamo bene di chi sono le responsabilità di queste 14 morti.

A un anno dalla strage commessa nelle carceri vogliamo portare tutta la nostra solidarietà a chi si è ribellato e a chi ha scelto di esporsi parlando pubblicamente di divise sporche di sangue, di manganelli e di spari.

Lo Stato difende se stesso, le sue strutture, i suoi funzionari e burocrati. Li vorrebbe rendere impuniti e inattaccabili.
A noi la scelta di non dargli tregua.

Stragista è lo Stato!

 8 MARZO ORE 11 – MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, VIA ARENULA, ROMA

Nel marzo 2020 lo Stato ha compiuto una mattanza in decine di carceri di tutta Italia. Le decisioni per attuarla sono state prese dell’alto, dal Ministero di Giustizia. È lì che vogliamo far arrivare la nostra rabbia, raggiungendo quel luogo da ogni città per far ritornare al mittente le sue responsabilità.

Set
30
Ven
Roma: presidio contro la repressione @ Direzione Nazionale Antimafia
Set 30@10:00
Roma: presidio contro la repressione @ Direzione Nazionale Antimafia

Mobilitiamoci contro la repressione

Con la proclamazione della pandemia, nei sistemi democratici capitalisti si sono affermate forme di governo basate sullo stato di emergenza permanente.
Senza soluzione di continuità siamo passati dalla reclusione di massa delle misure di sanità pubbliche – coprifuoco, lockdown, ecc… – all’economia di guerra: aumentano i prezzi dell’energia e dei beni primari (cibo) e i media parlano di razionamento energetico per l’inverno.
Già stremati dall’emergenza sanitaria, ora dobbiamo tirare la cinghia per pagare le spese di guerra mentre gli azionisti di Leonardo, ENI e Stellantis riempiono i loro conti in banca.

Siamo convinti che in molti paesi d’Europa una parte della popolazione si mobiliterà contro un ulteriore abbassamento delle proprie condizioni di sopravvivenza, ma siamo anche consapevoli che i governi, e ormai da diversi anni, hanno affilato i loro strumenti repressivi in vista di questa situazione.

L’Italia fa scuola. Qui, a gestire le “emergenze” in termini di repressione troviamo al primo posto la D.N.A.A., Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo la quale, tra le altre, ha il compito di esprimersi in merito all’opportunità di assegnare questo o quel detenuto a regimi detentivi speciali, in primo luogo il 41 bis.
L’Antimafia (che dal 2015 si occupa anche di terrorismo) esporta nell’ambito della repressione politica i metodi “eccezionali” ed “emergenziali” utilizzati contro la criminalità organizzata.
Il 41 bis è una forma di tortura istituzionalizzata che, utilizzando le tecniche di deprivazione sensoriale, mira a produrre danni psichici e fisici a chi è sottoposto a questo regime, al fine di “produrre pentiti”.
Si tratta di uno strumento già utilizzato ai fini della repressione politica e applicato a detenuti e detenute appartenenti all’organizzazione comunista br-pcc.

Negli ultimi mesi, sia la D.N.A.A. che il 41 bis hanno avuto un ruolo chiave nell’inasprimento repressivo contro contro il movimento anarchico. Tra gli episodi più recenti vogliamo segnalare:
– la pesante condanna a 28 anni di reclusione per 280 (attentato con finalità di terrorismo) a Juan Antonio Sorroche Fernandez accusato dell’attacco alla sede di Treviso del partito razzista della Lega Nord.
– la riqualificazione nel reato di ” strage politica”, da parte della Corte di Cassazione, dell’attacco esplosivo contro la scuola allievi dei carabinieri di Fossano per cui sono stati condannati i compagni Anna Beniamino ed Alfredo Cospito. Entrambi gli attacchi non avevano provocato nessuna strage ma unicamente danni materiali.
– lo scorso maggio, il trasferimento di Alfredo nel carcere di Bancali (Sassari), in regime di 41 bis.

Questi attacchi repressivi indicano la “tolleranza zero” verso l’azione diretta. Siamo consapevoli che si tratta di un avvertimento per tutti coloro che partecipano attivamente al conflitto sociale e che determineranno, a cascata, un aumento della pressione repressiva su tutte le iniziative di lotta.

Perciò riteniamo che la difesa di questi compagni riguardi tutti e tutte, così come riteniamo che estendere la solidarietà e difendersi collettivamente dalla repressione sarà uno degli aspetti da affrontare nelle lotte del prossimo futuro.

Abbiamo quindi deciso di dare corso ad una serie di iniziative di lotta che riguardino le questioni specifiche che abbiamo indicato, con l’intento di allargare il fronte della lotta alla repressione.

Primo appuntamento della mobilitazione:

Venerdì 30 Settembre
Presidio alla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, responsabile
dell’applicazione del 41 bis
( vicolo della Moretta, ore 10:00)

Compagne e compagni anarchici

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